
Giuseppe Pignatone procuratore di Reggio Calabria durante la conferenza stampa che si è tenuta oggi pomeriggio presso il palazzo di giustizia di Milano per illustrare l'operazione contro l'andrangheta in lombardia. MATTEO BAZZI
Il pm domani non sarà più a capo della Procura di Roma. Tredici candidati in gara, ma il più quotato è il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi. Un caso del destino. Alla Procura di Roma, un palermitano va e un altro palermitano potrebbe arrivare. Se Lo Voi andrà a guidare la Procura della Capitale chi verrà a Palermo?
L’ultima lezione di Pignatone: «Non fate politica con le indagini…»
Pignatone, amico di Giovanni Falcone E Paolo Borsellino , dopo una brillante carriere lascia la magistratura. E’ stato un magistrato che saputo combattere la mafia, con professionalità e saggezza e senza mai farsi condizionare da fenomeni politici
Dopo sette anni, da domani Giuseppe Pignatone non sarà più a capo della procura di Roma. Il pm andrà in pensione e già si è aperta la corsa alla successione.
È un lungo commiato, quello di Giuseppe Pignatone da capo della Procura della Repubblica di Roma. Fatto di interviste ponderate e snocciolate nel tempo e un libro recente, scritto a quattro mani con il collega Prestipino. Il primo magistrato lascia il Palazzo di giustizia di piazzale Clodio a Roma e tra due giorni sarà in pensione. Cioè proprio mercoledì, giorni in cui il Consiglio dei ministri si riunirà per decidere se allontanare o meno il sottosegretario Armando Siri dal governo – per chiarezza – in quanto accusato di corruzione per una presunta tangente sull’eolico: 30 mila euro presi per favorire l’insediamento di un impianto eolico in Sicilia di un imprenditore amico. Con il rischio di dividersi e, forse, cadere.
E nell’ultima intervista, che compare proprio sul Corriere della Sera, Pignatone manda un chiaro segnale alla politica che “affida ai giudici i problemi etici che non risolve” da sé. Anche l’ultimo episodio, che sarà oggetto della decisione del Cdm mercoledì, cioè il “caso Siri”, si può inquadrare, di fatto, in un caso di scuola: da una parte la Lega, ipergarantista, che tutela il proprio sottosegretario non acconsentendo alle sue dimissioni, spontanee o imposte; dall’altra, i 5Stelle che le chiedono a gran voce, perché sotto indagine e per togliere d’imbarazzo il governo.
L’eterno scontro tra magistratura e politica
Al fondo, c’è il contrasto tra magistratura e politica. È fisiologico?, chiede l’intervistatore: “Se dura da decenni, seppure in forme diverse – risponde Pignatone –, si deve ritenere che ci siano ragioni strutturali, al di là delle scelte o delle colpe di alcuni protagonisti che pure esistono” ma “il nostro, poi, è da sempre un Paese profondamente diviso, in cui si continua a negare legittimazione all’avversario politico e non si rinunzia a usare contro di lui il risultato delle indagini, a prescindere dal loro esito finale”.
“Anche perché – aggiunge poi – il nostro sistema processuale sembra fatto apposta per alimentare il conflitto. La scelta garantista di avere tre gradi di giudizio ha un costo inevitabile in termini di possibile contrasto tra le successive decisioni e di durata dei procedimenti, aggravata poi dall’incredibile carenza di risorse; mentre la tutela del diritto di difesa impone la discovery, e quindi la conoscenza, degli atti processuali anche in fasi iniziali delle indagini”.
Il ruolo delle intercettazioni
Tutto questo ha a che vedere anche con un uso eccessivo delle intercettazioni? Pignatone risponde che “spesso si dimentica che le ultime due legislature ne hanno esteso l’uso proprio ai reati di corruzione, anche con le tecnologie più moderne, della cui invasività ci accorgiamo ogni giorno di più”, tuttavia – precisa – “ben prima delle modifiche legislative, ho invitato colleghi e polizia giudiziaria a essere particolarmente rigorosi nella selezione da utilizzare. Così come ho introdotto criteri più stringenti per l’iscrizione degli indagati la cui notizia, di per sé sola, è spesso causa di discredito e danni sociali”.
Sono tredici i candidati in gara, racconta il dorso locale del Messaggero, e tra questi il più quotato sarebbe il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi. Ed entro la fine del mese dovrebbe arrivare la proposta dal parte della Commissione per gli incarichi direttivi del Csm. Nel mentre la procura di Roma sarà guidata da Michele Prestipino, a capo della Direzione distrettuale antimafia.
Intanto il procuratore Pignatone tornerà probabilmente a Palermo, la sua città, come detto più volte. “Torno a Palermo. Devo ricostruire una vita dopo undici anni lontano dalla mia città: sette anni a Roma e 4 a Reggio Calabria. Voglio ripartire con una vita un po’ più normale. Con la mia famiglia e il mio contesto palermitano: certamente la lettura sarà il mio hobby preferito”.
Fonte: Agi