Libero Futuro, ha ricevuto l’interdittiva dal Prefetto di Palermo. Una vicenda complessa e tormentata dalla poca trasparenza Colajanni che ha fatto lo sciopero della fame ha parlato con determinazione e ha denunciato fatti molto gravi che si ricollegano al sistema Saguto e a Montante
la Vicenda finisce sul tavolo della Commissione Antimafia di Roma
Vi suggeriamo di ascoltare l’audio dove Colaianni e Clemenza, denunciano molti episodi inquietanti su quel sistema della gestione dei beni confiscati . La loro associazione adottava un metodo diverso e che forse non piaceva ai poteri forti dell’antimafia alla Montante
Clemenza parla delle stranezze avvenute, durante il periodo Saguto, sul caso Gruppo6
Un caso che dimostra quanta confusione e altro ha fatto male alla verità e più ad interessi di certa antimafia. il coraggio di andare contro corrente. Tutto nasce sui lavoro ferrovviari a Palermo. Colaianni e Clemenza hanno parlato della scelta di aprire una sede a Castelvetrano e tutte le resistenze che hanno avuto.
Colaianni “Chi si mette contro le scelte di certa antimafia , paga a caro prezzo queste scelte
Clemenza: ” Abbiamo sempre chiesto la collaborazione a prefetture ,alla questura e ai carabinieri. Ci siamo sentiti lasciati allo sbaraglio, addirittura percepiti come- dall’altra parte-.”
Vi suggeriamo di ascoltare l’audizione su Radio Radicale
Colaianni continua lo sciopero della fame
Senatrice Bellanova PD:” Dispiace verificare che l’associazione non abbia fatto ricorso al Tar. Noi rappresentiamo lo Stato , non si può parlare e basta. Occorre agire con le armi del diritto. Se fossi stata citata da questi signori , mi sentirei diffamata”
Il deputato MIceli:”chiedo che tutta l’audizione venga inviata alla Procura della Repubblica. Ci sono circostanze riferite molto gravi che vanno chiarite in altra sede”
«Puniti per avere denunciato i problemi dell’antimafia»
«Dopo il depennamento dall’elenco sono iniziati i guai – ha raccontato su Meridione news -. Il Comune ci ha buttato subito fuori dalla sede, che era un bene confiscato, perché non ne eravamo più degni, ci è stato tolto quel minimo di contributo regionale che percepivamo annualmente ed è andata distrutta la nostra credibilità con le forze dell’ordine, che non possono continuare ad avere dei rapporti con noi se nello stesso tempo indagano su di noi – spiega – Fare questo lavoro senza la fiducia da parte loro diventa impossibile».
Gli unici che finora hanno deciso di sostenere Libero Futuro sono stati la parlamentare cinque stelle Piera Aiello e il senatore Mario Michele Giarrusso.
Silenzio anche da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini, a cui Colajanni e la rete NoMafie hanno inviato una lettera. «Nella speranza di poterla incontrare per fornirle un quadro completo dell’intera vicenda, le chiediamo che intervenga urgentemente affinché vengano revocate le decisioni adottate dalle prefetture di Palermo e di Trapani ai danni delle nostre associazioni, arginando le conseguenze devastanti che queste decisioni stanno provocando». Decisioni basate per lo più su sospetti, secondo Colajanni, uno fra tutti quello che l’associazione abbia assistito alcuni imprenditori dal curriculum non illibato. Malgrado nessuna delle persone seguite fino ad oggi nelle denunce e nei processi abbia mai subito indagini di alcun tipo o processi. Colajanni però guarda altrove: «Abbiamo alzato il dito e la voce contro certe storture e questo non ci viene perdonato. Veniamo considerati anticostituzionali, ma pensiamo che non si possa fare la lotta alla mafia senza alzare la voce. Questa è la mia interpretazione di questa triste storia».
Storture, quelle a cui allude Colajanni, legate a quelli che definisce i «problemi dell’antimafia», dal sistema Montante a quello, addirittura precedente, del sistema Saguto, in cui si incastra anche la parabola mediatica e giudiziaria del giornalista di Telejato Pino Maniaci. «Cose terribili, ma qualcuno sembra preferire che non se ne parli affatto o, se proprio si deve, il meno possibile. Chi questi fatti li ha denunciati, criticati e contestati aspramente oggi ne vede le conseguenze – ribadisce Colajanni -. Da Maniaci, con le sue denunce sulla sezione Misure di prevenzione diretta all’epoca dalla giudice Saguto, a Giuseppe Caruso, ex responsabile dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, che più volte aveva denunciato le criticità di quello stesso sistema, massacrato dalla Commissione antimafia, che non gli ha mai neppure chiesto scusa». Figure con le quali Libero Futuro ha sempre solidarizzato, abbracciando in passato anche un’altra vicenda che ha innescato un’ulteriore polemica con la prefettura di Palermo: quella riguardante la Sis che stava lavorando al passante ferroviario, azienda anche questa colpita in passato da interdittiva antimafia. «Misura proposta dal colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, finito ai domiciliari nell’ambito del caso Montante, e che intanto con quella decisione ha creato un danno di 800milioni di euro di appalto e un anno di stop all’azienda».
Fonte: Meridione news , Radio Radicale