Il pentito Benito Morsicato, intervistato da Paolo De Chiara, sul Wordnews.it , apre capitoli molto interessanti e, allo stesso tempo molto inquietanti, sulla latitanza di Matteo Messina Denaro
«Matteo Messina Denaro è un pezzo di merda. Voglio parlare con Di Matteo»
Morsicato, nella lunga intervista rilasciata a Wordnews.it, parla della clamorosa, rapina alla TNT di Campobello di Mazara di Trapani e della sua collaborazione con gli inquirenti. Collaborazione che ha funzionato per operazioni come la “Reset” e Eden 1 e 2 . Poi, quando ha cominciato a parlare della latitanza di Matteo Messina Denaro, annunciando questa intenzione ai PM di Palermo, qualcosa s’inceppa. Avviene uno strano furto di documenti. Un altra pagina tutta da capire sulla mancata cattura del boss. E’ sempre più evidente che è pericoloso, cercare la verità Matteo Messina Denaro. Qualcuno non vuole la verità e manda gente al massacro. Si può tranquillamente parlare di “depistaggi” mirati per favorirne la libertà. Un modo d’agire che prevede anche la distruzione di persone e di documenti importanti. Sul furto di quei documenti, come spesso accade nessuno ci mise le mani e tutto finì nel cassetto di sabbia
Pubblichiamo parti dell’interessante intervista
Morsicato e la rapina alla TNT di Campobello di Mazara
“Abbiamo avuto – dichiara-l’autorizzazione direttamente degli eredi di Matteo Messina Denaro, altrimenti la rapina non si poteva fare. Siamo stati autorizzati a fare questa rapina, con il patto che il 10% veniva lasciato al paese per garantire la latitanza di Matteo Messina Denaro.» Morsicato è tra i collaboratori che hanno consentito diverse operazioni e decine di arresti. Tra le altre anche le inchieste Eden e Eden 2. Nella prima operazione fu anche importante la denuncia dell’imprenditrice Elena Ferraro che ebbe il coraggio di denunciare un cugino del boss. Da ricordare anche la collaborazione del collaboratore scomparso, Lorenzo Cimarosa
Morsicato: “ gli eredi di Matteo Messina Denaro” stanno in galera?«Sì, sono i nipoti del cuore di Matteo Messina Denaro.Ho chiesto, per avvenimenti molto importanti, di poter parlare solo con il PM Di Matteo, per delle cose che sono successe nell’89, che ho visto di presenza. ».
“Nel 2014, afferma Morsicato nell’intervista- ho cominciato a parlare di Matteo Messina Denaro ho avuto un casino di problemi all’interno del Servizio. Poi ho scoperto che un carissimo amico d’infanzia di Matteo Messina Denaro, faceva parte della Commissione Antimafia regionale siciliana». Il riferimento è all’ex deputato Giovanni Lo Sciuto.
La rapina alla TNT di Campobello di Mazara di Trapani fu autorizzata dalla famiglia Messina Denaro. «abbiamo avuto- afferma il pentito- l’autorizzazione direttamente degli eredi di Matteo Messina Denaro».
Morsicato parla del bottino :«Seicento colli, tra articoli di gioielleria. Abbiamo venduto la merce intorno ai 200mila euro. Di cui più del 10% è rimasto a Castelvetrano. Nel novembre 2013 abbiamo fatto la rapina, nel dicembre 2013 sono scattati gli arresti della sorella di Matteo Messina Denaro, insieme ad altri suoi parenti e persone molto vicine a lui. Guarda caso, quando stavamo vendendo la merce e avevamo incassato intorno ai 60-70mila euro, si presentò il nipote di Messina Denaro, Francesco Guttadauro, perché aveva esigenze di soldi. Non per lui, ma per lo zio. Infatti gli consegnammo intorno ai 10mila euro perché servivano subito i soldi.» Sarebbe interessante chi ha partecipato al riciclaggio della refurtiva
Il mistero dei documenti rubati a Morsicato dopo che dice ai PM –di voler parlare della “Primula Rossa” e della sua latitanza–
Secondo Morsicato, le operazioni Eden1 ed Eden2 hanno interessato i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro.«Sì, – risponde nell’intervista a Wordnews.it -tutti i parenti di Matteo Messina Denaro e le persone molto vicine a lui.» Poi alla domanda sui colletti bianchi risponde: Questi fiancheggiatori sono tutti appartenenti a Cosa nostra o ci sono anche dei “colletti bianchi”? «Di “colletti bianchi” non ne ho parlato. Anche se sapessi qualcosa dei “colletti bianchi” non parlerei. Questa cosa l’ho detta anche ai magistrati.»Per paura?«Sì.»
E Morsicato racconta i motivi della sua paura e l’ennesimo mistero sull’operato dell’ufficio” giudiziario” di Palermo. Un furto di documenti tutto da capire
Di cosa ha paura? chiede De Chiara
«Nel 2014, quando ho iniziato la mia collaborazione, dissi telefonicamente a mia moglie, ero stato autorizzato dalla Procura di Palermo a poter telefonare ogni giorno dieci minuti solo a mia moglie per sentire lei e le bambine, loro già si trovavano in una località segreta e io in un carcere definito località segreta. Ero a Frosinone.A mia moglie dissi telefonicamente, perché era stata autorizzata a fare un incontro con i genitori in località segreta, di portarmi degli appunti, avevo il vizio di segnarmi tutto anche quando facevo parte dell’organizzazione mafiosa…»
E che succede?
