Messina Denaro, secondo una valida ricostruzione pubblicata da “Il Messaggero” era considerato un super uomo da amici e mafiosi di vario rango: «Era di livello superiore, accendeva le sigarette con gli assegni»
Matteo, ricordano gli amici, a fine anni Ottanta si muoveva tra l’hotel Zeus, il ristorante Pierrot, il Clip line pub, il bar Paperino, il Paradise beach dove conobbe Andrea Haslehner, bella ragazza austrica di cui s’innamorò. Tutti locali di Castelvetrano . Era ricco e spaccone. Era capace di offrire agli astanti dei locali, anche senza conoscerli, spendendo soldi senza freni. Fu così, almeno fino al 1993
«Matteo era di livello superiore. Era di un’eleganza, di uno stile per noi inarrivabile. E poi è un uomo colto. Leggeva Nietzsche, libri di romanzieri importanti, scrittori sudamericani. A volte faceva citazioni per noi incomprensibili. In 30 anni di solitudine chissà quanti libri avrà letto». Gli amici di gioventù del boss sfuggito alla cattura per tre decenni, così lo definivano. Abile in tutto, pure con le forze dell’Ordine. Amava la sabbia dorata che giace ai piedi dei templi dorici di Selinunte dove il boss mafioso trascorreva spesso le sue giornate. Del resto, come Lui stesso ha affermato, “li pezzi“ di Selinunte erano la sua fabbrica migliore per far soldi. La sua famiglia, con la complicità di gente esperta ha guadagnato e ha fatto guadagnare miliardi delle vecchie lire con i reperti trafugati. Tutti lo sapevano a Castelvetrano, tranne gli uomini in divisa che lasciavano fare. Il boss su questa vicenda non ha mentito. Resta da capire che fine hanno fatto tutti questi miliardi che di certo la famiglia di Matteo non poteva tenere nei conti personali. E qui scatta il dubbio sulle tante inchieste sul boss che hanno portato a clamorosi buchi nell’acqua. Messina Denaro era mafioso per posizione ma era di più e sicuramente, un uomo d’affari, abile e spregiudicato. “i picciuli“. Tutto per il denaro. Osservava la sua famiglia da “lontano” finire sotto i colpi delle manette e niente. Pazienza, l’importante che i soldi al boss non mancavano, così come le donne e i capi firmati. Si narra che una sera di capodanno , sempre negli anni d’oro della sua gioventù, fece arrivare in circolo di Castelvetrano dove si giocava a carte un cartone di Champagne Krug millesime . Molto non lo conoscevano. Erano abituati ad altro. Il boss si mise a ridere sapendo quanto costò quel cartone
Forse avrà avuto una doppia personalità considerate le tante condanne.? Forse. Oppure , il suo nome è stato usato per tutte le stagioni. Era un sanguinario ma tutto Lui ha fatto ? Chi sta in silenzio davanti alle barbarie comunque è colpevole. Matteo il boss vigliacco, molte cose le sapeva e si è allineato. Importante non toccare gli affari. Quando era necessario si sporcava le mani. Ma con gli amici -dicono-era un galantuomo. Tanto lo era che molti suoi amici ,per colpa sua, hanno conosciuto le patrie galere per decenni, mentre “u signurinu” si divertiva
Le elementari e i rimpianti
Cresciuto a Castelvetrano Messina Denaro ha frequentato le elementari nella scuola Ruggero Settimo, le medie all’istituto comprensivo Capuana-Pardo e poi si è iscritto all’istituto tecnico commerciale ma non avrebbe terminato gli studi. Nel suo carteggio con l’ex sindaco Antonino Vaccarino, soprannome Svetonio, utilizzato dai servizi segreti per arrivare alla cattura del boss, Messina Denaro, soprannome Alessio, nel febbraio 2005 cita lo scrittore brasiliano Jorge Amado: «Amado diceva che non c’è cosa più infima della giustizia quando va a braccetto con la politica ed io sono d’accordissimo con lui». E sempre nel 2005 scrive ancora: «Veda io qualche rimpianto nella mia vita ce l’ho: il non aver studiato è uno di essi, è stato uno dei più grandi errori della mia vita, la mia rabbia maggiore era che ero un bravo studente solo che mi sono distratto con altro. Se potessi ritornare indietro conseguirei la laurea senza ombra di dubbio… vorrei la laurea solo per me stesso e non per altro… Oggi mi ritrovo ad avere letto davvero tanto essendo la lettura il mio passatempo preferito, a livello culturale mi definisco un buono a nulla (visto che non ho le basi) che se ne intende un pò di tutto». E una conferma alla voglia conoscenza del padrino trapanese viene dal suo covo di Campobello di Mazara dove sono stati trovati diversi libri tra cui alcuni testi storici.
