Tra le notizie di crimini spaventosi che quotidianamente apprendiamo da stampa e televisione, forse più spaventosa ed allarmante delle altre è quella dell’organizzazione in seno ai “Servizi Sociali” di Reggio Emilia, che, producendo falsi rapporti e “prove” di delitti di genitori contro i loro bambini, ne otteneva il vero e proprio “rapimento” (Kidnapping, lo battezzarono gli Americani al tempo del caso Lindbergh).
Ora la “Magistratura indaga” e pare che già, sottratti dei bimbi così rapiti alle case-famiglia, autentiche case di “deposito” dei rapiti, li sta restituendo ai genitori che, con terribili minacce per la vita dei bambini, erano stati messi in condizione di non poter validamente reagire.
Già. La Magistratura indaga ed il Tribunale dei Minori di Bologna restituisce i piccoli ostaggi (destinati alla “vendita” a coppie in cerca di adozioni) ai genitori.
Evviva il Tribunale dei Minori??
NO! Evviva un cavolo!!! Il rapimento mostruoso, il “kidnapping giudiziario” non è potuto avvenire senza una sostanziale complicità di quel Tribunale.
Se i “Servizi Sociali”, divenuti brutali associazioni a delinquere, hanno potuto mandare ad effetto i loro delitti, ciò è avvenuto perché di fronte a così gravi accuse a quei poveracci ed a così terribili provvedimenti da emettere, il Tribunale dei Minori si è rimesso puramente e semplicemente “come di consuetudine” al rapporto dei delinquenti dei “Servizi Sociali”, ai “desiderata”, cioè, della mafia, senza sentire il bisogno di condurre un’inchiesta propria, di interrogare quei poveretti etc. etc.
Ho già scritto quel che mi capitò quando ero Deputato. Presentai una interrogazione perché, di fronte ad uno dei più naturali episodi di infantile irrequietezza (un bambino si era arrampicato per recuperare il pallone finito sul balcone di un coinquilino) il Tribunale dei Minori, guarda caso, proprio quello di Bologna, aveva “parzialmente condiviso” il parere espresso “a seguito di indagini sulle condizioni famigliari del minore accusato di violazione di domicilio” con il quale si “analizzava il comportamento “criminale” attribuendone l’origine al desiderio di “evasione”. Evasione da che cosa? Dai “rigori militareschi” dell’educazione paterna (il piccolo era orfano della madre) che “evidentemente” gli veniva somministrata da un padre Maresciallo dei Carabinieri.
Come tale il troppo (presuntivamente!) militaresco Maresciallo dell’Arma Benemerita doveva essere privato dell’esercizio della patria potestà con “ricovero” del piccolo in un istituto. Il Tribunale dei Minori, specificando che tale parere “poteva solo parzialmente essere condiviso” (!!!???) limitò il provvedimento all’esercizio “controllato della patria potestà”. Controllato da chi? Dai Servizi Sociali così evidentemente farneticati. Niente altro da dire!!!
Il Ministero della Giustizia rispose, cioè non rispose, alla mia interrogazione, ripetendo l’esposizione dei fatti così come da me fatta e di fronte al provvedimento di “sia pur parziale” condivisione di quelle folli proposizioni, non ritenne che di dover aggiungere: “Il provvedimento è impugnabile” (Grazie! Secondo il Sig. Ministro forse io non lo sapevo…!!!??).
Io non posso sostenere, dato il lungo tempo trascorso che vi sia un “continuum” tra il giudizio sulla pericolosità dell’educazione di un figlio arrampicatore di un Maresciallo dell’Arma (a non dire altro) e l’organizzazione di rapimenti e vendita ai richiedenti l’affidamento e l’adozione di oggi. Sarà, penso, tutto diverso sia ai Servizi Sociali, sia al Tribunale dei Minori. Ma il “continuum”, tuttavia c’è nella correità del rimettersi ai Servizi Sociali, favorendo così il trasformarsi di essi in turpi mafiosi, orribili rapitori e commercianti di bambini.
Non sarebbe male che gli odierni “inquirenti” non dimenticassero quell’episodio e quel che esso può aver significato nella “strutturale” impunità di guasti consumati in nome della Giustizia e di quelli lasciati consumare per non faticare troppo.
Mauro Mellini