“Caro Salvatore,
mi trovo a scrivere questa mia lettera aperta, memore del Tuo impegno nella lotta alla mafia, e degli incontri ai quali abbiamo partecipato insieme, che hanno rappresentato momenti intensi e importanti della mia vita”.
Chi scrive è Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari delle vittime di mafia dell’Ass. “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”.
“Come ben sai, sono anch’io un familiare di vittima di mafia, impegnato nel sociale perché sia sempre vivo il ricordo dei nostri cari e serva alle future generazioni per trarre insegnamento dal loro esempio e liberare la nostra Isola e il nostro Paese dal cancro mafioso.
È per me un onore e un privilegio condividere questa battaglia con Te e con i tanti amici che non hanno mai chinato la testa dinanzi il potere e l’arroganza di chi ha fatto della violenza la via maestra da seguire.
Di recente – continua Ciminnisi – leggo, purtroppo, post e commenti Tuoi, e di altri utenti dei social network, indirizzati contro la Procura di Caltanissetta.
Questo accade, in particolare, dopo la condanna di Matteo Messina Denaro per le stragi del ’92, e dopo che sono state rese note le motivazioni della sentenza del Borsellino Quater.
Mi ha colpito molto leggere un Tuo commento stando al quale Caltanissetta sarebbe la tomba della Verità e della Giustizia, e che fin quando le indagini si svolgeranno a Caltanissetta non si potrà sperare di avere ne Verità e ne Giustizia.
Rispetto ogni opinione, anche diversa da quelle che posso avere io in merito ai fatti che quotidianamente viviamo, ma sento il dovere di ricordare a tutti, che proprio i magistrati di questa attuale procura sono stati coloro i quali hanno fatto luce sui depistaggi messi in atto per coprire i responsabili della strage di Via D’Amelio. A partire dalla scandalosa vicenda del falso pentito Vincenzo Scarantino, per arrivare a chi si guardò bene dall’indicare in Matteo Messina Denaro il mafioso di spessore qual era, che partecipò alle riunioni prodromiche al compimento delle stragi.
Di errori ne commettiamo tutti, e molti di noi hanno accordato fiducia a personaggi che certamente non la meritavano.
Questo non può, però, impedirci di guardare con piena fiducia all’operato di seri magistrati che – come noi – sono soltanto alla ricerca della verità, e che rischiamo di isolare sempre di più con le nostre esternazioni.
Non è il caso che Ti ricordi come proprio l’isolamento permise che venissero uccisi Giovanni Falcone e Tuo fratello Paolo.
Per anni hai organizzato importanti manifestazioni antimafia e dato un importante contributo all’informazione.
Non prestiamo il fianco a soggetti che per decenni hanno depistato le indagini e a chi non si è fatto scrupolo di attaccare selvaggiamente i magistrati che a Caltanissetta, con coraggio e impegno, hanno squarciato quel buio che da decenni copriva le trame ordite da mafiosi e da quanti, appartenenti alle Istituzioni, ne tiravano le fila.
Sui social network – prosegue Ciminnisi – in molti leggono quello che postiamo sui nostri profili e nei gruppi dei quali facciamo parte.
È un brutto segnale quello che diamo all’esterno quando muoviamo accuse, a mio parere ingiuste, nei confronti di magistrati impegnati in prima linea nella lotta alla mafia, senza spiegare su cosa le fondiamo.
Ritengo che le Tue esternazioni, così come quelle di altri, non provengano, purtroppo, dalla piena consapevolezza di quanto accaduto, bensì da un’opinione che, per quanto rispettabile, andrebbe a mio avviso diversamente esposta.
Tanto sentivo di doverti dire perché nessuno, con ben altri interessi, possa strumentalizzare quanto viene scritto nei nostri post e commenti.
Con la stima e l’amicizia che da sempre nutro nei Tuoi confronti
Giuseppe Ciminnisi