Ci sono ormai le prove.
Ci furono accordi politici ed economici, tra i servizi segreti americani, la mafia, la massoneria di alto livello e la politica italiana e siciliana.
La provincia di Trapani avrebbe avuto un ruolo centrale già dalla seconda guerra mondiale. Le logge di Trapani, Marsala , Castelvetrano e Alcamo al centro di misteriosi accordi
Secondo le informazioni presenti nel libro Fratelli d’Italia scritto dal giornalista Ferruccio Pinotti, che ritenuto molto utile per capire vari aspetti della Massoneria, o meglio di una parte della Massoneria perchè non tutti i Massoni accettano o sono d’accordo con la presenza di criminali mafiosi nella Massoneria anche perchè l’ingresso di un criminale o di un mafioso nella Massoneria viola uno dei requisiti essenziali che deve avere il ‘profano’ per entrare nella Massoneria, cioè quello di essere di buoni costumi, che nel linguaggio massonico significa che il ‘profano’ per essere ammesso nella Massoneria ‘deve essere buon genitore, buon cittadino, rispettoso delle leggi, della morale comune e della libertà altrui; avere uno stile morale di vita, se non irreprensibile, almeno superiore alla media quanto a serietà, saggezza, discrezione e prudenza. Insomma non l’uomo perfetto, ma un uomo che mediamente, nel giudizio dei più, in una certa società ed in un determinato periodo, sia considerato persona onesta ed affidabile, corretto nelle relazioni umane, rispettoso delle leggi e degli altri. in questa inchiesta estratta dal prezioso lavoro di Pinotti si tratta dei legami della Massoneria internazionale con la finanza, mafia e politica fin dalla seconda guerra mondiale. Ed infine, si farà un accenno anche ai legami che esistono tra la Massoneria e certi ambienti della magistratura.
Cosa nostra
I rapporti tra massoneria e mafia risalgono già al periodo della seconda guerra mondiale, quando il ‘pastore’ protestante Frank Bruno Gigliotti, massone ed agente dell’OSS (poi CIA), preparò lo sbarco in Sicilia degli alleati attraverso i rapporti con la mafia e la massoneria. Quindi la massoneria siciliana ha avuto un ruolo ‘fondamentale, insieme a elementi della mafia, nel preparare lo sbarco degli Alleati in Sicilia’ (Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, pag. 37). Ma questi rapporti sono proseguiti nel tempo e si sono rafforzati.
L’ex Gran Maestro del GOI Giuliano Di Bernardo racconta che mentre era Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Armando Corona (1982-1990), siccome Corona fece riscrivere i regolamenti interni, le costituzioni del GOI, trasformando – come dice lui – ‘la massoneria in una specie di società per azioni in cui la giunta è diventata un consiglio d’amministrazione’ (Ibid., pag. 35), avvenne che la massoneria americana tolse il riconoscimento al GOI, e a questo punto rivela dei particolari a dir poco inquietanti: ‘La riforma della costituzione massonica voluta da Corona fece perdere al Grande Oriente il riconoscimento da parte della massoneria americana. I gran maestri regionali, soprattutto del Sud, che erano molto irritati, avevano rapporti molto stretti con la Gran Loggia di New York. Quindi anche con la mafia, infiltrata nella famosa loggia Garibaldi: un concentrato di esponenti dell’area grigia tra massoneria e malavita. Ricordo che una volta, quando andai in visita a quella loggia, pensai di avere intorno a me tutti i capi di Cosa nostra in America’
Altre concrete prove sui rapporti tra Massoneria e Mafia provengono dal processo sull’omicidio di Roberto Calvi, infatti nella requisitoria del pubblico ministero Luca Tescaroli al processo ‘Omicidio di Roberto Calvi’, si legge a proposito di Angelo Siino, ex «ministro dei lavori pubblici» di Cosa nostra ed ora collaboratore di giustizia: «Gran Maestro dell’Oriente di Palermo della loggia massonica Camea, con il grado di trentatré, Angelo Siino ha riferito di aver incontrato per caso Roberto Calvi a Santa Margherita Ligure all’interno della sede della loggia, una chiesa sconsacrata, adibita a tempio massonico, mentre stava parlando con l’allora Gran Maestro della loggia, Aldo Vitale, personaggio importante in quella zona, medico condotto. Siino si era recato a Santa Margherita con Giacomo Vitale, cognato di Stefano Bontate, massone parimenti appartenente alla loggia Camea» Bontande era vicino ai fratelli Salvo di Salemi e a molti esponenti democristiani locali e regionali.
