C’è un assai brutto modo di reagire al putiferio di assurdità che il Conte Bis, il Governo detto malamente “giallo rosso” (che cosa vi sia di giallo proprio non so, di rosso ancor meno) ha fatto scoppiare nel Paese.
“E’ inutile preoccuparsi troppo. Tanto a sprofondare provvedono da soli”.
A parlare così sono gli stessi che qualche mese fa dicevano: “Sì, le fanno grosse, ma, poi con un po’ di pratica, diventeranno meno grossolani, un pochino più raffinati. Del resto la maggioranza ce l’hanno e il Governo se lo terranno bene stretto”.
E’ cambiato il giudizio e le situazioni. E’ vero. E’ un Governo di incorreggibili, ne faranno sempre più grosse. Ma proprio per questo “perché affannarsi? A sconfiggersi ci pensano da soli”.
Oggi il discorso è: “Sarà l’unica cosa di buono che faranno, ma la faranno presto. E’ piuttosto da preoccuparsi che il peggio non venga dopo”.
Così, per evitare il peggio e per avere fiducia nell’autolesionismo dell’antipolitica al potere, una consistente fetta dell’elettorato, solo in parte coincidente con gli elettori che non eleggono perché non votano, si sottrae alle preoccupazioni e si butta dietro le spalle la catastrofe incombente.
Sissignori. La catastrofe è incombente. Non si governa e nemmeno si sopravvive con l’unica costante del contrario della ragione e della razionalità.
E non è detto, invece, che follia, ignoranza, supponenza, arroganza e quant’altro formano il bagaglio mentale di questi cialtroni portino solo e sempre e, soprattutto, rapidamente alla catastrofe dei soli governanti che di tali negative qualità sono abbondantemente forniti.
La catastrofe è infatti quella della Nazione, della sua economia, del suo assetto politico-costituzionale. Bomba a scoppio ritardato, anche se non necessariamente.
E’ proprio l’assetto costituzionale, che non è costituito solo e tanto dalle norme scritte dalla Carta, ma dal complesso dei rapporti abituali tra i poteri, quello che più gravemente e quasi sempre non in modo fulmineo, si rovina e sprofonda negli Stati che sono colpiti dalla terribile tabe dello sconquasso delle Istituzioni.
Non è solo l’economia, la giustizia, le infrastrutture del nostro Paese che, in mano a questi sciagurati dilettanti dell’antipolitica da strapazzo sono destinati a subire spaventose lacerazioni. Sono le Istituzioni dello Stato, i principi fondamentali della Costituzione e della forma stessa di Repubblica Democratica Parlamentare che sono messi in pericolo e quotidianamente esposti ad un insopportabile strapazzo.
I guasti alle Istituzioni sono quelli che meno facilmente si notano e che assai più difficilmente si possono poi rammendare e ricucire.
E ad apparire le vittime degli errori e dei guasti istituzionali sono in questo orribile sistema, partiti ed individui che sono essi stessi espressione di una tragedia antidemocratica, di uno scadimento anche di figure umane che ha pervaso il nostro Paese.
Per questo, magari, personaggi come Salvini, che hanno dato alla scena della catastrofe incombente un contributo non indifferente, finiscono per essere oggetto essi stessi di sfregi alla Costituzione, di vittime della soppressione delle sue garanzie.
Mi riferisco, oggi, a Salvini oggetto delle prevaricazioni del Partito dei Magistrati, che profitta della sciagura populista per realizzare un suo progetto di presa del potere politico e di un diverso e diretto ruolo costituzionale.
E’ per questo che io ritengo, e ne sono convinto, che attorno alla difesa di Salvini dalla tragicomica incriminazione per “sequestro di persona mediante rifiuto di accoglienza e di autorizzazione all’ingresso abusivo nel Paese” occorra mettere da parte l’aspetto della individuazione della persona da difendere nella necessaria battaglia che deve essere ingaggiata contro questa demenza giustizialista della demolizione populista della Costituzione.
“Che s’ha da fa pe’ campa’”. Ma è così.
La questione Salvini è certo complessa e non è bella sorte quella che ci impone di difendere le sue ragioni (si fa per dire) e, al di là della sua persona, dei suoi gesti e comportamenti, a batterci contro la pretesa incriminazione con la quale il Partito dei Magistrati porge il suo non gratuito aiuto all’opera di demolizione delle strutture costituzionali della Repubblica al Cinquestellismo degli “arrabbiati” d’Italia (che sono poi, quelli che più frequentemente fanno arrabbiare tutti gli altri).
Mauro Mellini
02.01.2020