La coppola storta del dottor Allegra
La vicenda del medico castelvetranese Melchiorre Allegra dimostra che la mafia castelvetranese ha tradizioni antiche ed è stata sempre presente nel potere dei colletti bianchi.
Allegra, passa alla storia in modo superficiale. In realtà , il suo pentimento meriterebbe molto. Nessuno lo ricorda. Non conviene alla borghesia locale che spesso ha cercato di far dimenticare certe giornate storiche come il giorno della strage dell’8 maggio . Una borghesia capace di cambiar pelle e mutare secondo le necessità. Adesso è di moda la lotta alla mafia con l’antimafia.
La vicenda del medico Allegra merita molta più attenzione. Serve a capire il complesso meccanismo della mafia castelvetranese . E’ il primo “colletto bianco” a pentirsi . Allegra non era un boss che stava in mezzo alle pecore .Era un medico affermato. Stava con la borghesia che faceva affari con la mafia e frequentava i salotti di città. Accusò di mafia diversi borghesi che continuarono a gestire potere tramiti lasciti di posti al comune, nelle banche, nella sanità e nell’imprenditoria degli appalti
Si pentì durante il fascismo ma i suoi verbali rimasero nei cassetti come sabbia, per oltre 30 anni. Fu il grande giornalista Mauro De Mauro a scoprirli e a pubblicarli. De Mauro fu liquidato dalla mafia di potere negli anni 70. Il suo corpo non è mai stato trovato
Correva l’ anno 1937 ,fu definito il primo “pentito” siciliano della nuova mafia
Il pentito Allegra disse ai carabinieri nel 1937: “non posso fare a meno della mafia . Purtroppo mi sono reso conto che sono talmente organizzati da far scendere un silenzio totale su nomi e cognomi con la complicità di uomini dello Stato. Senza la complicità di autorevoli esponenti dello Stato, la mafia perde potere. Depistano le indagini e arrestano pesci piccoli per salvare gli squali”.
Corsi e ricorsi storici: “la coppola storta del dottor Allegra”.
Il medico Allegra era ad uso frequentare i circoli buoni della città
Nel 1937 raccontò tutto della mafia castelvetranese e belicina ai Carabinieri. Svelò tanti segreti sulle cosche locali e delle complicità’ con la borghesia . Accese i fari sui complessi accordi della mafia locale con il potere. Il verbale, conservato dai Carabinieri, stranamente, venne insabbiato dalla Procura del tempo e restò in un cassetto nascosto…. per quasi 30 anni“Melchiorre Allegra (Gibellina, 21 luglio 1881 – Castelvetrano, 18 maggio 1951) è stato un medico , noto come un pentito di Cosa Nostra che nel 1937 descrisse, per la prima volta in modo organico dal suo interno, la struttura dell’organizzazione criminale. Morto negli anni cinquanta, e stato definito da alcuni studiosi “proto-pentito”.Le sue importanti confessioni ai Carabinieri, vennero ” nascoste” per decenni e neutralizzate. Fu il grande giornalista Mauro De Mauro a parlarne nel 1962
Fu il medico castelvetranese Melchiorre Allegra il primo pentito di mafia siciliano del 900. L’episodio storico, fu anche ricordato dal presidente del Tribunale di Marsala, Alessandra Camassa nel corso di un pubblico dibattito.
Un pentito non ucciso ma insabbiato
A parlare fu un medico che viveva a Castelvetrano, che ai Carabinieri dell’epoca, raccontò molti aspetti e circostanze delle famiglie trapanesi e belicine. Peccato però che ,quelle dichiarazioni, rimasero nei cassetti degli uffici giudiziari per molti anni e non portarono a nulla.La figura del medico Allegra, morto a Castelvetrano nel 1951, mesi dopo dell’assassinio di Salvatore Giuliano avvenuto nell’estate del 1950, fu fatta conoscere al grande pubblico dal giornalista Mauro De Mauro, ucciso dalla mafia negli anni 70 .Nel gennaio 1962 pubblicò a puntate sul quotidiano palermitano:” L’Ora”(chiuso negli anni 90) per il quale lavorava.
