Negli ultimi anni in Sicilia si registra un flusso migratorio tra giovani e meno giovani davvero preoccupante. Castelvetrano città commissariata per infiltrazioni mafiose e con decine di aziende sequestrate, negli ultimi anni ha perso oltre 1000 posti di lavoro e ha registrato la chiusura di centinaia di attività con Partita Iva. Nelle strade del centro storico sembra di vivere una scena del film -The day after-
.Nelle strade di Castelvetrano i giovani non ci sono più. Nel week end trornano i giovani che studiano a Palermo . Finita la maturità il 70 % di chi sceglie di continuare vanno a studiare al Nord o all’estero, dove pensano di trovare anche un lavoro dignitoso. Chi non continua , dopo due o tre anni va a cercare lavoro fuori a causa di mancanza di occupazione . Chi lavora in condizioni precarie o con poca retribuzione non può costruirsi un futuro. Nessuno ne parla della crisi. Non conviene. Chi lavora al sud, spesso accetta qualsiasi condizione per bisogno.
Il sindaco di Castelvetrano , ieri, in consiglio comunale dopo ore di tatticismi politici , ha parlato. Ha detto chiaramente- che la situazione molto difficile- e più che di prospettive di sviluppo e di progetti da finanziare , ha ricordato ai castelvetranesi di -pagare le tasse che non pagano da tempo- Ovviamente ha fatto il suo dovere. Le tasse, per legge, anche con servizi pessimi vanno pagate Se la gente lavorasse pagherebbe. La famiglia media se ha redditi paga. Gli speculatori no. Ci sono molti furbi che non hanno mai pagato e non pagheranno. Si dovrebbe guardare ai grandi patrimoni e a chi ha cospicue somme in banca e poi , magari, si scopre non possiede nulla. Chi non ha un lavoro e non può sbarcare il lunario difficilmente potrà pagare. Poi, con tanta gente che va via dimunisce anche la popolazione .Se non si sostiene un nuovo percorso di sviluppo sarò difficile generare lavoro e quindi un Pil in crescita. A Castelvetrano, in questi mesi, solo i cinesi aprono. I castelvetranesi, spesso ,chiudono e vanno via stanchi anche della gogna mediatica e di essere presi per grandi evasori. Il comune ha una montagna di debiti e non c’è un solo responsabile. La colpa è sempre dei cittadini
PALERMO – Se si potesse fare un paragone, la Siciliapotrebbe facilmente essere accostata all’immagine del Polo Sud dal quale, di tanto in tanto, si staccano giganteschi frammenti di ghiaccio che finiscono poi per vagare per mesi nei mari freddi dell’emisfero australe.
Similmente, anno dopo anno, un “pezzo” della nostra isola se ne va senza più tornare indietro. No, non ci stiamo riferendo a presunti movimenti della crosta terrestre che rischiano di fare a pezzi il nostro territorio, bensì ai continui spostamenti di quei siciliani che decidono di abbandonare la propria terra natale per cercare condizioni migliori altrove.
Ad abbandonare il borgo natìo, nella maggior parte dei casi, sono studenti e neolaureati che valicano il famoso Stretto di Messina per spostarsi nelle aree settentrionali del nostro Paese o all’estero. Le motivazioni sono facili da immaginare: proseguire il proprio percorso di studi in facoltà con un’offerta formativa migliore e sondare un mercato del lavoro più soddisfacente.
La Sicilia è una delle regioni del Meridione, insieme alla Puglia, che vede partire annualmente la quantità più corposa di giovani e ben 40mila studenti provenienti da queste due zone risultano iscritti alle facoltà del Nord Italia. Secondo le ricerche effettuate da Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, quella del fenomeno migratorio è una tendenza in costante crescita e la Sicilia, da sola, copre il 27% dei tassi migratori universitari.
Un’altra speranza di chi abbandona la regione per motivi di studio è quella di riuscire ben presto a trovare un‘occupazione lavorativa nelle regioni di nuova destinazione. Sempre secondo Svimez, negli ultimi 16 anni il Sud d’Italia è stato salutato definitivamente da un milione e 883mila residenti. Il 50% di questo dato è composto da giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, tra cui numerosi laureati. Tanti anche i ragazzi andati all’estero.
La Sicilia, anche in questo caso, è la regione che si piazza in cima alle graduatorie. L’isola è l’area del Meridione che nel 2016 ha perso il maggior numero di residenti: 9,3mila abitanti, più della Campania (9,1mila) e della Puglia (6,9mila). Questa tendenza, nel corso degli anni a venire, rischia di avere effetti disastrosi in termini demografici.
Per l’Istat, infatti, la Sicilia è fortemente soggetta a una drastica riduzione della popolazione nei prossimi decenni. Ad oggi nella regione risiedono 5.056.641 abitanti ma, con questi ritmi, entro il 2065 la popolazione residente potrebbe ridursi fino a 3,9 milioni. In parole povere, più di un milione di siciliani abbandonerà la Sicilia. Di contro i nuovi nati sono sempre meno e il territorio si sta sempre più popolando di anziani. Nemmeno il fenomeno migratorio diretto verso la Sicilia potrebbe rivelarsi capace di invertire la tendenza.
In questo contesto anche il welfare registra dati estremamente negativi. La forbice che riguarda il divario di qualità tra i servizi per il cittadino tra Nord e Sud resta sempre ampia. Malgrado gli improbabili inviti provenienti dal Ministero del Lavoro che scoraggiano i giovani italiani a compiere spostamenti lavorativi, per tanti la migrazione verso territori più floridi rimane sempre la risposta obbligata per evitare di rimanere con le spalle al muro.