Il pericolo più grande è che se ne aggiunga una finanziaria, agevolata dalle politiche monetarie ultraespansive degli ultimi anni.
Giulio Tremonti: «Il coronavirus? Mostra la crisi
della globalizzazione»
Coronavirus in Cina, crolla l’indice Pmi di febbraio. Una crisi peggiore di quella del 2008
La produzione manifatturiera, nel mese di febbraio, è crollata a quota 40,3 dal 51,1 di gennaio. Dato preoccupante per il primo Paese esportatore al mondo.Invetabili le ripercussioni anche sul sistema economico italiano
Peggiore della grande crisi finanziaria del 2008. La crisi del settore manifatturiero in Cina è profonda. La seconda economia del mondo e primo Paese esportatore ha registrato, in febbraio, un calo molto sensibile: l’indice Markit-Caixin, che misura l’attività manifatturiera, è sceso a un livello molto basso, confermando la gravità delle conseguenze economiche derivate dal coronavirus. L’indice Pmi per il settore manifatturiero, calcolato dalla società IHS Markit per il gruppo media Caixin, è sceso a 40,3 il mese scorso, contro i 51,1 di gennaio.
Le restrizioni contraggono l’attività
La lettura del dato, secondo gli analisti, è questa: una cifra oltre quota 50 indica un’espansione dell’attività e al di sotto di questo segnala una contrazione. Le restrizioni alla circolazione e le drastiche misure di contenimento imposte dalle autorità hanno paralizzato l’apparato industriale cinese e reso difficile il riavvio delle fabbriche. Un altro dato, l’indice Pmi ufficiale di febbraio (quello delle autorità cinesi), pubblicato sabato dal National Bureau of Statistics, si è attestato a 35,7 contro 50 a gennaio, crollando al di sotto delle previsioni già molto cupe (45) degli analisti. Il Pmi governativo, come l’indice Markit-Caixin, mostra un calo ancora più marcato dell’attività manifatturiera rispetto alla crisi finanziaria dell’autunno 2008. In sintesi, una caduta record.
Le restrizioni attuate in Cina hanno generato effetti a catena e colpito compagnie e grandi marchi: tra i principali Apple, Diageo, Jaguar Land Rover e Volkswagen che dipendono dal mercato di produzione e consumo della Cina.
Timido ottimismo
La produzione, i nuovi ordini e l’occupazione scendono tutti a tassi negativi record. Questa tendenza, tuttavia, secondo alcuni analisti, dovrebbe essere temporanea, con le aziende che prevedono un rapido recupero della produzione dopo l’eliminazione delle restrizioni per arrestare la diffusione del coronavirus.
Sono circa 80mila i cittadini cinesi infettati dal coronavirus, dal momento della sua scoperta a oggi; la maggior parte nella città di Wuhan, nella provincia di Hubei, nella Cina orientale. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha stimato in 6mila i casi di infettati in altri Paesi.
Fonte : Il Sole 24 Ore