Mauro De Mauro: un grande giornalista ucciso dalla mafia e dall’oblio di Stato
In memoria di Mauro De Mauro, sequestrato e ucciso dalla mafia e dalle bugie di Stato
Un giornalista serio che si atteneva scrupolosamente ai fatti, non cercando il sensazionalismo inutile, scomparso negli anni 70. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. Un complesso mistero che dimostra i tanti limiti dello Stato democratico in quegli anni difficili.
Il collegamento con la mafia dei colletti bianchi di Castelvetrano
De Mauro aveva pubblicato, sempre su L’Ora, il 23 ed il 24 gennaio 1962 il verbale di polizia, risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano Melchiorre Allegra, tenente colonnello medico del Regio Esercito originario di Castelvetrano, apri un notevole squarcio nei tanti segreti della mafia trapanese e castelvetranese in particolare
Il giornalista Mauro De Mauro, sequestrato e ucciso da un commando mafioso nel 1970 a Palermo. Il corpo non è mai stato trovato
Tra le varie ipotesi formulate sulle ragioni della sua sparizione figura anche quella relativa all’inchiesta sulla morte, secondo lui dovuta a omicidio e non a incidente, del presidente dell’Eni Mattei, una trama che si è intrecciata con altri affaire italiani quali il golpe Borghese[.Figlio di un chimico e di un’insegnante di matematica, fu sostenitore del Partito Nazionale Fascista ed allo scoppio della seconda guerra mondiale si arruolò volontario. Militò nella Xª Flottiglia MAS di Junio Valerio Borghese; dopo l’8 settembre 1943, aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Restò legato al principe anche dopo la guerra ed in suo onore chiamò la seconda figlia Junia.
Trasferitosi a Palermo con la famiglia (suo fratello minore Tullio De Mauro, linguista e in seguito Ministro della pubblica istruzione) dopo la seconda guerra mondiale, lavorò presso giornali come Il Tempo di Sicilia, Il Mattino di Sicilia e poi a L’Ora, rivelandosi un ottimo cronista. Nel 1962 aveva seguito la morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei e nel settembre del 1970 si stava nuovamente occupando del caso, in seguito all’incarico ricevuto dal regista Francesco Rosi per il suo film Il caso Mattei, che sarebbe in seguito uscito nel 1972.
De Mauro aveva pubblicato, sempre su L’Ora, il 23 ed il 24 gennaio 1962 il verbale di polizia, risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano Melchiorre Allegra, tenente colonnello medico del Regio Esercito originario di Castelvetrano durante la prima guerra mondiale, affiliato alla mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l’affiliazione, l’organigramma della società malavitosa. Tommaso Buscetta, davanti ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quindici anni dopo la morte del giornalista, ebbe ad affermare che: “… De Mauro era un cadavere che camminava. Cosa nostra era stata costretta a ‘perdonare’ il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop sul pentito Allegra di Castelvetrano. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa”. Parole pesanti quelle di Buscetta che ancora una volta, fece intendere, che la mafia dialogava con pezzi importanti dello Stato
“L’Ora”, De Mauro, una testimonianza
È il 22 gennaio del 1962 quando il giornale palermitano “L’Ora” avvia in esclusiva la pubblicazione di un prezioso documento storico. Si tratta della deposizione resa da un medico di Castelvetrano, Melchiorre Allegra, agli ufficiali di polizia giudiziaria nel 1937, in pieno fascismo. Arrestato nel quadro di un’operazione poliziesca, il dottore aveva scelto la strada della collaborazione, dichiarando di appartenere fin dal 1916 a un’“associazione molto potente, che comprendeva molta gente di tutte le categorie sociali, non escluse le migliori, i cui componenti erano chiamati ‘uomini
d’onore’.
La confessione fu pubblicata dal giornalista Mauro De Mauro, che, in prospettiva, conferisce al documento ulteriore peso specifico. De Mauro fu rapito e ucciso dalla mafia nel settembre 1970, per quanto ancor oggi movente, mandanti ed esecutori del delitto rimangano ignoti. Il cronista aveva alle spalle un oscuro passato politico,
avendo militato nella X Mas di Junio Valerio Borghese
Il valore storico delle dichiarazioni di Allegra può intendersi richiamando il contesto storico-politico siciliano in cui videro la luce, segnato dal progressivo aggravarsi dei conflitti intra-mafiosi e dunque dal crescente interesse per il tema. Negli anni Cinquanta da parte governativa si era sistematicamente negata l’esistenza del fenomeno, o lo si era derubricato a questione di mentalità e di arretratezza culturale
dei siciliani. Questo atteggiamento traeva origine dalla forte integrazione creatasi nel secondo dopoguerra fra mafia e Democrazia cristiana, il principale partito di governo.
I racconti dei pentiti hanno dato diverse spiegazioni sui possibili autori, ma nonostante le ipotesi e le sentenze successive, a distanza di 50 anni su De Mauro restano solo misteri. Ma ancora di piu’ resta oscuro il movente. Di piste in 50 anni ne sono state seguite molteplici, battute dai piu’ grandi investigatori, come Carlo Alberto Dalla Chiesa, il capitano dei carabinieri Giuseppe Russo ed il capo della Mobile Boris Giuliano. Tutti in seguito uccisi da Cosa Nostra e da chi li copriva dentro le istiuzioni
(Man/AdnKronos)