Nulla si sa delle circostanze che condussero il giornalista all’incartamento. Forse qualche amicizia dei tempi del fascismo gliene indicò la collocazione, forse vi arrivò per altre vie. Sta di fatto che a lungo si è creduto che l’originale fosse scomparso, fino a quando lo storico Vittorio Coco non lo ha rinvenuto presso l’Archivio di Stato di Palermo. Gli uomini a cui Allegra consegnò le rivelazioni appartenevano all’Ispettorato interprovinciale di Pubblica sicurezza per la Sicilia, un organismo speciale istituito nel settembre del 1933.Il valore storico delle dichiarazioni di Allegra può intendersi richiamando il contesto storico-politico siciliano in cui videro la luce, segnato dal progressivo aggravarsi dei
conflitti intra-mafiosi e dunque dal crescente interesse per il tema. Negli anni Cinquanta da parte governativa si era sistematicamente negata l’esistenza del
fenomeno, o lo si era derubricato a questione di mentalità e di arretratezza culturale dei siciliani. Allegra descriveva la mafia come una struttura organizzata in “famiglie”, a loro volta
ordinate in gruppi minori (le “decine”) guidati da un “capodecina”. Egli rivelava l’esistenza di un ordinamento articolato in vari livelli: dalla famiglia a organismi di coordinamento di scala inter-provinciale cui spettava la risoluzione di particolari controversie. Un rituale iniziatico disciplinava il reclutamento: il nuovo adepto giurava di mantenere il segreto e di non tradire i suoi “fratelli”, pena la morte. Strutture poi spiegate anche da Tommaso Buscetta . Nel suo racconto, la mafia appariva peraltro come una setta “apolitica”, cioè disponibile a spalleggiare la fazione che assicurasse maggiore protezione in una determinata occasione. Lo stesso Allegra si era candidato alle elezioni del ’24, a Castelvetrano, quando la mafia stabilì di favorire allo stesso tempo una lista democratica e un’altra fascista.
L’arresto e la collaborazione
Nella primavera del 1937 , in piena era fascista, al termine di una brillante operazione antimafia condotta dai Carabinieri fra Castelvetrano, Gibellina e Santa Ninfa viene arrestato anche il medico Melchiorre Allegra, specialista in malattie infettive, che esercitava presso una casa di cura di Castelvetrano.La notizia scandalizzò la pubblica opinione dell’epoca: un medico che finisce in carcere e per mafia non era episodio frequente .Allegra, quando viene tratto in arresto ha 55 anni.Le sue dichiarazioni davano luce al quel complesso “mondo di mezzo- castelvetranese e siciliano che ha gestito il potere con l’aiuto della mafia. Allegra spiega come questo potere è capace di distruggere chiunque si azzarda a limitarne l’azione. Quel potere è rimasto in azione nella prima , nella seconda e forse anche nella terza Repubblica.
Il medico belicino , per ragioni che non sono state del tutto chiarite, comincia a collaborare con gli inquirenti . La data della sua confessione e’ del 23 luglio 1937. Allegra, spiega ai Carabinieri, tanti particolari sulle famiglie mafiose e sui legami con la massoneria, ambienti politici ,imprenditoriali e del clero locale . Il medico castelvetranese sa molto e parla di consorterie mafiose legate anche a uomini dello Stato che erano capaci di depistare indagini e proteggere importanti personaggi dell’epoca che frequentavano i salotti buoni della città. Nei suoi verbali spiega anche il rapporto con i grandi proprietari terrieri e imprenditori tornati dagli Usa e abili commercianti nel settore delle olive e del vino . Parla dei Saporito, degli Infranca e di altre famiglie ricche castelvetranesi e del loro ruolo nel tessuto sociale. Parla dei professionisti e dei politici al servizio del sistema mafioso. In particolare Allegra spiega il ruolo dei campieri, autentici colonnelli al servizio dei potenti latifondisti.Parla del ruolo dei boss nel controllo dei fondi rurali e nelle mediazioni commerciali dell’ epoca.
