Rinascita Scott, nella retata della Procura di Catanzaro c’è un indagato in carcere per una presunta tangente di 80 euro
Impresario di pompe funebri nei guai per un loculo. Filippo Polistena è finito ai domiciliari perché, nell’operazione di tumulazione, secondo I pm, avrebbe utilizzato mattoni forati anzichè pieni
Lo riporta, come fatto, il giornale “Il Dubbio”. Occorre sempre rispettare il lavoro degli inquirenti. Lo dice l’etica professionale di chi fa informazione avendo rispetto sia per il lavoro dell’accusa che per quello della difesa. Si rimane sorpresi a sentire che, un indagato vada ai domiciliari per 80 Euro di tangente ,peraltro presunta.Chi gode a buttarsi sugli indagati per sbranarli mediaticamente, faccia pure. Ancora una volta, poniamo all’attenzione dei nostri lettori l’importanza del lavoro investigativo e dell’attenzione da prestare all’indagato prima che venga buttatto in pasto ai leoni. La mafia , la ‘ndrangheta e la corruzione non si combattono “cu lu scrusciu” mediatico o pestando la gente a prescindere. Gratteri è un ottimo magistrato e, probabilmente, la fretta o altro non hanno consentito un’ opportuna valutazione di tutte le posizioni. Il caso di questo imprenditore non è isolato. Ci sono procure che si sono abbattute su indagati per cifre ridicole , ipotizzando gravi reati per centinaia di euro di presunti beni , poi rivelatesi mai intestati.Fortunatamente esistono i giudici del Riesame per correggere queste esagerazioni. Correggono ma non possono mai sanare il danno mediatico fatto. Purtroppo, occorre dire che in questi casi di pochi spiccioli , le procure continuano le loro battaglie accusatorie e trovano pure i Gup molto sensibili a condannare. Con 80 o 200 Euro si commettono gravi reati tali da sbattere la gente in carcere? Poi, magari, i poliziotti , rischiando la vita, beccano uno spacciatore che “attenta” la vita di molti ragazzi, vendendo veleno, e dopo un giorno , spesso, torna libero e libero di spacciare.
L’arresto per 80 Euro
Frode alla pubblica amministrazione per aver realizzato un loculo «con mattoni forati anziché pieni» nel cimitero di Bivona, frazione di Vibo Valentia. Il tutto del valore di 80 euro. È l’accusa contro Filippo Polistena, titolare di un’impresa di pompe funebri di Mirandola, nella provincia di Modena, indagato per aver procurato un danno erariale di 80 euro, appunto, al Comune di Vibo.
Il suo nome si accompagna ai nomi illustri di politici e imprenditori coinvolti nella maxi operazione “Rinascita Scott” guidata dal capo della Dda Nicola Gratteri che lo scorso 19 dicembre ha portato all’arresto di oltre 300 persone.
Un’operazione che ha coinvolto più di tremila uomini e che, secondo Gratteri, avrebbe disarticolato una rete di potere estesa in tutto il paese: avvocati, politici ed esponenti della società civile calabrese che avrebbero favorito gli affari della ’ ndrangheta, e del clan Mancuso, il cui presunto boss, Luigi Mancuso, è finito in carcere.
Per quel che riguarda l’imprenditore originario di Vibo Valentia, balzato alla cronaca negli ultimi mesi in quanto concessionario dell’unico centro specializzato in crioconservazione dei defunti, la misura si è “limitata” agli arresti domiciliari. E scorrendo le quasi 1300 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Catanzaro, il nome di Polistena risulta associato soltanto al reato di frode, perpetrato, secondo gli inquirenti, insieme al custode del cimitero di Bivona.
I due «in concorso tra loro, mediante artifizi e raggiri – si legge nell’ordinanza – consistiti nel simulare l’avvenuta tumulazione delle salme nel loculo comunale H22 del cimitero di Bivona nel rispetto delle normative vigenti in materia, in realtà eseguita in violazione del Regolamento di Polizia Mortuaria, poiché la tumulazione veniva realizzata in mattoni forati anziché in mattoni pieni, inducevano in errore il Comune di Vibo Valentia sulla regolarità dell’espletamento della commessa e quindi sulla legittimità della corresponsione del previsto corrispettivo, e procuravano un ingiusto profitto in favore della agenzia funebre di Polistena Filippo».
Nella richiesta di misure cautelari della Procura di Catanzaro il nome di Polistena compare anche all’interno delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che riferisce di presunti legami tra l’imprenditore e personaggi noti della massoneria di Vibo, che avrebbero «rapporti con la ‘ ndrangheta, nel senso che gli chiedevano dei favori e loro si mettono a disposizione». Ad ogni modo, nell’ordinanza di convalida del Gip non ve ne è riscontro, e l’uomo risulta estraneo all’accusa di associazione mafiosa imputata ad altri indagati.
Intanto è attesa per oggi l’udienza presso il Tribunale del riesame che potrebbe revocare la misura dei domiciliari. Ne è convinto il suo avvocato, Luigi Assisi, il quale, contattato dal Dubbio, racconta che alla base del procedimento ci sarebbe addirittura un caso di omonimia: l’agenzia funebre che ha eseguito i lavori di tumulazione non sarebbe la stessa di cui è titolare il suo assistito. «Ritengo che in ogni caso la misura nei confronti dell’indagato non dovesse rientrare nella maxi operazione Rinascita Scott», commenta Assisi.