Il maxi blitz anti ‘ndrangheta in Calabria voluto da Gratteri,della scorsa settimana ,finisce nel mirino non dei n draghetisti,ma dei colleghi magistrati che, parlando degli esiti dell’indagine condotta dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri,hanno espresso giudizi negativi.
“Esiti che non hanno confortato il trionfalismo della presentazione. Parliamo di ‘Lande desolate’ e di tanti altri processi nei quali la Cassazione è intervenuta censurando il pregiudizio accusatorio e l’inconsistenza indiziaria”, ha dichiarato al TgCom24 Otello Lupacchini, procuratore generale di Catanzaro, dunque collega di Gratteri. “Almeno in questo anno i risultati sono stati molto al di sotto delle aspettative. Quando si catturano tante persone che poi vengono rimesse in libertà o si censurano i provvedimenti, non da parte mia ma da parte della Corte di Cassazione, tacciandoli di pregiudizio accusatorio e di evanescenza indiziaria, chiaramente questo è un dato che posso permettermi di esprimere perché fondato sui fatti e non sulle impressioni”.
Una dichiarazione forte e che mette in discussione l’ operato di Gratteri. Un altra tegola si abbatte sulla già confusa situazione della magistratura italiana. La critica di Lupacchini non è facile da decifrare. Se mossa da valutazioni oggettive, va da se che , ciò se che dice corrisponde a verità, dovrebbe chiedere l’ invio degli ispettori a Catanzaro. Il subliminale della critica di Lupacchini è chiaro: ” Gratteri ha esagerato”. E, da questo spunto , rispettando il diritto di tutti, accusatori e accusati, ci chiediamo: perché, in altre procure , sopratutto siciliane, davanti a indagini su alcune inchieste, anche di mafia, con azioni giudiziarie che sono state bollate dal riesame e dalla Cassazione come deboli dal punto di vista indiziario, nessuno ha gridato allo scandalo? Per non parlare del caso Saguto e del silenzio di molti magistrati palermitani su una vicenda ,a dir poco sconcertante.
Certo è che, la vicenda Gratteri, con l’intervento di Lupacchini, porta alla nostra memoria i tortuosi periodi di Falcone e Borsellino. Porta alla memoria di tanti quella parte di storia della Giustizia italiana che ha dimostrato la debolezza del sistema giudiziario italiano. Se la forza delle procure sta solo nella logica delle appartenenze, nelle correnti che si fanno la guerra tra di loro e nell’ uso a piacimento della stampa e delle leggi che si interpretano per gli amici e si applicano per i nemici, l’unica soluzione è andare via da questo steano Paese dove si parla di diritto ma in realtà si vuole praticare una sottile dittatura con la complicità della magistratura allineata. I magistrati dovrebbero applicare la loro azione solo obbedendo alle leggi e alla Costituzione .
Il pregiudizio e l’ appartenenza a centri di potere, sono gravi virus per tutti i magistrati e per la democrazia. Tutti i magistrati sappiano che la loro azione sbagliata cagiona danni irreparabili alle persone che vengono sottoposte a indagini. Già l’ avviso di garanzia, con la cassa di risonanza mediatica, fortemente voluta da chi usa quest’ arma per colpire e non per cercare la verità, è una condanna che distrugge. Le torture non sono solo fisiche,ci sono anche quelle psicologiche che spesso lasciano danni peggiori delle bastonate e non solo a chi viene colpito da ingiustizia. Tanto, gli errori che fanno i magistrati superficiali e senza scrupoli, non li pagano mai. Il nostro blog auspica che i magistrati facciano il loro difficile lavoro , senza subire influenze di nessuna natura e senza condizionamenti di sorta. Di magistrati corretti e saggi ve ne sono molti. E noi confidiamo in questa magistratura. Chi pensa di usare il potere giudiziario e le ” corde” che hanno a disposizione per vendicarsi è davvero grave e pericoloso per i diritti umani
Fonte: Affari Italiani