Settimo Mineo rischioò di essere ucciso nel 1982, nell’agguato in cui morì il fratello Giuseppe, un altro fratello – Antonino – era stato assassinato sei mesi prima, davanti alla gioielleria di famiglia.

Fu arrestato, chiamato in causa dalle dichiarazioni del primo pentito di mafia, Leonardo Vitale, all’inizio degli anni Settanta; poi, Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno aggiunsero altre rivelazioni e Mineo venne condannato al primo maxi a 7 anni, ridotti in appello a 5 anni e 4 mesi.

Il boss di Pagliarelli è stato riarrestato, dalla squadra mobile, nel 2006 e ha scontato un’altra condanna, a 11 anni. Ma non ha mai avuto un cedimento in carcere.

Uscito dal carcere Mineo ha assunto il ruolo di gran mediatore, di garante per tutte le famiglie. I carabinieri lo hanno seguito mentre tesseva la sua rete di alleanze per ottenere il più ampio consenso.

Il vecchio boss non utilizzava telefonini, e camminava molto a piedi, era lui che andava a trovare i mafiosi delle altre famiglie, un modo per evitare rischiosi summit.