Dall’inchiesta sulle mazzette nella Sanità emerge la strategia di quello che era il cerchio magico di Crocetta. Il caso dell’ex deputato Digiacomo
L’antimafia usata come una clava. A pagarne le spese deputati, dirigenti, assessori non in linea con i gran consiglieri attorno all’allora governatore Rosario Crocetta. È quello che emerge in controluce leggendo le carte dell’inchiesta che ha portato agli arresti uno degli elementi di spicco di quel cerchio magico crocettiano: Antonino Candela, astro nascente ai tempi del governo dell’ex sindaco di Gela. Dall’indagine emerge un appalto, in particolare, secondo quanto scrive Repubblica che dimostrebbe l’uso di questo assurdo sistema per addomesticare i rivali con possibili denunce di connivenza mafiosa per chi avesse osato opporsi al cerchio magico della sanità. Fatti molto gravi su cui i PM sono stanno indagando. Ci auguriamo che si faccia chiarezza e che la legge valga veramente per tutti. Anche per Crocetta e suoi potenti amici
Antonio Candela, il manager diventato “paladino della legalità” durante il governo Crocetta
Quel mondo è franato. E’ rimasto vittima dei suoi errori e dei suoi encomi, come quello pronunciato nel 2014 da Crocetta nei confronti di Candela che, nei panni di direttore amministrativo dell’Asp di Palermo, denunciò le anomalie di una gara d’appalto sulla fornitura dei pannoloni: “E’ fervido auspicio che il suo metodo di gestione ispirato ai valori di massima legalità, diventi il modello condiviso in ogni settore dell’amministrazione regionale”, disse il presidente della Regione all’indomani delle minacce ricevute da Candela e dell’assegnazione delle scorta. La scorta, intesa come patente di moralità, diventata una sorta di status symbol, si è rivelata un boomerang: non solo per il manager dell’Asp, l’eroe anti tangente finito ai domiciliari per corruzione. Ma, in senso lato, per tutto l’apparato crocettiano, che volle costruire nuove modalità di intendere la politica, senza però fissarne le fondamenta.