Quindi, Matteo , aveva delle frustrazioni da titolo di studio mancato. La laurea non ottenuta una pena. E mentre il boss “s’appinava” per non aver completato gli studi, a Castelvetrano iniziava l’era della terra bruciata .
Un’azione investigativa che ai castelvetranesi è costata carissima. Il boss ha detto ai Pm che dopo il sequestro Grigoli, non ha più pensato agli affari. Sarà. Poi ha detto che, ci sono soggetti che possiedano cose sue. E’ possibile dopo tutti i rastrellamenti dell’era Principato che ci sia gente con soldi del boss? Stavolta si può pensare che Matteo una mezza verità l’ha detta. Un pò a presa per il culo , ha praticamente detto agli inquirenti: non siete stati capaci di capire il mio sistema economico dopo decine di azioni giudiziarie. E’ questo il subliminale. Se ci si ragiona un pò la sua versione è un pizzico attendibile. Dopo il clamore del sequestro Grigoli, uno come Matteo rimaneva ancora a far affari con imprenditori di mezza calzetta che avevano giri d’affari ridicoli rispetto a Grigoli? Il boss si scantò? Forse. Certo, non si può dimenticare che ai medici di Palermo continuava a dire:” vi faccio assaggiare il mio olio e le mie olive” Erano davvero sue le olive? Certo, dopo l’asfittica consistenza degli appalti in provincia , con gli enti pubblici che pagavano anche a due anni dai lavori, o uno si dava all’agricoltura o si dava alla luce. Il riferimento è alle pale eoliche e al fotovoltaico. Matteo dice ai magistrati che i pali non era roba sua. In ogni caso, il grosso dei lavori coincide con gli anni del sequestro Grigoli e fino al 2012. Poi Nicastri viene pizzicato.
E dal 2012 al 2022 , Matteo comu campava? Spendeva, secondo le indagini, oltre 20 mila Euro al mese. Nonostante tutti sequestri come faceva ad avere tanto denaro? Di cose da capire ne rimangono tante.
I circoli e le carte
L’altra grande passione di Messina Denaro, spiega chi lo ha conosciuto, era il gioco delle carte, soprattutto a Chemin de fer. E frequentava il circolo Pirandello e il circolo Gioventù di Castelvetrano. C’è chi ricorda il giorno in cui con l’accendino diede fuoco a un assegno di 800 mila lire, che era girato tra i tavoli da gioco e che alla fine arrivò a lui, e si accese una Merit. I soldi erano stati persi da un suo amico. Un altro episodio che dimostra la sua spacconeria. Anche il gioco per Matteo poteva essere un mercato ricco. Non crediamo che i soldi arrivassero più dai tavoli verdi che fino al 1993 erano toccati dal boss. Eredità quella del gioco che venne raccolta dal cognato Filippo Guttadauro che nei circoli giocava con politici e professionisti della zona. Con gli assegni si accendeva le sigarette ma con il gioco online no. Forse internet per Messina Danaro è stata un’altra grande opportunità per far soldi e forse per far sparire soldi. Quello che sta accadendo nel calcio dice tanto. Tempo fa su questo blog abbiamo parlato di giocatori strani. Giocatori che giocano per perdere. Magari perdi e poi vinci da un altra parte del mondo
Fonte : Il Messaggero
Ass. verità e Giustizia