
Ciancio, Nitto e l’omicidio Lipari
Le rivelazioni del pentito Di Carlo
La scelta vincente di don Ciccio Messina Denaro che non si oppone all’omicidio Lipari per non rompere con il nuovo asse Riina- Santapaola-Minore
L’assassinio di Vito Lipari nell’intreccio complesso tra la mafia catanese e quella trapanese
I rapporti erano iniziati già negli anni 50 tra i Minore di Trapani e i Saitta di Catania
I Cavalieri Costanzo amici di Andreotti trovano ampio spazio nei loro affari nel trapanese. Costruiscono l’areoporto di Birgi, interi quartieri a Trapani e molti lavori faranno anche per la ricostruzione del Belice. Secondo alcuni pentiti, Il boss Minore impose a Costanzo la protezione di Santapaola dopo la morte di Saitta. Un gesto che dimostra la forza della famiglia mafiosa trapanese che addirittura apre al traffico di droga prima della mafia palermitana
Secondo alcune rivelazioni dell’epoca e riportate nelle trasmissioni di Mauro Rostagno tra i catanesi e i Minore stava nascendo un forte accordo voluto anche dai corleonesi che erano stanchi delle pressioni dei Salvo e del gruppo mafioso storico di Palermo. I Costanzo dovevano espandersi in questa parte di Sicilia e questo cozzava con gli interessi dei Salvo. Mariano Agate che all’epoca dei fatti ,come racconta il pentito ,Antonino Patti era capo della mafia del Belice, chiese a Ciccio Messina Denaro che si era alleato intanto già con i corleonesi, un accordo. La famiglia di Castelvetrano non si oppose all’omicidio che avrebbe indebolito di più i Salvo, dopo l’onta del sequestro Corleo. All’omicidio Lipari partecipò anche qualcuno della famiglia mafiosa locale.Questo atto di rispetto voluto da Don Ciccio, fece prendere quota alla sua caratura mafiosa. infatti, dopo l’arresto di Mariano Agate, Don Ciccio prenderà il suo posto
Don Ciccio o chi per Lui, si trova nel mezzo di una guerra di mafia di proporzioni bibliche. Alla base ci sono i tanti miliardi pubblici da spendere e il traffico di droga e di armi. In più c’è Gladio. Un mix pericoloso come la bomba atomica. Don Ciccio sceglie i corleonesi nemici dichiarati dei Salvo che volevano avere tutto per loro. Troppi soldi i Salvo avevano fatto: dal terremoto, dalle esattorie e dagli appalti. Troppo potere che i corelonesi finiscono per distruggere con l’aiuto delle famiglie di Trapani , Mazara del Vallo e Castelvetrano che “ridimensionano” la mafia storica di Alcamo, Castellammare del Golfo e Salemi
Lipari era molto potente .Quando fu ucciso era vice segretario provinciale della DC di Trapani e capo, insieme al deputato Totò Grillo, padre di Massimo, della corrente Dorotea molto vicina ai Salvo di Salemi. era anche direttore dell’area industriale di Trapani
ci sarebbe un caso specifico in cui sarebbe intervenuto l’imprenditore “Ciaccio”. È il 13 agosto 1980. “Nitto Santapaola, Franco Romeo e Ciuzzu u firraru (Francesco Mangion, ndr) sono andati a trovare Mariano Agate, boss di Mazzara, per avere una serie di informazioni su una serie di società collegate a uno dei Cavalieri. Poi però sono stati fermati a un posto di blocco e sono stati arrestati perché accusati dell’omicidio del sindaco di Castelvetrano Lipari.
l’allora sindaco di Castelvetrano era appena uscito dalla sua villa sul litorale di Triscina ed era diretto in municipio. A metà strada la sua auto venne affiancata da un’ altra macchina con due o tre persone a bordo. Non ebbe nemmeno il tempo di reagire, di tentare la fuga impossibile: fu investito da una tempesta di fuoco e l’ ultimo colpo gli fu sparato sul volto, sfigurandolo. Dell’ omicidio Lipari, Benedetto Santapaola e Mariano Agate ovviamente non sapevano nulla. Almeno così raccontarono ai carabinieri di Castelvetrano. Le armi? Erano servite per una battuta di caccia fatta nella tenuta di un personaggio di primissimo piano di cui non si è mai saputo il nome. A fornire più dettagli fu proprio Santapaola: al momento del delitto i due si trovavano all’ imbocco dell’ autostrada Palermo-Catania e come preciso riferimento citarono la presenza di una pattuglia della polizia ad un casello autostradale. Rimangono quattro giorni a disposizione dei Carabinieri e poi rilasciati
Tutto qui? Per il capitano Vincenzo Melito quelle spiegazioni non facevano una grinza e il magistrato autorizzò il rilascio. Il capo del nucleo investigativo dei carabinieri di Trapani avrebbe comunque rivisto Santapaola.
Il boss accusato di essere uno degli organizzatori del delitto Dalla Chiesa era molto introdotto negli ambienti imprenditoriali catanesi. La moglie era titolare di un grossissimo autosalone ed è proprio lì che Melito acquistò una macchina, sostituendo la sua vecchia Fiat “131”. Ma ormai il suo rapporto con l’ Arma dei carabinieri era concluso. Un anno dopo l’ assassinio del sindaco di Castelvetrano il capitano Melito lasciava Trapani per ritornare a Messina, la sua città natale. Ad attenderlo c’ era un posto di direttore della filiale della Banca industriale di Trapani. Andava a lavorare per conto di uno dei più importanti istituti di credito della Sicilia occidentale, di proprietà della potentissima famiglia dei Ruggirello, del padre di Paolo poi diventato deputato, su cui si era indagato nell’ ambito di una serie di accertamenti patrimoniali
Cosa ci faceva il boss catanese a Castelvetrano, il giorno dell’ omicidio Lipari ? E la famiglia mafiosa comandata dai Messina Denaro poteva subire un delitto così grave senza sapere? Santapaola non si sarebbe mai permesso di pestare i piedi a Don Ciccio.
La frettolosa la scarcerazione dei boss arrestati, fa pensare che l’ordine di uccidere Lipari arrivava da alte sfere. La mafia, come sempre si era sporcata le mani . Questa strana gestione degli arrestati comincia a far scoppiare le polemiche su Trapani, su questa città che aveva vissuto l’ omicidio di un sostituto procuratore della Repubblica (Ciaccio Montalto) che aveva visto allontanare dal vertice della Squadra mobile due dirigenti di primo piano (Ninni Cassarà e Giorgio Collura). Una città organizzata attorno a un sistema bancario il cui gigantismo creava più di un sospetto, con una magistratura divisa e spesso ambigua
Dopo l’ omicidio si parlò di appalti, speculazione edilizia, di feroce guerra all’ interno dei gruppi economici che comandano nel Trapanese.
La morte di Rostagno e l’omicidio Lipari
Rostagno era stato assassinato la sera del 26 settembre 1988 da un commando armato fino ai denti nei pressi della comunità, nelle campagne di contrada Lenzi, mentre tornava dagli studi di Rtc, l’emittente televisiva dalla quale ogni giorno denunciava il micidiale intreccio fra mafia, massoneria deviata e politica corrotta. Per gli editoriali e le inchieste sul delitto del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari, sulla loggia segreta “Iside 2” che operava all’interno del circolo culturale ‘Scontrino’ (che faceva da copertura), e sui torbidi affari della politica locale, era stato avvisato “di non dire minchiate”
Fonte: Live Sicilia, Repubblica, Unità, RTC
Il Circolaccio