Oclocrazia, democrazia, devastocrazia come dire dittatura del pensiero dominante
Termine greco («governo della plebe»), attestato per la prima volta in Polibio, che indica una forma degenerata di democrazia. Chi cerca l’omologazione di pensiero cerca la dittatura
Quando si temono rappresaglie nel dire ciò che si pensa liberamente finisce ogni forma di democrazia. La vera dittatura si conclama quando si chiudono le bocche attraverso il terrore . La libertà e il libero pensiero appartengono alla saggezza e non alla violenza
“È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”. Winston Churchill, in tempi lontani dai nostri, con un velo di ironia commentava quella che ad oggi è probabilmente l’unica forma di governo legittimata in occidente.
Come tutte le forme di governo, tuttavia, anche la democrazia ha i suoi limiti. Limiti che vanno tenuti presente per il preservamento della stessa.
Scrive Polibio nelle sue Storie:
“Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza, essi stimano più di ogni altra cosa l’uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell’abitudine, l’uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia”.
La libertà di espressione costituisce uno dei principi fondamentali degli ordinamenti democratici. Definibile anche come libera manifestazione del pensiero o libertà d’opinione, essa sancisce il diritto di ogni cittadino a esprimere liberamente le proprie convinzioni e idee, sia individualmente sia collettivamente.
Questo diritto costituisce il fondamento di vari ambiti del vivere civile come la politica, la fede, l’espressione nell’arte, nelle scienze e nella storia moderna, con la costituzione americana nel 1787 diventa una vera e propria legge. Fortemente limitata dai regimi totalitari e dalle dittature del Novecento, ancora oggi la libertà di espressione non è completamente riconosciuta nel mondo, spesso ostacolata per motivi politici, religiosi e culturali. In realtà, la libertà di pensiero è un lusso che può costare caro specie se è difforme dal pensiero dominante sostenuto dal potere
Però anche nelle democrazie in cui è pienamente riconosciuta, la libertà di espressione ha dei limiti giuridici, indicati nelle costituzioni.
La libertà di pensiero non è quella di usare la stessa libertà per dire tutto quello che si pensa per demolire gli avversari attraverso le contumelie . La libertà di pensiero è altro. Nessuno dei grandi filosofi che sono anche morti per le loro idee partiva dal presupposto dell’offesa altri o dal gettare fangfo in modo gratuito. Non sarebbero passati alla storia. I regimi totalitari hanno usato il pensiero degli intellettuali asserviti per negare la libertà vera. Ancora oggi, in Cina, o in altri paesi con governi di destra tipo il Cile o la Bolivia non è possibile esprimere liberamente ciò che si pensa. Oggi, piaccia o no la vera libertà si manifesta nei paesi scandinavi.Negli Stati Uniti se parli di comunismo rischi di finire in uno scandalo se non in galera per reati tutti da comprendere.
Tra i principali promulgatori della libertà filosofica e di espressione, si possono menzionare Spinoza, Milton, Voltaire, Fichte, Bentham e Stuart Mill.
LA LIBERTà DI ESPRESSIONE NEL MONDO ANTICO
La libertà di espressione ha una tradizione che parte dalle “poleis” dell’antica Grecia, dove si riconosceva la possibilità di esprimere le proprie opinioni nelle assemblee pubbliche.
Nelle poleis greche la libertà di pensiero e la libertà di parola erano indicate dal termine “parresia”. In Grecia poter dire ciò che si pensava era un diritto dell’uomo libero cioè del cittadino. Questo diritto non era quindi previsto per gli stranieri né tanto meno per gli schiavi. La parresia era ciò che distingueva la polis dagli altri regimi, era un diritto ma anche un dover che rispecchiava la vera natura della polis. Tutti i cittadini avevano la libertà di dire quello che pensavano ed erano tenuti a farlo perché se c’era parresia c’era democrazia, se c’era democrazia c’era la libertà di discussione e di critica di ciò che non funzionava all’interno del governo e nella città. Era come una garanzia che proteggeva il sistema da degenerazioni tiranniche.
Dei limiti però dovevano pur esserci, poiché l’uso sconsiderato del diritto di parola poteva danneggiare lo stesso sistema democratico che l’aveva prodotto. In questi casi chi era accusato di andare contro la democrazia era ridotto al silenzio attraverso l’ostracismo o condannato all’esilio.
Fonte web
Il Circolaccio