Casa di riposo lager in via Emerico Amari a Palermo, sei donne arrestate dalla Guardia di Finanza
Vergognose condizioni per gli anziani all’interno della struttura
Una casa di riposo dove gli anziani venivano picchiati e ripetutamente umiliati. L’ha scoperta la Guardia di Finanza che ha sequestrato la Palermo,in via Emerico Amari, arrestando sei persone accusate a vario titolo di maltrattamenti ai danni di anziani, bancarotta, riciclaggio e autoriciclaggio.
Gli investigatori hanno documentato, attraverso alcune telecamere nascoste, decine di episodi con violenze fisiche e psicologiche nei confronti degli ospiti della casa di riposo, con spintoni, calci e schiaffi accompagnati da insulti e ingiurie. I continui maltrattamenti avrebbero indotto alcuni anziani perfino a atti di autolesionismo
Gli uomini della Guardia di Finanza del Nucleo di polizia economico finanziario diretto dal comandante Gianluca Angelini hanno arrestato Maria Cristina Catalano, di 57 anni, amministratrice di fatto dalla casa di cura Aurora, Vincenza Bruno, 35 anni, che coadiuva l’amministratrice e le dipendenti Anna Monti, 53 anni, Valeria La Barbera, 28 anni, Rosaria Florio, 42 anni e Antonina Di Liberto, 55 anni.
Quest’ultima inserita in un nucleo familiare che percepisce da maggio del 2019 del reddito di cittadinanza. La donna è stata denunciata insieme al compagno M.D. di 65 anni per truffa.
Le sei donne sono accusate a vario titolo di maltrattamento ai danni di anziani ospiti di una casa di riposo di Palermo e bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio.
La casa di riposto Aurora è stata sequestrata come disposto dal gip del tribunale di Palermo. Per quanto riguarda i reati fallimentari, è stata dimostrata la continuità aziendale tra tre società che ininterrottamente a partire dal 1992 hanno gestito la casa di riposo “Aurora”.
Le diverse società con le quali sono state gestite la casa di riposo, secondo le indagini dei finanzieri, sono subentrate l’una all’altra una volta non appena erano svuotate dei soldi accumulando passivo fallimentare pari a circa un milione di euro. Maria Cristina Catalano poteva contare, come accertato dalla procura che ha coordinato le indagini, su alcune “teste di legno” che sarebbero stati dei formali amministratori e su soggetti compiacenti, tra i quali anche un impiegato comunale, tutti indagati.
Fonte: Blog Sicilia