GIOVANNI FALCONE STAVA INDAGANDO ANCHE SULLA SAISEB Tor di Valle e sulle varie attività di Angelo Siino nel trapanese prima di andare a Roma
I passaggi politici fanno parte della storia. Forse non sono utili alle sentenze giudiziarie. Di certo, sono utili al giudizio storico delle generazioni future. E’ importante conoscere la storia vera e non quella strumentale, per capire il presente. La verità è il principio fondamentale della libertà .
Chi cerca la verità senza condizionamenti di potere spesso muore. Se riesce a vivere renderà migliore il futuro delle nuove generazioni
La Saiseb e suoi appalti nel mirino di Falcone. Il magistrato stava indagando su diverse aziende all’interno della maxi inchiesta su mafia e appalti. Siino aveva interessi nel trapanese per miliardi di lire .Si muoveva in tutta la Provincia e teneva rapporti con mafiosi, politici e funzionari
La Saiseb e Castelvetrano: Siino aveva tanti amici tra cui anche Don Ciccio Messina Denaro
Il Comune di Castelvetrano , con la Saiseb non ha fatto un buon affare. oltre alla pessima qualità dei lavori effettuati e finiti anche sotto inchiesta negli anni 90, i cittadini castelvetranesi , hanno dovuto pagare all’azienda romana milioni di Euro alla Saiseb per un contenzioso che risale agli anni ’90. I fatti iniziano nel periodo storico della fine della prima Repubblica. Per la precisione tra il 1989 e il 1992. Le Amministrazioni comunali , al potere in questa lasso di tempo, insieme ad e dei commissari arrivati per scioglimenti anticipati del comune, ne gestirono le varie fasi. Dalla volontà politica e tecnica di realizzarle, al recupero delle somme per finanziare il progetto di oltre 8 miliardi delle vecchie lire, passarono diverse amministrazioni .
In quel periodo storico , il governo cittadino ,era saldamente nelle mani della DC che sfiorava il 40 % dei consensi , del PSI e dei partiti minori vicini al pentapartito . In verità ,tra il 1987 e il 1989, nella prima giunta Li Causi entrò anche il PCI, con il vice sindaco Di Bella. Fu un vero colpo di scena. Ma la DC castelvetranese di quel tempo, seppur forte di tanti consensi ,era molto litigiosa. I sindaci duravano mesi e venivano eletti e demoliti, in consiglio comunale. Il fatto più eclatante avvenne nella primavera del 1990 quando, la vecchia Democrazia Cristiana con tutte le correnti, andreottiana, morotea, manniniana e dorotea, ottenne per la prima volta, la maggioranza assoluta. 23 consiglieri su 40. Un boom . Nonostante il grande potere , L’ex sindaco Li Causi, vero vincitore di quella tornata elettorale fece il sindaco fino al 21/03/91 nel mezzo di tanti sabotatori. La sua giunta , dilaniata dalle beghe correntizie preferì cedere il passo, al deputato socialista,Vincenzo Leone che dal 21/03/91 al 29/10/91 fece il sindaco di Castelvetrano con una giunta tutta democristiana. Famosa la frase della “lista della spesa” per la scelta degli assessori. Li Causi si prese la rivincita nell’ottobre del 91 : Durò poco . A Gennaio del 1992 lasciò la poltrona. Dopo un mese diventerà sindaco Gianni Pompeo. La sua carica durò pochi mesi e fino allo scioglimento anticipato del comune che avvenne nel luglio dello stesso anno, per le dimissioni di tutti i consiglieri che , preferirono lasciare Palazzo Pignatelli, dopo l’operazione delle forze dell’ordine “Palma” .
I passaggi politici fanno parte della storia. Forse non sono utili alle sentenze giudiziarie. Di certo, sono utili al giudizio storico. E’ importante conoscere la storia vera per capire il presente. E il concetto vale per ogni passaggio della vita sociale.
