Mafia, ancora un nuovo colpo agli uomini di Matteo Messina Denaro, 13 fermi nel trapanese
Blitz della Polizia nei confronti di una serie di presunti mafiosi molti dei quali vicini al numero uno di Cosa Nostra, il boss Matteo Messina Denaro.
In manette, è finito il nuovo capo della famiglia mafiosa che fa parte del mandamento di Alcamo, è Nicolò Pidone, 57 anni, ex operaio stagionale della Forestale che era stato già arrestato nel 2012, dopo avere scontato la condanna era tornato in servizio con un ruolo ancora più autorevole.
Sono 13 i provvedimenti di fermo emessi dai magistrati della Dda di Palermo che centinaia di agenti delle squadre mobili di Palermo e Trapani, supportati da quelli del Servizio centrale operativo, stanno eseguendo in queste ore.
Gli indagati sono venti, alcuni dei quali particolarmente vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro. Sono in corso perquisizioni, del latitante nessuna traccia.
Venti gli indagati tra i quali anche un sindaco, accusato di corruzione elettorale ed estorsione, e diversi imprenditori.
Le accuse ipotizzate nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, associazione mafiosa, estorsione, incendio, furto, favoreggiamento personale e corruzione elettorale, aggravati dal metodo mafioso.
Le manette sono scattate per alcuni imprenditori e per un dirigente di un’azienda pubblica di Trapani che è anche presidente di una cantina sociale mentre il primo cittadino risulta solo indagato.
In corso anche una serie di perquisizione nelle campagne del trapanese per la ricerca di armi.
Le indagini sono state coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Pierangelo Padova e Francesca Dessì.
Sono venti gli indagati tra i quali anche il sindaco di Calatafimi-Segesta, Antonino Accardo, accusato di corruzione elettorale ed estorsione.
Tra i fermati Nicolò Pidone, 57 anni, ex operaio stagionale della Forestale, considerato il capo della famiglia mafiosa di Calatafimi.
Arrestato anche un dirigente di un’azienda pubblica di Trapani che è anche presidente di una cantina sociale: Salvatore Barone, ex presidente dell’Atm. In corso anche una serie di perquisizione nelle campagne del trapanese per la ricerca di armi.
Finito in manette anche Stefano Leo, ritenuto uomo dio fiducia di Vito Gondola, numero uno di cosa nostra a Mazara del Vallo e che negli anni scorsi avrebbe affiancato Messina Denaro nella sua latitanza.
Fra gli indagati c’è pure un agente della polizia penitenziaria accusato di avere dato notizie riservate.
Fonte: Blog Sicilia-Repubblica