Pochi giorni fa, a leggere i titoli dei giornali e le dichiarazioni dei pretesi leaders politici di questo Paese, la nostra sorte era appesa la filo del “successo della manovra”, cioè all’approvazione del bilancio 2020 con la “scoperta” di attività e passività da mettere assieme per poter dire: abbiamo risolto tutto, siamo riusciti a fare quadrare il bilancio. Destinato, manco a dirlo, a dimostrarsi squadrato e tale da dover ricorrere presto ad altre “manovre” e costringere quelli che ci saranno ed avranno la responsabilità delle finanze della Repubblica a percorrere la stessa strada.
Ma una serie di eventi naturali o, piuttosto “innaturali”, di fatti imprevisti ma, alcuni, almeno anche prevedibilissimi ma, ciò malgrado fino all’ultimo “scansati” dalla memoria e dalle agende dei nostri cosiddetti governanti, pare abbia cambiato tutto.
La “manovra”? Ah! Sì, quella di cui parlare al Senato (così pare).
Ma ora ci sono cose serie. Cioè più serie (non è difficile!!!). Il maltempo. L’acqua alta a Venezia, le alluvioni un po’ dovunque, e, poi, Taranto! L’ex ILVA, le acciaierie, il contratto che scade. Che scade domani o dopo, ma si sapeva da sempre quando sarebbe scaduto.
Ma solo qualche giorno fa sembrava che le acciaierie, la spina dorsale dell’economia italiana, fossero sulla luna e che il relativo contratto sarebbe andato a scadere nel prossimo millennio. C’era la “manovra”… E tutti a discutere del pensiero (?!?!) di Zingaretti e di quello di Renzi. E, naturalmente di Di Maio, anche se ora pare conti un po’ meno. A contare è Conte. Quando conta qualcosa.
Da un giorno all’altro la pubblica opinione italiana è stata fatta vivere in due mondi diversi. Il guaio è che quello più serio, più drammatico è quello che resta. L’altro pare sia in vacanza.
Conte corre a Taranto. Ma si vede da lontano che di acciaierie, di mega contratti, di indotti industriali non ne capisce un tubo.
Chiama i ministri a Taranto poiché “adstante cadavere” si prendano le loro responsabilità. Quali? Intanto i Cinque Stelle si pieghino ad ammettere lo “scudo penale”, che deve essere un coso assai importante perché la multinazionale ci tiene e non ci rinuncia. Ma deve essere una cosa che farebbe incazzare i magistrati e se ci si mettono anche quelli, dei Grillini non gli resta più nulla.
Già. I magistrati. Taranto, le acciaierie sono l’esempio più chiaro di quello che significa un Paese nelle mani di un po’ di gente in toga. I guai di Taranto sono sempre passati per i palazzi di cosiddetta giustizia. E si tratta del perno della forza industriale del Paese. Nessun ministro ha poi avuto nella sua carica, più potere di un P.M., di un magistrato, magari giovane e solo un po’ ambiziosetto.
Detto questo penserete, che non c’è troppo da preoccuparsi. La prossima settimana i giornali parleranno d’altro. Magari di nuovo della “manovra” che, anche un po’ per la pausa della catastrofe di Taranto, sarà stata approvata.
Contenti tutti? Chi si contenta gode. Ma questi modi di godere di certi buffoni pericolosi e delle loro buffonate è per noi tutti, che buffoni non siamo e non vogliamo essere, solo un pericolo mortale.
Mauro Mellini
13.11.2019