La Saiseb e lo fognature di Marinella di Selinunte e quella scelta folle del depuratore a due passi dal mare
La Saiseb di Roma si aggiudicò i lavori dovevano essere consegnati entro 14 mesi dalla stessa Impresa, ma per una serie di motivi, i termini di consegna non vennero rispettati. I lavori, anzi, si protrassero fino al 1995 con un aumento di altri due miliardi dalla cifra iniziale. Nonostante l’Ente avesse pagato sia gli 8 miliardi iniziali che gli altri 2 miliardi per il ritardo.Nel 1997, con l’ex sindaco Bongiorno, la Saiseb, , chiese al Comune altri tre mld e cinquecentomila lire, somma comprensiva di interessi, spese legali e altro. Il Comune si oppose per anni, per poi pagare nel 2013. Oltre il danno economico i castelvetranesi stanno ancora pagando il danno ambientale di quella assurda progettazione. Il depuratore del Cantone è stata la scelta più folle di quella classe dirigente e che approvò l’intero piano fognario
La SAISEB Tor di Valle finisce nell’informativa Mafia -Appalti dei Ros diretti da Mori
La Saiseb Spa, fondata nel 1929, con sede a Roma, si è sempre occupata di appalti nei lavori pubblici, di strade, dighe e bonifiche tanto che tra il 1969 e il 1970, cioè negli anni immediatamente successivi al sisma che devastò la valle del Belice, ha avuto in appalto per decine di miliardi i lavori di costruzione delle infrastrutture, sia nella zona di Garcia sia nella valle del Belice. Gestita negli anni d’oro del dopoguerra dall’ing. Piero Catti Degasperi di Roma. Da quella data, la Saiseb Spa ha radicato le sue attività in Sicilia, tanto che il suo nome è nell’ informativa dei Ros, inviata, in data 16 febbraio 1991, all’allora Procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo, Giovanni Falcone. L’indagine è all’interno di un quadro complesso di legami tra imprenditoria e mafia.
Le date sono importanti per capire bene i collegamenti. La Saiseb era già sotto i riflettori dei Ros e di Falcone dagli anni 80 ma, nonostante tutto ,continuava a fatturare con gli enti pubblici. L’impresa romana , ufficialmente , durante la Prima Repubblica , non aveva mai avuto problemi con la giustizia, così come non ha mai denunciato minacce e ritorsioni in ambienti difficili come la Sicilia o durante gli appalti in Campania dopo il terremoto degli anni ’80. Falcone indaga e sa di avere carte che scottano. Gli inquirenti la conoscevano già dagli anni 70 per l’omicidio del Colonnello Russo. Falcone sapeva della Saiseb e dei suoi collegamenti con Siino. Quell’indagine, particolarmente dedicata non riuscì a completarla. Verrà spedito a Roma. Nel maggio del 1992 la strage. Toccherà ad Angelo Siino, scherzo della sorte, il “ministro dei lavori pubblici di Riina a “macchiare” la Saiseb e tutto quello che ha realizzato in Sicilia in quegli anni.
Nel contenzioso con i comuni la Saiseb trova la sua specialità.
Contenzioso con diversi comuni : quelli più corposi con il comune di Castelvetrano, per oltre tre milioni di euro, e quello di Licata, quasi 8 milioni di euro, per lavori completati fuori termine o mai finiti, risalenti a 30 anni fa. Nel dicembre del 1991 avviene a Castelvetrano , la firma del contratto dei lavori in appalto per le fognature di Marinella di Selinunte. Dopo più di un anno dall’aggiudicazione si parte. I lavori , ufficialmente, iniziarono nel gennaio 1992.
Subito scattò la corsa a “sistemare” amici . Molti operai vennero assunti su sollecitazione di amici di Siino che cercò di accontentare tutti: politici e mafiosi. Per i castelvetranesi che non rientravano in queste logiche di potere, al danno si aggiunse la beffa. Quella rete fognaria finirà per essere giudicata pessima.Sarebbe tutta da rifare per una imposizione della Commissione UE, che ha avviato da tempo una procedura d’infrazione nei confronti dello Stato italiano per il mancato trattamento delle acque reflue in alcune zone costiere, in particolare quelle siciliane e tra queste anche quelle appartenenti a Castelvetrano.
Tra la fine degli anni 80 e fino al 1992 a Castelvetrano arrivano soldi pubblici a palate
Processo Rostagno 2012 Angelo Siino alla sbarra parla di Mafia, politica, poteri occulti e appalti
Andava in giro per la provincia di Trapani Angelo Siino, si vedeva con tanti di Cosa nostra ne conosceva inconfessabili segreti. Come per Francesco Messina di Mazara, detto Ciccio, “u muraturi”, era il cassiere della mafia mazarese. Siino ha detto di avere saputo che era in grado di avere appoggi fin dentro il ministero di Grazia e Giustizia del tempo.
