In Svizzera c’è molta più mafia di quanto si pensa. Lo dicono gli stessi Pm locali. Sul flusso di denaro tra la mafia del Belice e la Svizzera si è tanto indagato ma molto ancora rimane da capire. E’ ormai acclarato dalle inchieste che, i Messina Denaro, non agivano da soli negli affari e che, secondo le dichiarazioni diversi pentiti, preferivano condividere sempre i loro interessi con faccendieri e politici locali. Di soldi, tra gli anni 70 e gli anni 2000 i Messina Denaro e i loro amici ne hanno fatto a palate. Qualcuno sa dove sono finiti i miliardi del sacco del Belice e di Castelvetrano ? Forse si . Probabilmente non si sente sicuro e preferisce non parlare
La magistratura svizzera indaga da anni su sui soldi di Matteo Messina Denaro. Addirittura i Pm svizzeri hanno sequestrato un “tesoro” da 38 milioni di Euro riconducibile a fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Un sequestro di denaro enorme . Nessuno può escludere che ci siano altri tesori in altre banche . Soldi fatti con le tante attività illecite nel corso degli anni d’oro del post terremoto. Erano tutti soldi dei Messina Denaro?
Messina Denaro è molto conosciuto anche in Svizzera. Sono conosciuti anche alcuni suoi amici che, negli anni ,dopo il sisma del 68 cominciarono a farsi notare con le loro azioni finanziarie anche nella nazione più “bancaria” del mondo. Affari sporchi nel Belice , la droga, il traffico di reperti e di armi, gli appalti generavano flussi di denaro che non poteva essere depositato nelle banche italiane
È difficilmente contestabile che le organizzazioni mafiose (Cosa Nostra siciliana e ‘ndrangheta calabrese) probabilmente sono molto più collegate tra di loro di quanto si affermi ufficialmente e che le stesse non soltanto ben conoscono il funzionamento della macchina statale, ma non hanno esitazioni a colpire chicchessia, ove ne ritengano l’opportunità.Fate attenzione, dopo il denaro dei mafiosi e loro amici , arriveranno anche loro“” Di ciò era profondamente convinto il giudice Giovanni Falcone.
Una notizia fornita da Fedpol alla “NZZ am Sonntag“ e confermata a Keystone-ATS che si basa su stime delle autorità antimafia italiane e di esperti di criminalità organizzata. I Cantoni più toccati dal fenomeno sarebbero il Ticino, il Vallese, i Grigioni, ma anche città e agglomerati di molte località svizzere.
Ticino forziere prediletto: Da sempre la Svizzera, e in special modo il Canton Ticino, hanno rappresentato il forziere prediletto delle organizzazioni criminali tradizionali, questo anche per la vicinanza fisica con il confine italiano e l’economia più florida rispetto a quella italica, rappresentando un punto di passaggio attraverso cui far perdere le tracce del denaro e la sua origine illecita. Storicamente un elemento determinante per la penetrazione delle mafie al Nord è stata la condanna al confino a cui venivano assoggettati i mafiosi: i boss confinati iniziarono a prendere contatti con i propri conterranei presenti nel territorio riprendendo di fatto ad esercitare la propria attività criminosa.
La Procura svizzera avviando un «un proprio procedimento penale» negli anni scorsi,nei confronti del capo mafioso trapanese Matteo Messina Denaro che avrebbe nascosto milioni di euro su conti elvetici, ha di fatto “certificato” la presenza di molti soldi della famiglia mafiosa di Castelvetrano e del Belice e dei loro amici più o meno con la cravatta e la giacca,in quelle banche che, fino a qualche anno fa ,erano impenetrabili. L’agenzia di stampa svizzera Ats che riprende un’informazione della «SonntagsZeitung», confermata all’agenzia dalla portavoce del Ministero pubblico della Confederazione (Procura) Walburga Bur ne ha dato notizia più volte. Messina Denaro è conosciuto anche tra i cantoni svizzeri. E del resto ci sono molte inchiesta che battono da anni questa pista. Anche Falcone la seguì. Il pubblico ministero della Confederazione elevetica lavora da anni, nell’ambito dell’assistenza giudiziaria con gli inquirenti antimafia di Palermo in un gruppo comune. La procura ha esaminato documenti bancari, proceduto a due perquisizioni domiciliari e compiuto interrogatori. Poco si sa di questa vicenda. Non è la prima volta che le investigazioni sul boss Matteo Messina Denaro, 58enne, latitante dal 1993, toccano la Svizzera.
Nel 2013 un sequestro da 38 milioni di euro ha colpito tra gli altri Filippo Greco, imprenditore edile originario di Campobello di Mazara, ma da anni trasferitosi a Gallarate in provincia di Varese.Filippo Greco è risultato in contatto con Franco Luppino, braccio destro del boss. Secondo gli inquirenti, Greco aveva aperto conti cifrati nella Confederazione.
Filippo Greco, titolare di società edili e immobiliari provincia di Varese, uno dei maggiori finanziatori della cosca. Con lui , guarda caso, collaboravano diversi amici di Castelvetrano
Reperti archeologici e il clan Mancuso: Nel 2015 altre due operazioni condotte dall’antimafia riportarono alla luce delle ribalta le infiltrazioni mafiose in Svizzera. Durante l’operazione ‘Purgatorio’ vennero arrestate 7 persone collegate al clan Mancuso accusate di commercio illecito di reperti archeologici in Svizzera appunto, mentre con l’operazione ‘Hydra’ venne smascherato un libero professionista di Bergamo, affiliato al clan Mancuso, a cui erano fittiziamente intestate società operative nel settore commerciale e immobiliare con sedi nel bergamasco e in Svizzera.Diverse le inchieste anche sui reperti provenienti dalla Sicilia
Per i Pm svizzeri sono diverse le strade seguite dalla mafia per nascondere i soldi. Soldi che potrebbero essere anche nascosti in Svizzera dal comitato d’affari che nella prima repubblica con la complicità della mafia si spartiva gli appalti. Almeno fino allo scandalo di tangentopoli .Passa infatti anche dal Canton Ticino la ricerca del super latitante, quasi certamente erede designato di Totò Riina, Matteo Messina Denaro. La pista seguita dagli investigatori, oltre ai vari traffici di opere d’arte e di società di comodo, riguarda una serie di carte di credito collegate ad una banca di Lugano dove, fino al suo arresto, si recava l’imprenditore Domenico ‘Mimmo’ Scimonelli, nato a Locarno e residente in Ticino per una ventina d’anni poi arrestato dalla Polizia di Trapani.
Un libro, ” i conti della mafia” di Mario Centorrino apre molto bene i capitoli oscuri dei soldi sporchi. Attraverso uno studio approfondito,Centorrino ricostruisce ed analizza l’economia della mafia attraverso i suoi soggetti, i suoi meccanismi produttivi, i suoi collegamenti con altre economie.Ancora una volta ricordiamo Giovanni Falcone. Occorre seguire i soldi. Quelli dei paradisi fiscali in primis. In Svizzera non è più sicuro tenerli. Fino agli anni 2000 la svizzera era comodo. Dal 2013 non lo è più.
Fonte : documenti