«Mia moglie viene accompagnata con la scorta ad incontrare i genitori e guarda caso viene fatto il furto nella macchina di scorta. Vengono rubate le due valigie dove all’interno c’erano gli appunti, le cose che dovevo dichiarare ai PM.»
È gravissimo- sottolinea De Chiara nell’intervista- ciò che sta dicendo. In questi appunti cosa c’era scritto?
«Purtroppo non lo posso dire.»
Ma parliamo di fiancheggiatori, di “colletti bianchi”?
«Erano degli avvenimenti in cui mi segnavo la data.»
Avvenimenti legati a Matteo Messina Denaro?
«Sì, alla mafia di Bagheria. Da quel momento ho capito che, forse, stavo alzando un po’ il tiro.»
Dove avviene questo furto? «A Roma.» .Lei sta affermando che…
«C’è una denuncia…»
De Chiara incalza con altre domande
Lei ha affermato che ha chiesto, telefonicamente, a sua moglie degli appunti per poter fare delle dichiarazioni ai PM. Questi appunti, quando sua moglie viene accompagnata nella località protetta, spariscono. È così? «Sì. Mia moglie era dentro al centro commerciale, si avvicina uno della scorta, che erano in quattro, e dice: ‘purtroppo è successa una cosa, hanno rotto la macchina e si sono fregate le valigie. Fortunatamente non hanno toccato la paletta, il lampeggiante e la carpetta con tutti i documenti. Hanno preso solo le valigie’.
Mi scusi, ma come potevano sapere che in quelle valigie c’erano i suoi appunti?
«Le telefonate, sicuramente, erano controllate. Lo sa dove è avvenuto lo stesso furto, nello stesso periodo? Sempre su Matteo Messina Denaro. Così ho collegato…»
Dove è avvenuto?
«Al Tribunale di Palermo, nell’ufficio della Principato. Sparito un PC con le chiavette, dove c’erano tutte le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e delle importanti prove su Matteo Messina Denaro. Dentro la Procura. E allora mi son messo un po’ di paura.Poi ho chiesto, per avvenimenti molto importanti, di poter parlare solo con il PM dott. Di Matteo, per delle cose che sono successe nell’89, che ho visto di presenza. Mai nessuno mi ha fatto parlare con il dott. Di Matteo. Sono cose molto importanti…»
Ancora domande precise di De Chiara a Morsicato
Lei ha ancora altre cose da dichiarare ai magistrati?
«Sì. Non le ho dichiarate subito perché non mi sono sentito tutelato. Parliamo di cose molto delicate.»
Molto delicate perchè riguardano solo Cosa nostra o anche gli apparati dello Stato? «Anche gli apparati dello Stato.»
Dichiarazioni mai fatte?
«No. Ho piena fiducia solo con Di Matteo.» Un affermazione che fa molto riflettere.
Perchè vuole parlare solo con Di Matteo? E i Pm della Procura di Palermo non bastano?
DOMANDA DI De Chiara: Lei lo sa che i personaggi dei Servizi che ha descritto potrebbero rientrare in altri “misteri” accaduti in questo Paese (stragi, omicidi, sparizioni, ect.)?
«Per questo ho paura. Anche se qualche soggetto non c’è più oggi, ci può essere qualche altro soggetto collegato a loro. E con la paura di arrivare a loro possono fare qualcosa.»
Quindi, lei teme più certi personaggi legati alle Istituzioni (deviate), rispetto ai mafiosi legati a Cosa nostra?
«Sì. Il personaggio che appartiene alle Istituzione è il classico mafioso con il “colletto bianco”. Ha più potere del mafioso di zona. Il vero mafioso è colui che è “colletto bianco”, il mafioso è colui che fa il lavoro sporco. Se oggi si deve parlare di mafia si deve parlare anche di politica. Se cosa mi ha detto un operatore del NOP?»
Cosa?
«‘Ma perché tu pensi che se Matteo Messina Denaro, o qualche altro boss della Sicilia, vuole arrivare a te, anche se sei sotto programma di protezione, non ci arriva? Ci arriva’. Che significa questo?»
Lei come la interpreta questa frase?
«Che se oggi vai a toccare un pentito, gli vai a sparare – faccio un esempio -, si alza un polverone. Se ci sono dei mafiosi che stanno facendo affari succede un terremoto, perché iniziano perquisizioni, indagini. Queste cose di solito si fanno quando si dimentica, dopo dieci anni, dodici anni. Ma sa come va a finire? ‘Ma quello è stato ucciso, ma sicuro Cosa nostra lo ha ucciso. O si è rimesso in qualche cosa, con qualche amante’. Cercano di non far collegare quello che è successo alla mafia.»
Ma se avesse di fronte Messina Denaro cosa direbbe?
«Di parlare e far cadere lo Stato italiano. Matteo Messina Denaro sarebbe in grado di far cadere tutto, a cominciare dagli anni Sessanta, Settanta. Ma non gliele lascerebbero fare queste dichiarazioni.»