l’interesse di Falcone e Borsellino per l’informativa dei Ros dedicata a mafia- appalti era altissimo . Chi dice il contrario offende la loro memoria. Quell’informativa fatta dai Ros diretti da Mario Mori trovò molte resistenze tra i colleghi dei due eroi. Perchè?
L’interesse dei Ros era quello di approfondire l’inchiesta, ma sappiamo che con il trasferimento di Falcone nel 1991, non avevano più la delega e così l’inchiesta fu dapprima depotenziata, indagando solo cinque persone, poi fu diffuso – non si sa da chi – il contenuto del rapporto che arrivò a tutti i soggetti sospettati di mafia coinvolti: Una cosa del genere ai nostri tempi avrebbe provocato terremoti mediatici. Passare l’informativa agli indagati consentì loro di correre ai ripari. Infine, per evitare stress, i magistrati pensarono di lasciare andare e dare retta a Scarantino. Fu tutto archiviato il lavoro dell’informativa, quando il corpo senza vita di Borsellino era ancora caldo. La richiesta di archiviazione – firmata dai sostituti Lo Forte e Scarpinato – fu avanzata pochissimi giorni prima dell’attentato.
In seguito ci sono state diverse inchieste giudiziarie “spezzettate” ma che non portarono a nulla visto che c’è stata una sorta di scompenso tra le intuizioni investigative elaborate da Giovanni Falcone
L’indagine dei Ros che dettero vita all’informativa mafia- appalti è nata sotto la spinta del magistrato Giovanni Falcone, tant’è vero che i Ros lo informavano delle indagini ben prima che redigessero il dossier. Infatti due sono le informative dei Ros consegnate a Falcone ( e anche a Lo Forte che era sostituto procuratore a Palermo): una datata il 2 luglio 1990 e l’altra il 5 agosto del 1990. Falcone aveva capito che non bastava arrestare gli esponenti dei clan, ma bisognava colpire la ricchezza di Cosa Nostra, frutto di vere e proprie attività imprenditoriali. Del resto già Leonardo Sciascia aveva tratteggiato la figura dell’imprenditore mafioso, Colasberna, ne Il giorno della Civetta.
Come accade spesso nelle indagini investigative, le collusioni vengono scoperchiate quasi per caso. Tutto cominciò quando, a settembre del 1989, avvenne l’omicidio di un imprenditore di Baucina, piccolo comune vicino Palermo. Nel corso delle relative indagini era emerso che l’impresa gestita dalla vittima legata alla mafia si era associata, in relazione ad un pubblico appalto di modesta entità, con la società Tor Di Valle Spa, di ben più imponenti dimensioni ed avente sede in Roma: all’epoca gestiva enormi appalti come la costruzione della nuova Casa circondariale di Civitavecchia, il prolungamento della linea ‘ B’ della metropolitana di Roma e altro ancora. È da quel momento che l’indagine si era concentrata su diverse società importanti della Sicilia che sarebbero entrate nel circuito mafioso.
L’informativa e gli intrecci misteriosi e pericolosi che portano a Roma
La vicenda è complicata. Occorre lavorare di fino, come fecero Falcone e i Ros per capirci qualcosa. E non è detto che ci si riesca. Falcone e i ros stavano mettendo le mani sul sistema che gestiva gli appalti dei miliardi in Sicilia. Un sistema con tanti passaggi e collegamenti . Come tante scatole cinesi che produceva montagne di soldi da riciclare non era facile venirne a capo. Nell’informativa finiscono tanti nomi che contano e anche società di Roma e Milano. Si mettono in evidenza decenni di gestione allegra e per miliardi di lire di appalti pubblici. Falcone, senza dubbio, stava lavorando ad un’altra max inchiesta. Stavolta non c’erano solo i boss sanguinari della mattanza palermitana degli anni 80 nel mirino.Probabilmente Falcone fu imboccato dallo stesso Buscetta che non poteva non sapere del sistema appalti – mafia. Buscetta non mise mai nero su bianco.Disse che parlare del terzo livello era vietato: pena la morte. In ogni caso Falcone ci lavorò e non sapremo mai se Buscetta suggerì verbalmente alcune piste da seguire.
