
Tutto quello che la stampa schierata con I Dem e i loro padroni non vi diranno mai
La banca che per la terza volta è stata salvata dallo Stato è stata per anni dominata dalla politica. Il Pd ha difeso una banca dove sono stati girati soldi di potenti massoni e di intrallazzi in odor di mafia
Quelli della legalità di parte che dicono :in Sicilia solo mafia e loro gestivano soldi sporchi
Le ragioni per cui MPS si è trovata in questa situazione cominciano quasi trent’anni fa e hanno a che fare con il rapporto spesso malsano che la banca ha avuto con la politica locale a Siena.
Tra i protagonisti di spicco più emblematici, come ha ricostruito Il Sole24Ore, figura sicuramente la famiglia De Benedetti e la sua Sorgenia. L’imprenditore occulto di tante vicende politiche e che possiede giornali (Repubblica)e televisioni Emblematica per dimensioni e per quel ruolo innaturale che ha svolto Mps. La Sorgenia si è indebitata per 1,8 miliardi con il sistema bancario. La sola Mps, chissà come, si è caricata di ben un terzo di quel fardello. Seicento milioni erano appannaggio del solo istituto senese che ha fatto lo sforzo più ingente rispetto al pool di 15 istituti che avevano finanziato la società elettrica finita a gambe all’aria. I De Benedetti capita l’antifona della crisi irreversibile non si sono resi disponibili a ricapitalizzare come da richiesta delle banche.
MPS è stata per decenni controllata dalla politica, e lo è rimasta anche dagli anni Novanta in poi. Fino a pochi anni fa, infatti, la maggioranza assoluta delle azioni della banca erano possedute dalla Fondazione Monte dei Paschi, un’istituzione semi-privata i cui vertici vengono nominati in gran parte dai rappresentanti della politica locale, come il sindaco di Siena, il presidente della provincia e quello della Toscana (oggi la fondazione ha una percentuale trascurabile di azioni della banca). Visto che il centrosinistra è sempre stato molto forte in quelle aree, MPS spesso viene indicata come una banca vicina al PCI, ai DS e ora al PD
Molte altre banche italiane avevano quote possedute da fondazioni bancarie, ma MPS era l’unica in cui il controllo completo era in mano alla Fondazione. Il risultato di questo controllo “politico” della banca fu che MPS e la Fondazione investivano in maniera massiccia a Siena e più in generale in Toscana, in base a logiche politiche e spesso senza tenere conto della sostenibilità e della profittabilità degli investimenti. Ogni sorta di attività in provincia era finanziata con il denaro della banca: dall’università agli ospedali, dalle squadre sportive agli eventi culturali.
Ma i manager e i politici che guidavano la banca non erano generosi solo nei confronti del loro territorio. In questi ultimi anni i giornali hanno scoperto diversi casi in cui sono stati concessi prestiti o altri favori a importanti personaggi politici. Il Fatto Quotidiano, per esempio, ha raccontato che MPS ancora oggi si rifiuta di riscuotere da Silvio Berlusconi una fideiussione che vale più di otto milioni di euro.
La necessità di distribuire denaro sul territorio ha spinto i manager della banca (TUTTI AREA PD)a compiere diverse operazioni rischiose e ai limiti della legalità. Un’inchiesta della magistratura iniziata nel 2013 dimostrò che per quattro anni alcuni manager avevano sottoscritto dei complicati contratti derivati con alcune banche. Grazie a questi titoli, tenuti nascosti ai controllori interni e agli istituti di vigilanza, gli amministratori riuscirono a mascherare le perdite del 2009 e a spalmarle, con grossissimi interessi, sugli anni successivi. Grazie all’operazione i vertici della banca riuscirono a distribuire utili anche quell’anno, così da permettere alla Fondazione di continuare a finanziare le sue attività.
L’operazione più spericolata fu probabilmente l’acquisto per 10 miliardi di Banca Antonveneta (BAV), uno storico istituto bancario italiano finito in crisi e acquistato prima da un gruppo olandese e poi da uno spagnolo. In quei mesi il settore bancario era in crescita ed MPS era una belle poche banche che non avevano compiuto grosse acquisizioni negli anni precedenti. Inoltre, proprio in quei mesi, politici e opinionisti parlavano spesso della necessità di mantenere “italiana” BAV. Alla fine del 2007 MPS ultimò l’acquisizione, ma molti fecero notare che appena pochi mesi prima BAV era stata ceduta al gruppo Santander per appena 6,6 miliardi di euro: in pochi mesi MPS aveva pagato per la stessa banca un prezzo quasi doppio.
MPS finanziava pure i partiti amici del PD
Da una risposta dell’istituto senese a una domanda posta da un azionista, è emerso poi che al 31 dicembre 2017, il gruppo Mps «vanta crediti nei confronti di 13 partiti politici per complessivi 10 milioni di euro, di cui 9,7 milioni non performing». Il gruppo, viene aggiunto, «vanta crediti per complessivi 67 milioni» di cui 61 performing, nei confronti di «persone fisiche che occupano o che hanno occupato importanti cariche pubbliche come pure i loro familiari diretti o coloro con i quali tali persone intrattengono notoriamente stretti legami». Dei 9,7 milioni di crediti non performing nei confronti dei partiti, 8,2 milioni rientrano nell’operazione di cessione e cartolarizzazione di crediti in sofferenza.
Fonte : Blog, documenti ,Il sole 24 Ore
Il Circolaccio