Oltre al Siino, anche un altro ex mafioso ora collaboratore di giustizia che si chiama Gioacchino Pennino è un massone, infatti nella requisitoria si legge a suo proposito: «Uomo d’onore riservato, medico specialista, Gioacchino Pennino ha fatto parte di una loggia appartenente all’obbedienza di Palazzo Giustiniani e, prima ancora, sin dagli anni Sessanta, all’ordine di Rito Scozzese antico e accettato di cui era Gran Sovrano il principe Giovanni Alliata di Monreale, che aveva sede a Roma, in via del Gesù, e che si rifaceva alla loggia del Mondo di Washington. Negli anni Sessanta aveva ricevuto il titolo massonico di ‘dumitis’ dell’Ordine del gladio e dell’aquila»
‘Il principe Gianfranco Alliata è appartenuto alla famiglia mafiosa di Brancaccio e, al contempo, ha rivestito il ruolo di Grande Sovrano della massoneria di piazza del Gesù, con il ruolo di sovrano dell’ordine di Rito scozzese antico ed accettato, che aveva come riferimento il duca di Kent, la Gran Loggia Unita di Inghilterra e, in America, la loggia del Mondo di Washington. E’ stato uno dei mandanti della strage di Portella delle Ginestre per conto del partito monarchico e della massoneria. Facevano parte di questa massoneria Michele Sindona e Antonino Schifando; ed era frequentata da alcuni associati a Cosa nostra, quali Angelo Cosentino, responsabile della famiglia di Santa Maria del Gesù a Roma, con il ruolo di capo decina; da Giuseppe Calò e Luigi Faldetta. Aveva appreso le circostanze sull’appartenenza e le frequentazioni massoniche di questi boss nel corso degli anni, da Stefano Bontate e dal cognato Giacomo Vitale, entrambi defunti e massoni. Non era in grado di precisare a quale massoneria apparteneva Bontate. Giacomo Vitale, dapprima, apparteneva alla massoneria di piazza del Gesù e, successivamente, aveva aderito alla Camea, loggia di origine ligure, con alcune logge in Sicilia e a Palermo soprattutto. Gianfranco Alliata aveva presentato Michele Sindona a Stefano Bontate»
Infatti nell’aprile del 1986 la squadra mobile di Trapani fece irruzione nel Centro, situato in via Carreca, sequestrando gli elenchi di sette logge massoniche (circa 200 gli iscritti). Dopo un attento esame si scoprì che una delle sette logge era ‘coperta’ e i suoi quasi cento affiliati non erano presenti in alcun elenco o registro ufficiale. Dopo qualche settimana emersero i primi nomi degli affiliati segreti: funzionari del comune e della provincia, un burocrate della prefettura, imprenditori edili, commercianti, un famoso deputato della Democrazia Cristiana, e boss mafiosi. Il giornalista Attilio Bolzoni scrisse allora su La Repubblica: «Alcuni ‘fratelli’, ammette un investigatore, oltre ad essere in buoni rapporti con i boss, occupano posti importanti nella Pubblica amministrazione. Altri, forse, hanno anche in mano le chiavi della città … Un sospetto inquietante’ (La Repubblica, 3 Dicembre 1986).
Di quel Centro si occupò pure la Commissione parlamentare antimafia. Nel resoconto stenografico della seduta del 4 dicembre 1992, che era presieduta dall’onorevole Luciano Violante si legge: ‘Nell’aprile del 1986 la magistratura trapanese dispose il sequestro di molti documenti presso la locale sede del Centro studi Scontrino. Il centro studi, di cui era presidente Giovanni Grimaudo – con precedenti penali per truffa, usurpazione di titolo, falsità in scrittura privata e concussione – era anche la sede di sei logge massoniche: Iside, Iside 2, Osiride, Ciullo d’Alcamo, Cafiero ed Hiram. L’esistenza di un’altra loggia segreta, trovò una prima conferma nel rinvenimento, in un’agenda sequestrata al Grimaudo, di un elenco di nominativi annotati sotto la dicitura ‘loggia C’; tra questi quello di Natale L’Ala, capomafia di Campobello di Mazara. Nella loggia Ciullo d’Alcamo risultano essere stati affiliati: Fundarò Pietro, che operava in stretti rapporti con il boss mafioso Natale Rimi; Pioggia Giovanni, della famiglia mafiosa di Alcamo; Asaro Mariano, imputato nel procedimento relativo all’attentato al giudice Carlo Palermo». La relazione della Commissione antimafia dice ancora quanto segue: «Nel procedimento trapanese contro Grimaudo vari testimoni hanno concordato nel sostenere l’appartenenza alla massoneria di Mariano Agate; dagli appunti rinvenuti nelle agende sequestrate al Grimaudo risultano poi collegamenti con i boss mafiosi Calogero Minore e Gioacchino Calabrò, peraltro suffragati dai rapporti che alcuni iscritti alle logge intrattenevano con gli stessi. Alle sei logge trapanesi ed alla ‘loggia C’ erano affiliati amministratori pubblici, pubblici dipendenti (comune, provincia, regione, prefettura), uomini politici (l’onorevole Canino ha ammesso l’appartenenza a quelle logge, pur non figurando il suo nome negli elenchi sequestrati), commercialisti, imprenditori, impiegati di banca. Gli affiliati a questo sodalizio massonico interferivano sul funzionamento di uffici pubblici, si occupavano di appalti e di procacciamento di voti in occasione delle competizioni elettorali, tentavano di favorire posizioni giudiziarie e di corrompere appartenenti alle forze dell’ordine amici. Il Grimaudo risulta aver chiesto soldi agli onorevoli Canino (Dc) e un politico partannese del PRI ,per sostenerne la campagna elettorale; la moglie di Natale L’Ala ha testimoniato che, su richiesta del Grimaudo, il marito si attivò per favorire l’elezione degli onorevoli Nicolò Nicolosi (Dc) e Aristide Gunnella (Pri)» (Commissione parlamentare antimafia, resoconto stenografico della seduta del 4 dicembre 1992 [n. 38, XI legislatura] presieduta dall’onorevole Luciano Violante, pp. 1833-1834; in Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, pag. 561-562), e riferisce pure: «Particolare rilevanza assume, infine, nel contesto descritto, il rapporto di Grimaudo con Pino Mandalari.
continua…
Il circolaccio
Fonte Fratelli d’Italia di Pinotti
Jacopone da Todi
Cecco Angilieri
Farinata degli Uberti