
L’Unione Europea non era di certo gradita alla Russia di Putin e non stupisce che tale diffidenza si riverbera con maggior forza con il conflitto ucraino di questi giorni. E ancor più guardata con sospetto con una Germania che avvalendosi del ventre debole dell’Unione Europea ha cercato di assumere la guida economica e politica sotto il tallone di una moneta unica che, elargita con il contagocce, non faceva altro che deprimere le stesse economie degli altri paesi con un modesto standard di sviluppo a vantaggio della propria. Ed ecco far capolino il nuovo ordine mondiale dove l’Italia avrebbe potuto assumere il “doble paso” dell’alleato che rompe e si apre verso i nuovi scenari geopolitici. Mancava, però, una guida certa e i comunisti italiani si resero conto che la loro scalata al potere, da decenni sognata, li avrebbe costretti a convivere con un Paese ai limiti dell’ingovernabilità se non si permetteva la ricostruzione di una classe politica capace di assicurare al sistema l’ascesa al potere. Fu in tal modo aperto il cantiere della politica e misurato sul campo, con il voto elettorale, la possibile capacità di tenuta del sistema bipolare. Si arrivò in questo modo a una governabilità “assistita” nella quale il sogno Moro-Berlinguer di un compromesso storico riaffiorò e s’infranse, questa volta, per la litigiosità delle sinistre estreme ancora fortemente ideologizzate su una posizione che per altri era già antistorica e arcaica. Finì, alla fine, con il prevalere una guida diversa e si ebbe l’era berlusconiana sia pure con qualche ritorno di fiamma (governi Prodi). Così anno dopo anno la politica italiana ingessata dai soliti veti incrociati dei vari gruppi di potere esterni alla politica non permise di fare il tanto auspicato balzo in avanti per generare una classe dirigente al passo con i tempi. Forse ci sarebbe voluto un uomo forte come Putin? Ma ora con la guerra scatenata contro l’Ucraina la “forza di Putin” è espressa con la violenza e la crudeltà immotivate e gratuite. Non poteva essere di certo Berlusconi con la palla di piombo legata al piede dei suoi interessi di bottega e le cui fortune erano fatalmente dipendenti dai grossi interessi nazionali industriali ed economici che si incrociavano con una dialettica affaristica di caratura mondiale. Era semplicemente l’uomo dello status quo. Così fu e oggi fatalmente potrebbe continuare ad esserlo con altri uomini o donne, ovviamente, ma con la stessa musica. E’ così che il passato si fa storia e il presente non riesce a trarne una lezione.
(Riccardo Alfonso)