“Non possiamo continuare a fare annunci spot, a pubblicizzare fondi magicamente trovati nei cassetti oppure misure come se fossero già dei successi elettorali, quando manca tutta la programmazione sostanziale per attuarle. Siamo concordi nel ritenere ancora insufficiente la risposta del Governo di fronte all’emergenza in corso”. Così dichiara l’On. Fioramonti (MISTO), già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca al margine di un incontro con i rappresentanti delle sigle sindacali Giuseppe Sinopoli (FLC-CGIL), Lena Gissi (CISL SCUOLA), Pino Turi (UILSCUOLA), Elvira Serafini (SNALS-CONFSAL), Rino Di Meglio (FEDERAZIONE GILDA UNAMS).
“Pur riconoscendo l’eccezionalità della situazione generata dalla pandemia di Covid-19- continua Fioramonti- , la risposta per la riapertura delle scuole, in circostanze poco chiare, con risorse inadeguate rispetto all’entità degli interventi necessari e con indicazioni lungi dall’essere esaustive, desta non poche preoccupazioni nella comunità scolastica tutta”.
“Ad un normale periodo di assestamento durante i primi giorni di lockdown, sarebbe dovuta seguire prontamente una programmazione dettagliata dello svolgimento della didattica (a distanza nel periodo di chiusura, ma non necessariamente sulle spalle dei genitori), una pianificazione della messa in sicurezza degli edifici, un censimento delle risorse e del personale necessario e così via. Un’azione tempestiva e audace, insomma, che fosse espressione di un governo progressista, che avrebbe dunque dovuto mettere al centro la tutela del diritto all’istruzione, sancito dalla nostra Costituzione, e garantire il principio di uguaglianza, a protezione dei soggetti più fragili (studenti e studentesse con bisogni educativi speciali e con disabilità, famiglie con difficoltà di tipo economico o sociale)”.
“È necessario che il Consiglio dei Ministri, alla luce di tutte le lacune emerse e tuttora irrisolte, emetta con urgenza un decreto legge sull’avvio dell’anno scolastico che includa: 1) una revisione immediata delle norme sul dimensionamento (perché per garantire il distanziamento abbiamo bisogno di creare scuole di prossimità, con classi più piccole e didattica più dinamica, in controtendenza rispetto ai mega plessi con migliaia di studenti); 2) immissioni in ruolo per titoli e servizio, in modo da avere il prima possibile un contingente opportuno di docenti, dirigenti e personale ATA; 3) revisione della responsabilità penale dei dirigenti scolastici che permetta anche una maggiore collaborazione con enti del territorio nella realizzazione di percorsi formativi misti, che inevitabilmente richiedono una modalità innovativa sulla sicurezza degli studenti che svolgono attività fuori dall’edificio scolastico; 4) priorità all’inclusione scolastica, attraverso un piano di reclutamento immediato per gli specializzati sostegno. C’è massima condivisione per raggiungere questi obiettivi, da perseguire con ogni immediatezza.”
“È necessario che la scuola torni al centro, non solo a parole, ma nella riconversione delle idee in fatti concreti e in misure indispensabili alla ripartenza dei minori e della loro formazione ”- conclude infine l’ex Ministro.