Pubblichiamo l’interessante commento pubblicato da Pietro Cavallotti vittima del sistema Saguto.
A Caltanissetta si sta svolgendo un processo che sa di storia. Un dibattimento che sta assumendo una piega davvero surreale. Nel processo al giudice Saguto non è in gioco solo l’accertamento della responsabilità degli imputati, è in gioco anche la credibilità della magistratura e della Giustizia italiana che dopo il caso Palamara, ha dimostrato di essere minata all’interno da lobbisti , apparati di potere e correnti politiche.
Il caso Saguto e il sistema dell’antimafia siciliana ha dimostrato negli anni, a prescindere dalle sentenze, un’ arroganza di potere senza limite e l’applicazione di una legge, quella sui sequestri, che ha lasciato troppa discrezionalità ai magistrati e agli inquirenti. Il sospetto non è prova e se questo assunto vale per la Saguto che si sta difendendo con l’ottimo avvocato Riina che conosce bene il processo penale(ha difeso molti boss mafiosi di peso), deve valere anche per il semplice cittadino. Rovinare le persone solo per un sospetto o per qualche intercettazione non chiara non fa bene alla Giustizia. Falcone diceva: “ci vogliono i riscontri. Non bastano solo le dichiarazioni di un pentito”. Il Sistema Saguto ha dimostrato che anche i magistrati usano le raccomandazioni e usano il loro potere per sistemare figli e parenti. Non sappiamo se la Saguto verrà Salvata dai suoi colleghi ma che il suo sistema sapeva di clientelismo politico,nessuno lo potrà smentire.
In questa complicata vicenda, non si deve dimenticare neanche il caso del giornalista Maniaci, finito sotto processo e aggredito mediaticamente, perchè aveva osato, contrariamente ad altri giornalisti proni alla Saguto , di denunciare le vergogne del giudice palermitano
Troppo spesso il sistema antimafia dei Saguto ,dei Montante e di altri hanno giocato con la vita dei cittadini.Tantissime volte hanno difeso posizioni d’interesse e che alla fine hanno fatto pure bene alla sub cultura mafiosa, alimentando quel micidiale virus tra la gente che infetta l’opinione pubblica con il teorema:”megghiu la mafia almeno ni fa travvaggiari”.Insomma , come dire:”lo Stato è peggio della mafia. Leggete quello che dice Pietro Cavallotti
Pietro Cavallotti da Facebook
“Ho cominciato ad ascoltare su Radio Radicale l’arringa di un motivatissimo avvocato Reina, difensore della Saguto.
Se non ho capito male, il reato di corruzione contestato alla sua assistita, per una serie di motivi tecnici, ove esistente, sarebbe prescritto.
L’impostazione del Pubblico Ministero avrebbe una grande pecca: l’accusa si è limitata ad esporre dei fatti senza spiegare la causa del patto corruttivo che avrebbe legato la Saguto a Cappellano Seminara. Peraltro, non si è spiegato neppure in che cosa si sarebbe concretizzata l’antidoverosità degli atti compiuti dalla Saguto. Mancherebbe la prova dell’eccesso di potere, della violazione di legge. Si è rimarcato che il giudice penale non può sindacare ex post l’esercizio della discrezionalità del pubblico ufficiale. Insomma, la Saguto godeva di ampia discrezionalità prevista dalla legge e ora non possiamo fare un processo per censurare come è stata esercitata quella discrezionalità.
Ritorna un grande tema che abbiamo più volte sottolineato, quello di una legge che non funziona, sia per quanto riguarda la fase dei sequestri, del processo (ridotto ad una farsa) e delle successive confische, sia per quanto riguarda quella delle nomine e dell’amministrazione dei beni. La questione, purtroppo, è molto più complicata e non si può ridurre tutto a qualche mela marcia che forse ha rubato, senza considerare il cesto che le contiene. Chi dice il contrario mente, sapendo di mentire. Quello di Caltanissetta è processo palliativo, un ansiolitico per rassicurare l’opinione pubblica, per dimostrare che la giustizia è uguale per tutti e che il sistema ha gli anticorpi. Purtroppo non è così. Il compito della giustizia penale non dovrebbe essere quello di soddisfare l’opinione pubblica o, peggio, quello di sacrificare qualcuno per salvare un certo sistema.
Se ci soffermiamo sulle parole degli stessi Pubblici Ministeri, ci rendiamo conto che non una parola è stata spesa sui sequestri farsa, molti dei quali sono stati poi revocati. Il focus è stato la mala gestio, con la finzione di non rendersi conto che si può male gestire solo se a monte ci sono beni da amministrare. Forse a Catania, Trapani, Messina, Calabria e negli altri distretti d’Italia si sequestra con le prove e non sulla base dei semplici sospetti? Forse che in tutte le altri parti d’Italia le aziende in amministrazione giudiziaria producono benessere e opportunità per la collettività e non invece una mangiatoia per avvocati, pubblici ufficiali, magistrati senza che questo significhi commettere reati? Mettiamocelo bene in testa: sequestrare senza prove, piazzare amici e parenti, distruggere aziende non è reato.
Se il processo di Caltanissetta si risolverà in un nulla di fatto, avremo la prova evidente che il sistema (cioè la legge) non funziona perché gli imputati si sono limitati a fare danni alle persone e all’economia semplicemente applicando la legge.
Viceversa, qualora la Saguto e gli altri imputati dovessero essere condannati, allora vorrà dire che il sistema (cioè l’apparato tutt’ora in funzione che si è costruito attorno alla legge) avrà sacrificato tre o quattro persone per salvare se stesso. In tale ipotesi, molto improbabile, è verosimile che venga reso noto, almeno in parte, il contenuto della famosa agendina, ma non per dire che tutti erano colpevoli ma per ricordare, come chiarì la stessa Saguto, che tutti sono innocenti. O no?“