La frase scritta dall’avvocato Taormina è stato poco osservata dai grandi giornali e dalla stampa di regime filo antimafia di potere. Davvero Montante comincerà a collaborare con i magistrati di Caltanissetta? E se lo farà cosa verrà fuori? Questa dichiarazione di Taormina fa tremare le stanze del potere antimafia . Quel potere usato poco per la lotta alla mafia e moto per difendere postazioni politiche , di carriera e di potere economico
Montante era lo snodo di un intreccio complesso di relazioni. Lui era il tramite che univa, secondo l’accusa , gli interessi di certa mafia legata ai rifiuti e ad altri affari ricchi, con la politica, le istituzioni e l’imprenditoria vicina al suo sistema. Sarebbe molto interessante sapere cosa è veramente successo in Sicilia dalla morte di Falcone e Borsellino in Sicilia nel mondo dell’antimafia. Sarebbe interessante capire quanti sistemi del genere sono esisti o esistono ancora.
Un pò come i sistemi solari. In una Galassia , è dimostrato, se ne trovano tanti. Senza nulla togliere a chi ha fatto lotta alla mafia con dignità e rispetto delle regole democratiche, molte inchieste strane non sono accadute solo nel nisseno. Ad esempio, se Matteo Messina Denaro è ancora libero, dopo migliaia di arresti, oltre 4 miliardi di beni confiscati, migliaia di uomini impegnati, perquisizioni a go go, è evidente che qualcuno ha fatto male il suo lavoro e le strategie sono state fuori mira. Alla mafia, probabilmente , la latitanza di Messina Denaro non conviene più. Almeno a quella mafia “con la terza media o 5 elementare“. Sono stati colpiti in ogni dove in nome della cattura del boss. Manca molta mafia con la “laurea o diploma” .Quella mafia che magari ha messo i figli raccomandati dentro le istituzioni già dagli anni 90. E’ certo invece che, questa continua ricerca del latitante senza risultato ha fatto comodo a qualcuno. E Montante lo aveva capito. Meglio non prenderlo e usare l’antimafia per abbattere nemici e rompicoglioni. Tanto basta un sospetto due intercettazioni e qualche amico del sistema creava il resto. Loro godevano a vedere gente innocente mandata al patibolo
Montante e l’agenda Rossa
Dopo la «stanza, diciamo… della legalità», in cui riceveva gli amici e custodiva i dossier sui nemici, spunta anche l’“agenda rossa” di Antonello Montante. Un «quadernetto delle dimensioni della metà di un foglio A4, forse di colore rosso», in cui l’ex paladino dell’antimafia – e oggi, col senno di poi, la parte sana del movimento, compreso qualche ex adepto dello stesso Montante, avrà un conato di vomito per la “sacra” citazione borselliniana – era solito «fare annotazioni». Lo racconta, ai pm di Caltanissetta, uno dei testimoni-chiave dell’inchiesta. Vincenzo Conticello, ex titolare dell’Antica Focacceria San Francesco, noto alle cronache per le sue denunce antiracket prima di essere assunto alla Regione con la legge sui testimoni di giustizia
È il 1° marzo del 2018 quando Conticello viene sentito a Caltanissetta, in qualità di dipendente regionale, all’epoca “comandato” alle Attività produttive (l’assessorato con cui l’ex leader di Confindustria Sicilia voleva «fare la terza guerra mondiale»), ma anche di esponente storico dell’antimafia siciliana. E infatti premette ai pm di aver già avuto un «colloquio informale» con l’allora magistrato della Dna, Nino Di Matteo, oggi consigliere al Csm.
È proprio Conticello il testimone-chiave sugli affari alla Regione, al centro del secondo filone sul sistema Montante, con avviso di conclusione indagini e imminente richiesta di rinvio a giudizio, fra gli altri, anche per l’ex governatore Rosario Crocetta e per le due ex assessore Linda Vancheri e Mariella Lo Bello. Il dipendente parla dei 133mila euro di fondi regionali dati a Unioncamere, di cui era presidente Montante, per la promozione di 20 aziende siciliane alla Niaf (National italian american association) di Washington. «Dopo i primi accertamenti ho scoperto che la maggior parte degli imprenditori in realtà non ne sapevano nulla o avevano già fatto sapere di non essere interessati. Alla fine – racconta Conticello – erano soltanto cinque le imprese interessate, tutte del Nisseno, tra le quali Antico Torronificio Nisseno e un’impresa di biciclette che sapevo essere società riconducibili a Montante».