Siino conosceva anche invidie, gelosie e rancori. Per esempio dei non buoni rapporti tra i fratelli Agate, Mariano non dava tanta corda al fratello Giovan Battista. Quest’ultimo con Siino parlò del delitto Rostagno. “Ero rimasto già impressionato – ha detto – quando Francesco Messina Denaro a Castelvetrano mi aveva detto che gli voleva rompere le corna a Rostagno, e quando questo avvenne restai ancora più scosso, forse percependo questo mio malumore Giovan Battista Agate cercò di rappresentarmi altro, mi disse che non poteva essere stata la mafia per via di quel fucile esploso, “hanno usato una scupittazza vecchia”, spiegando a suo modo quello che era accaduto, ma Ciccio Messina che era vicino mi fece un segno con la mano, come dire di non starlo a sentire”.
L’odore degli aranci a Castelvetrano.Siino era di casa e aveva relazioni con mafiosi e politici
A Siino, in quel processo, è stata fatta la domanda dove aveva incontrato Francesco Messina Denaro quando questi gli parlò male di Rostagno. “Eravamo a Castelvetrano, in una casa vicino l’autostrada, era la casa di Filippo Guttadauro che era sposato con una figlia di Messina Denaro. Guttadauro è il fratello di Giuseppe, il medico capo mafia di Roccella. Ricordo di quella casa l’odore di aranci che la circondava”.
La mafia chiede soldi ai politici
Secondo Angelo Siino le cose si sono messe male per la mafia quando decise di chiedere i soldi anche ai politici. “Dissi a Riina che era come togliere il pane ai bambini”.
Un ex sindaco di Castelvetrano, non democristiano, viene citato da Siino in quel processo. Sono verbali agli atti. “a lui chiedemmo soldi”. Messina Denaro Francesco mi disse che un imprenditore (omissis) non era affidabile, lo convinsi però a dargli l’autorizzazione per potere fare i lavori dell’area artigianale a Castelvetrano. Un’opera costata miliardi di vecchie lire e di cui “il Circolaccio” ha già parlato.
L’imprenditore(omissis) dovette solo pagare un poco di più rispetto agli altri…Messina Denaro ci diede il permesso mafioso, l’ex sindaco, di Castelvetrano, quello politico…pagammo il 2 per cento alla mafia, il 5 per cento ai politici…”,
E ancora Siino parla con Don Ciccio Messina Denaro sempre al processo Rostagno
: Rostagno, “si lu senti parlari t’arrizanu li carni” “Non c’erano rapporti diretti tra imprenditore omissis e Messina Denaro, Messina Denaro diceva che omissis era uno sbirro, poi era uno che aveva rapporti con “fimmini” e Messina Denaro mi chiedeva perchè io ci andavo appresso….Diceva che era uno sbirro perché, mi disse Messina Denaro una prima volta, aveva un giornalista era uno terribile che gli scappava di tutto dalla bocca…questo giornalista era Mauro Rostagno…si tu lo senti parlare t’arrizzano li carni…è un cornuto…al povero Rostagno lo faceva diventare una pezza ‘nterra…”. “Messina Denaro per conquistare la mia attenzione contro Rostagno mi disse che questo dalla tv parlava degli appalti, lo faceva per farmi intervenire in questa situazione e io intervenni. …Messina Denaro mi disse che era ora che gli dovevano rompere le corna, immaginavo dopo gli incontri con Messina Denaro che Rostagno da un giorno all’altro avrebbe fatto una brutta fine…..
Le date sono importanti . Contestualizzare i fatti è fondamentale se si cerca di capire davvero la verità
La Saiseb Tor di Valle Spa, come scritto nell’informativa voluta da Giovanni Falcone, ha radicato le sue attività in Sicilia senza disturbi. Da Roma gestiva tutto. Il suo nome è più volte citato nell’informativa dei Ros,Ci sono le date i riscontri. In data 16 febbraio 1991, all’allora Procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo, Giovanni Falcone, all’interno di un quadro complesso di legami tra imprenditoria e mafia i Ros fanno arrivare quasi mille fogli di contenuti investigativi che toccavano il complesso mondo che legava, la mafia, i politici, i poteri occulti e gli appalti. L’indagine venne archiviata dopo la morte di Falcone.
Fonte: documenti, Art 21, SiPolis