La Procura chiede l’archiviazione dopo anni di processi e gogna mediatica
I PM e molti giornalisti avevano già “condannato” l’ex sindacalista
L’ex presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, è stato assolto dal reato di associazione per delinquere dalla Corte d’Appello di Perugia al termine del processo sulla cosiddetta ‘Sanitopoli abruzzese’. Il collegio ha rideterminato per lui la condanna in 3 anni e 11 mesi. Assolti con la stessa formula anche tutti gli altri imputati. Del Turco non era presente in aula al momento della lettura del dispositivo.
Del Turco era stato condannato a quattro anni e due mesi di reclusione nel processo d’appello celebrato all’Aquila. Poi la Cassazione aveva annullato la parte della sentenza riguardante l’associazione per delinquere inviando gli atti per competenza ai giudici di Perugia che oggi lo hanno assolto, rideterminando la pena in tre anni e 11 mesi.
Dall’accusa di associazione per delinquere sono stati assolti, sempre «perché il fatto non sussiste», anche l’ex segretario generale della presidenza della Giunta regionale, Lamberto Quarta, e l’ex capogruppo della Margherita in Consiglio regionale, Camillo Cesarone. Per l’ex presidente della Regione, i giudici hanno inoltre trasformato l’interdizione dai pubblici uffici da perpetua a cinque anni. La Corte ha inoltre revocato tutte le statuizioni civili a carico di Quarta e dell’ex assessore regionale alle Attività produttive Antonio Boschetti.
«Non ho altro da aggiungere rispetto a quello che già dissi dopo la sentenza della Cassazione, e cioè che il passaggio di denaro c’è stato, e questo conferma la correttezza del processo», commenta l’ex procuratore capo della Procura di Pescara, Nicola Trifuoggi, che insieme ai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, diede vita al processo sulla Sanitopoli abruzzese. «Come avevo già affermato la Corte d’Appello di Perugia ha solo ricalcolato la pena dopo che era stato cancellato il reato di associazione per delinquere, ma si tratta di un argomento tecnico che ha solo rimodulato la condanna, condanna a 3 anni e 11 mesi che ora è definitiva e quindi andatevi a rileggere quello che dichiarai lo scorso dicembre che confermo in toto», chiude Trifuoggi.
Trifuoggi aveva commentato la sentenza della Cassazione spiegando: «Sento che c’è gente che si accontenta del fatto che è caduto il reato di associazione per delinquere: ma quello non era il reato più grave, visto che è un reato che prevede cinque anni, mentre per le tangenti la pena massima è a otto anni. Quindi la concussione è evidente e definitivamente accertata. Presunte tangenti? No, chiariamolo una volta per tutte: sono tangenti. E per quanto riguarda le prescrizioni siamo di fronte ad un’ulteriore sconfitta della giustizia».