Allegra evidenzia la presenza di un vero sistema economico parallelo , presente già negli anni 30. Un sistema , dove girano montagne di soldi e che si ispira al modello economico-mafioso americano. Fiumi di carte scritte e firmate dal medico che, misteriosamente, vennero chiuse da alti ufficiali dei Carabinieri e Magistrati trapanesi in alcune stanze segrete. Allegra aveva detto tutto. Lo scoppio della seconda guerra mondiale consente alle famiglie ricche locali di far insabbiare le accuse del medico pentito. Qualcuno, dentro i palazzi del potere, aveva informato gli interessati delle denunce di Allegra.Il fascismo finisce sotto le bombe americane e con la complicità dei boss presenti negli Usa. Gli accusati si sentono tranquilli.Il nuovo potere è fatto di patti stretti con i boss di mafia. Finita la guerra,delle importanti confessioni di Allegra nessuno si preoccupava. Tutto doveva rimanere nel buio più assoluto. La verità chiedeva vendetta. De Mauro , non si sa come, di quei verbali se ne seppe dell’esistenza , solo il 22 gennaio 1962. Stranamente tre giorni prima della morte di Charles Luciano detto Lucky, negli USA.
Le pagine dell’ intera deposizione di Allegra vengono pubblicate da L’Ora di Palermo.L’articolo , sulla strana vicenda, rimasta sconosciuta per decenni lo firma Mauro De Mauro Il giornalista scomparso in situazioni misteriose nel 1972 e rimaste tutte da comprendere. De Mauro parla di Allegra , come l’unico uomo d’onore che abbia rotto il muro dell’omertà. Lo definisce il primo pentito di mafia, in un periodo storico dove, parlare di pentiti , era semplicemente una follia.La domanda che molti studiosi si fanno è scontata, ma allo stesso tempo inquietante. Come è stato possibile nascondere una testimonianza così importante per oltre 25 anni? La mafia e i suoi sodali borghesi è riuscita a bloccare questi verbali anche nell’era fascista e successivamente con la prima repubblica? Eppure, Allegra, in quelle carte, svelò molti segreti sulla mafia. Spiega che i suoi rapporti con Cosa Nostra cominciano al tempo della Prima guerra mondiale. E la stessa presidente Camassa che ai giovani presenti al dibattito narra cosa Allegra portò alla luce nelle sue dichiarazioni. Il medico castelvetranese raccontò della sua complicità con i mafiosi, per evitare la trincea nella prima guerra mondiale, agli «amici» e agli «amici degli amici». La ricompensa ai tanti favori è l’entrata nel 1917 nella famiglia mafiosa di Pagliarelli, una delle più potenti cosche nella mappa di Cosa Nostra palermitana. Allegra si fece la «punciuta» del dito medio, e giurò fedeltà ai boss, Insieme ai particolari sull’iniziazione. Allegra ,disegna molto bene agli investigatori, la geografia di un potere forte e inattaccabile. Parlò delle famiglie mafiose dei Cottone e i Saccone di Villabate, Greco e Crivello di Cruillas, Vitale di Altarello di Baida, Calò di Rocca, Trifirò di Monreale, Gentile di San Lorenzo, Motisi di Pagliarelli. Le dichiarazioni di Allegra definiscono anche i rapporti tra la mafia e il fascismo, prima e dopo l’intervento del prefetto Mori .Nel 1926 , il medico mafioso chiede l’aiuto dei boss per vincere il concorso di medico condotto a Palermo. Non riesce nell’impresa. L’ambito posto, viene assegnato ad un altro medico mafioso: Filippo Marcianò. Allegra, deluso decide di lasciare il capoluogo siciliano e apre una casa di cura a Castelvetrano dove viene aiutato dai borhesi e mafiosi della zona. Nella confessione del 1937 ,Allegra ,appare sdegnato dell’atteggiamento dei mafiosi che a suo dire parlano di grandi valori e poi si comportano da vigliacchi e assassini . Tutto il suo sdegno, non pregiudica però , di legare a Castelvetrano, nuovamente i rapporti con gli uomini delle famiglie mafiose del Belice. Per molti anni, Allegra diventa uno degli esponenti più potenti della mafia locale. Quando viene arrestato , ai Carabinieri che lo ammanettano dirà:”non posso fare a meno della mafia . Putroppo mi sono reso conto che sono talmente organizzati da far scendere un silenzio totale su nomi e cognomi con la complicità di uomini dello Stato. Senza la complicità di autorevoli esponenti dello Stato, la mafia perde potere”.
Fonte: documenti