Roma, 29 maggio 2019 – Come Brenno, il ‘barbaro’ Salvini getta la spada sulla bilancia. E detta l’agenda di governo con il tono di chi è pronto a mandare il Paese al voto se gli risponderanno di no. In cima alla lista degli obiettivi il capitano mette sicurezza, autonomia, giustizia, Tav e la flat tax. «Il governo va avanti – scandisce – se tutti fanno la loro parte e rispettano gli impegni presi. Non mi piacciono i giochini di palazzo. O vado avanti con questa squadra o si va alle elezioni». Alcune delle proposte leghiste per M5s rappresentano autentici rospi: accettarle significa compromettere definitivamente la propria immagine presso chi li ha sostenuti. Nello stesso tempo sanno che si tratta di un ultimatum: il banco di prova – dicono a via Bellerio – sarà rappresentato dal prossimo consiglio ministri, benché nessuno sa quando si farà. Prima dovrebbe esserci il vertice dei leader su cui la nebbia è meno fitta: forse oggi, forse domani.
C’è però un tema fuori dall’elenco che potrebbe arrivare al pettine prima di tutti: il caso del viceministro Rixi. La sentenza sulle spese pazze in Liguria è attesa nelle prossime ore: una condanna sarebbe per M5s un limite invalicabile. A differenza di Siri, la cui vicenda non figurava nel contratto giallo-verde, si tratterebbe di una situazione passibile nero su bianco di dimissioni.
Il capo dei senatori leghisti Romeo va in avanscoperta: «Ci auguriamo qualcosa di positivo, ma dovesse arrivare qualcosa di diverso Rixi resta al suo posto. La Lega ha deciso».
Il leader è più prudente. «Vedremo, noi commentiamo i fatti». In realtà per Salvini puntare i piedi sul sottosegretario non sarebbe facile. Dovrebbe stracciare quel contratto che intende impugnare per costringere i soci a cedere dove la posta in gioco è davvero alta: nei provvedimenti da adottare. Partendo da quel decreto sicurezza che, con la riduzione delle tasse e la Tav (un ordine del giorno al decreto sblocca-cantieri impegna il governo a commissariare anche questa opera) è la priorità: nell’ultima versione si prevede una maggior collaborazione con Infrastrutture (che promuove le misure) e Difesa sulla decisione di bloccare le navi dei migranti, nonché la cancellazione della pena fino a tre anni per chi ostacola pubblici ufficiali. Questo non significa che il caso Rixi sia un fuoco di paglia: la ferita Siri non si è rimarginata (parteciperà alla riunione della Lega sulla flat tax) e le dimissioni del vice di Toninelli l’allargherebbero. Sarebbe l’inizio del conto alla rovescia, in attesa di scatenare la crisi su un argomento più gestibile. Allo stesso tempo il problema di Salvini è combattere una guerra su due fronti: con gli alleati su quello interno. E con la Commissione Ue su quello estero. Su questo fronte disporre di una maggioranza che rappresenta oltre il 50% dell’elettorato potrebbe rivelarsi un’arma preziosa. Se è vero che la situazione sembra arrivata al limite, è anche vero che una decisione finale non l’ha presa.
Fonte : Quotidiano