
In questa sede mi limito solo a qualche riflessione espunta dalla lettura della “Storia della letteratura italiana” edito da “Il sole 24 Ore”. Mi riferisco al concetto di lavoro e alla scomposizione compiuta da Marx tra forza-lavoro (merce nel suo valore di scambio) e lavoro (merce nel suo valore d’uso). “Nel primo caso è venduta e acquistata liberamente sul mercato come qualsiasi altra merce, nel senso che possiede un valore di scambio determinato dal mercato stesso. Ma non è come le altre merci. Ha, infatti, la caratteristica che nel suo “uso” produce più del suo valore di scambio.” “Il capitalista, che acquista la “forza lavoro,” la fa fruttare ricavandone un plusvalore e vale a dire un valore superiore a quelle che ha pagato nell’acquistare la merce forza-lavoro.” Qui andiamo al cuore del problema. Nacque l’esigenza di una lotta delle classi sfruttate “non solo per conquistare condizioni salariali e di vita, dentro e fuori la fabbrica, più accettabili ma soprattutto per eliminare la natura capitalistica dell’economia e della società e per costruirla socialista e comunista in cui non ci fossero più capitalisti e operai.”Questo pensiero forte se attuato su grande scala avrebbe potuto cambiare integralmente il rapporto giunto a un alto livello di esasperazione sullo sfruttamento capitalistico della forza-lavoro che nel XIX secolo aveva mostrato tutti i suoi limiti e aberrazioni. È indubbio che, a questo punto, le idee messe in cantiere dai pensatori dell’Ottocento fossero destinate a riverberarsi nel secolo successivo e vi trovassero un terreno fertile per germinare e per avere la stagione del loro raccolto.Costoro avevano seminato a piene mani idee libertarie che non potevano di certo attecchire in ogni luogo, a prescindere.Penso alla situazione russa. “Nel 1875 – scrive Guèrin – il movimento rivoluzionario russo si trovava in una situazione che offriva alcune analogie con quella del movimento rivoluzionario francese precedente al 1840.” Lo scenario, tuttavia, era di ben altra natura. La Russia era un immenso paese arretrato e non industrializzato. Non esisteva il proletariato, se non allo stato embrionale. Questa situazione faceva dire a Tkaĉēv che l’unico mezzo per la presa del potere era una congiura per opera di una minoranza rivoluzionaria. “Né oggi né in futuro – scriveva – il popolo abbandonato a sé stesso, sarà capace di compiere la rivoluzione sociale.” “Solo noi minoranza rivoluzionaria, possiamo e dobbiamo farlo.” La stessa degenerazione del pensiero marxista la riscontriamo in Lenin quando rifiuta l’idea che il socialismo possa essere il prodotto delle esperienze e delle lotte delle masse popolari. Tutto il XX secolo è stato, in questa fase, attraversato da una complessa storia evolutiva del genere umano. Lo sforzo ha riguardato un po’ tutti gli aspetti della vita in comune. La famiglia, ad esempio, ha dovuto affrontare la nuova organizzazione della società che riduceva la sua presenza nel mondo rurale e s’indirizzava in quello industriale. I giovani cercavano di trovare nelle nuove professioni una diversa possibilità di lavoro, i governi di orientare i loro interventi operandosi di proteggere le parti sociali più deboli e i Parlamenti di dare leggi più rispettose dei diritti umani. Per Volin, lo storico libertario della rivoluzione russa, le due grandi esperienze storiche della Rivoluzione francese e di quella russa sono indissolubilmente legate. In proposito Daniel Guèrin affermava: “La causa essenziale del relativo fallimento delle due più grandi rivoluzioni della storia non risiede, né nella “fatalità storica”, né nei semplici “errori” soggettivi dei rivoluzionari.” “La rivoluzione porta in sé una grave contraddizione che fortunatamente non può nascere, non può vincere se non scaturisce dalla profondità delle masse popolari stesse, dalla loro irresistibile sollevazione spontanea.” “Anche se l’istinto di classe induce le masse popolari a rompere le proprie catene, mancano di educazione e di coscienza.” E poiché si scontrano nel loro slancio straordinario ma tumultuoso e cieco verso la libertà, con le classi sociali privilegiate, coscienti, istruite, organizzate, sperimentate, esse potranno trionfare contro la resistenza che incontreranno solo se riusciranno ad acquisire nel fuoco della lotta, la coscienza, la scienza, l’organizzazione, l’esperienza che mancano loro.
By Riccardo Alfonso “Novecento storie del mio tempo”