
Lo stop quando il falso pentito doveva telefonare ai magistrati. Colpo a sorpresa nel processo ai tre poliziotti
CALTANISSETTA – Dice, davanti ai giudici del tribunale: “Voglio parlare senza condizionamenti”. Ed è un fiume in piena di parole, dettagli, sfoghi. Anche perché per tre anni il suo nome è stato accostato ai misteri del depistaggio: “Scarantino ha sbagliato il mio cognome – dice – il Giampiero di cui parlava non ero io, ma un altro collega, che si presentava col mio nome”. L’ispettore Giampiero Valenti non riesce a trattenere le lacrime: “Io con questa storia non c’entro proprio nulla”. Era stato solo mandato a Imperia, una o due volte non ricorda, per scortare Scarantino. Ora dice, ed è una rivelazione importante: “Mi ordinarono di interrompere la registrazione di Scarantino perché il collaboratore doveva parlare con i magistrati”.
All’inizio del 1995, il balordo della Guadagna trasformato in provetto Buscetta era sotto intercettazione, le telefonate sono state scoperte di recente in un archivio del palazzo di giustizia di Caltanissetta. “Fu il collega Di Ganci, mio superiore, a dirmi che dovevamo staccare l’apparecchio. Quando poi smise di parlare coi magistrati, mi disse di riavviare”.
Fonte : Repubblica