Erano gli anni del dopoguerra, non c’erano leggi specifiche sui rifiuti però, con la gestione comunale si guadagnavano molti soldi. I terreni del Barone in via Campobello venivano usati come discarica negli anni prima del terremoto e forse anche dopo
Nella foto che pubblichiamo scattata durante gli scavi del Centro Servizi in Via Campobello del 2012 , pure gli ignoranti in Geologia come noi del Circolaccio si accorgono che sotto l’asfalto divelto per gli scavi per la realizzazione del Centro ,c’è uno strato di terreno scomposto e con diversi strati sovrapposti di evidente provenienza esterna. Di certo sono materiale di risulta. Si notano anche dei pezzi di asfalto, di travi, tubi, in profondità allo scavo. Non si può escludere anche la presenza di cemento-amianto. Tutti elementi che fanno pensare ad una vera discarica sotterrata .Non sapremo mai quello che è stato trovato e tolto in tutta l’area scavata. Ormai è tutto chiuso. Questi lavori finirono in una inchiesta, per la presenza di aziende in odor di mafia
I lavori del centro polifunzionale comunale rientrano nell’ambito dell’accordo di programma “Contratto di quartiere II” (costo 3.446.000 euro) ed erano iniziati il 14 maggio 2012. Gianni Pompeo, alla presenza del commissario straordinario dell’Istituto Autonomo Case Popolari, di allora dr.ssa Rosanna Conti, consegnò i lavori all’impresa Pietro Cicero Santalena di Modica con un intervento pari ad oltre 6 milioni di euro di finanziamenti pubblici, co-finanziati da Stato, Regione, Comune ed IACP, ed oltre 5 milioni di investimenti dei privati.
La Storia
Il Barone Di Stefano aveva moltissime proprietà. Molti terreni nel territorio di Castelvetrano dove poi si edificato per scarsa utilizzazione agricola. Il Belvedere docet.
La zona del Belvedere non era adatta a coltivazioni . Il Barone era assente ma sempre presente in città. In molti sapevano dei suoi interessi. Lui non si sporcava le mani .I suoi interessi furono curati per molti anni, come più volte riportato , dall’avvocato Beppe Bongiorno che diventando sindaco nel 1993, fece spazio all’avvocato Messina , erede di tutte le proprietà del Barone.
Chi conosce le cose di un tempo di questa città, ricorda come certi interessi abbiano unito , aristocratici, politici e imprenditori con la partecipazione strordinaria del mafioso potente di turno
Secondo quanto raccontato da un attento osservatore , il famoso Barone Di Stefano, nonostante vivesse nell’agiatezza di una suite di lusso e avesse rendite molto remunerative, continuava a mantenere forti rapporti d’interesse con il territorio di Castelvetrano. Secondo quanto riportato, si occupava indirettamente di rifiuti urbani . Il suo referente si chiamava Di Pietra e per decenni gestì con pochi mezzi il ciclo dei rifiuti.Tenne per qualche tempo i mezzi in un locale di via Pietro Luna. Molti rifiuti ,almeno fino alla costruzione della barraccopoli del Belvedere, verosimilmente vennero buttati nei suoi stessi terreni. Secondo alcuni testimoni anche negli anni 80 e 90 molti mezzi scaricarono nelle aree libere ,tra case e abitanti. Insomma, una filiera diretta: la ditta di Di Pietra raccoglieva e i terreni del Barone ricevevano. La copiosa presenza di rifiuti sotterranei in quella zona, è stata denunciata più volte alla Procura della Repubblica. Ci sono stati diversi servizi giornalistici. Il più eloquente è senz’altro quello del blog 500 Firme che riprende, in modo parziale quello che c’è sotto la superficie. Parziale perchè molte caverne non erano facili da raggiungere e perchè, durante i lavori delle case popolari molti rifiuti saranno stati sotterrati per sempre. Come sempre, tutto è accaduto senza che nessuno si accorgesse del grave danno arrecato all’ambiente e alle persone. Anche le tante denunce pubbliche avvenute da 10 anni a questa parte , non ha visto un PM aprire un fascicolo. Di recente anche un deputato del Movimento 5 Stelle ha scritto una relazione. Viene quasi da pensare che certi “affari castelvetranesi” siano non punibili dai magistrati. Probabilmente anche il costoso Centro Servizi, finito anche in un inchiesta antimafia, attualmente chiuso, è stato costruito su tanti rifiuti abbandonati e nessuno si è accorto di nulla. Per anni, secondo il nostro narratore in quell’area è stato portato di tutto. Del resto, prima delle barracche quella zona era molto lontana dal centro.
Quanti soldi hanno guadagnato su questo giro di “munnizza” pagato dal comune? Sono passati tanti anni, non si hanno notizie certificate. In regime di monopolio e per molti anni di soldi al Barone probabilmente ne arrivarono tanti. Poteva Di Pietra buttare rifiuti a gratis? Subito dopo il terremoto si comincia a parlare di discariche autorizzate e vengono approvate leggi specifiche .Non si potevano fare più “scarichi” di rifiuti in terreni non autorizzati dalle norme. Anche i sindaci che avevano coperto questa vergogna la bloccarono. C’era il rischio di qualche denuncia. E qui scatta il genio del Barone. Probabilmente, come tanti altri potenti, fiuta l’affare del post terremoto ,fa ricoprire tutte le fosse piene di ogni genere di schifezza e “piazza” i terreni di Via Campobello alle autorità che gestivano il post terremoto per la grande barraccopoli di Castelvetrano. Questa barracopoli durerà per 15 anni. Sugli stessi terreni il comune darà l’autorizzazione allo IACP per costruire le case popolari.
Il Circolaccio