Si parla del gruppo Tor di Valle di Roma in diverse inchieste. Nello stesso gruppo vi è anche la Saiseb . Queste grandi ditte si trovano spesso nel business della ricostruzione del Belice”. La Saiseb fece anche le fognature di Marinella di Selinunte, con l’approvazione di alcuni politici del tempo. La realizzazione delle opere fognarie, peraltro mal funzionanti del 1992, costarono miliardi delle vecchie lire e fino a al 2019 il comune di Castelvetrano ha pagato una montagna di soldi per un assurdo contenzioso. La Saiseb è giusto precisare, di contenziosi in Sicilia ,ne ha avuto diversi.
Leggendo qualche documento si evince che la Tor di Valle e la Saiseb sono collegate. In questo caso non ci vuole molta intelligenza investigativa. Appartenevano allo stesso imprenditore
La S.A.I.S.E.B. Spa e la Tordivalle Costruzioni Spa, fondata nel 1929, dall’ ingegnere Piero Catti Degasperi (cognome della moglie che lui ed i suoi discendenti hanno ereditato) con sede a Roma, praticamente fanno riferimento allo stesso proprietario . Sono aziende che negli anni, si sono sempre occupate di appalti nei lavori pubblici, di strade, dighe e bonifiche. Tanto è vero che, tra il 1969 e il 1970, cioè negli anni immediatamente successivi al sisma che devastò la valle del Belice, l’ing. Catti Degasperi ha avuto in appalto per decine di miliardi i lavori di costruzione delle infrastrutture, sia nella zona di Garcia sia nella valle del Belice.
Da quella data, la S.A.I.S.E.B. e la Tor di Valle Spa hanno radicato diverse attività in Sicilia. Le aziende dell’ingegnere , guarda caso, finiscono nell’ informativa dei ROS inviata, in data 16 febbraio 1991, all’allora Procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo, Giovanni Falcone. I Ros guidati da Mori e De Donno capirono che all’interno di un quadro complesso di legami tra imprenditoria e mafia vi erano forti collegamenti con l’imprenditoria romana e lombarda. Sempre in quella informativa spunta un altro nome grosso.
Nel 1998 – Febbraio – vengono resi noti alcuni contenuti delle registrazioni dei colloqui avvenuti nell’aprile del ’97 tra Angelo Siino e il colonnello dei carabinieri Gian Carlo Meli, consegnate alla Procura di Caltanissetta. Siino parla, tra l’altro, di un incontro avvenuto nel ’93 con un alto ufficiale dei Ros in cui questi gli chiese se conoscesse il nome dell’alto personaggio dello Stato che avrebbe raccomandato a Giulio Andreotti e a Salvo Lima l’impresa “Tor di Valle” di Piero Catti De Gasperi, genero di Alcide De Gasperi, per un appalto a Monreale (Pa). La Procura di Caltanissetta allora non tenne molto in considerazione quelle intercettazioni.
Raul Gardini e la Sicilia . Il collegamento al grande mercato del cemento
La Cassazione su mafia e appalti: ‘L’uomo di Gardini volle favorire Cosa Nostra”. Era il 31 Luglio 2012
La Cassazione respinge la revisione del processo Panzavolta, ex ad della Calcestruzzi condannato per aver favorito i boss. La sentenza riporta in primo piano i rapporti tra Gardini e Cosa nostra
Da uomo di fiducia di Raul Gardini e da alto dirigente della Calcestruzzi Panzavolta sarebbe intervenuto personalmente su un’impresa ,per “indurla a ritirarsi dalla partecipazione della gara”. Sul piatto c’è l’appalto per la strada provinciale San Mauro-Castelverde-Gangi. Di più: scende a Roma per la spartizione dei lavori della tonnara di Capo Granitola (Trapani). Tra le società presenti anche la Reale, impresa riconducibile a Totò Riina attraverso “prestanomi”.
Insomma Lorenzo Panzavolta, ravennate, classe ’22, tra gli anni Ottanta e Novanta, è uno dei protagonisti nella spartizione illecita degli appalti siciliani, mettendo “il proprio ruolo al servizio degli interessi mafiosi”. Lo scrive la Corte d’appello di Palermo nel 2008, lo ribadisce oggi la seconda sezione penale della Cassazione presieduta da Antonio Esposito che respinge così la revisione del processo chiesta dallo stesso ex dirigente della Ferruzzi. Rimane da capire cosa aveva “capito” Falcone e i Ros nel quadro più ampio dell’inchiesta. Sarebbe opportuno conoscere tutti i nomi degli indagati dell’informativa “Caronte”. Forse , dopo 30 anni, capiremo meglio il vero movente di alcuni gravi delitti
fonte: Il Dubbio, Documenti web marcosaba.tripod.com/mortistrane.html