Il conte Cassina, la mafia castelvetranese e i cavalieri del Santo Sepolcro

La storia della famiglia Cassina a Palermo |Gioie e dolori del Conte Arturo e le sue amicizie con i boss di Castelvetrano

Il conte Arturo Cassina, impresario edile, di origine comasche giunge in Sicilia, dalla Lombardia agli inizi degli anni trenta  sposando una nobile siciliana,dando un nuovo aspetto all’arredo urbano della città di Palermo.

Il suo primo appalto dal Comune di Palermo lo ottenne nel 1938. Da allora le imprese dei Cassina gestirono fognature e strade della città (per un periodo in associazione con altre imprese anche la pubblica illuminazione) ininterrottamente fino al 1985.
Negli anni ’70 fonda una “società anonima” la Lesca.


Con la “Lesca” Arturo Cassina per 47 anni, si è occupato della manutenzioni delle strade di Palermo.
La storia dei Cassina è legata anche agli anni che furono definiti “il sacco” della città . 
La Cassina è stata anche la ditta appaltatrice per la costruzione dell’autostrada Palermo – Mazara del Vallo .

i loro affari erano in collegamento anche con i Rendo e i Costanzo di Catania

Il conte Arturo, secondo relazioni investigative dell’epoca , rimaste nei cassetti aveva ottime relazioni  con il boss di Castelvetrano don Pippino Rizzo che condivideva ogni cosa con Don Ciccio messina denaro suo compare d’anello e che stava già maturando la leadership della cosca di Castelvetrano da alcuni anni. Don Ciccio approvava le scelte di Rizzo

Ma l’asse degli affari del dopo terremoto porta a costruire relazioni tra aristocratici, borghesi, politici e imprenditori raspanti.  La mafia fa la sua parte

A  Castelvetrano Rizzo apre le porte ai Cassina 

Le porte si aprono anche per i  Rendo e i   Costanzo che avranno  diversi riferimenti imprenditoriali per molti lavori post terremoto tra cui, il castelvetranese Giuseppe Curaba

La storia dei Cassina “stranamente” si lega a Castelvetrano .

Avevano molti terreni in zona Strasatto che furono trasferiti a castelvetranesi mafiosi negli anni 70
Insomma, da alcune attente valutazioni giudiziarie non   considerate,  Castelvetrano finiva sempre per entrare nei giri degli affari che contavano anche negli 60 e 70

I Cassina dominavano a Palermo

Le polemiche sugli appalti vinti sempre dalle medesime imprese sono scritte nella storia della città tanto che negli anni ’70 per cercare di togliere argomenti ai suoi detrattori Cassina riuscì a fondare una “società anonima” la Lesca.

Proprio nel settembre del 1974 la Lesca vinse l’appalto per le manutenzione di Palermo e in quegli anni si disse che Cassina avesse passato la mano. Non era così. Si scoprì in seguito che la Lesca era soltanto un’altra società sempre del conte Arturo Cassina che per 47 anni, ininterrottamente, riuscì ad essere l’uomo della manutenzioni.

I Cassina agli inizi degli anni 80 cominciano ad essere colpiti da inchieste

L’ inchiesta si riferisce ad un giro di fatture false emesse da una sorta di centrale dell’ illecito controllata da due piccoli imprenditori, Antonio Abbate e Vincenzo Marcianò, che hanno rilasciato alla Lesca fatture per lavori di movimento terra e trasporto di materiale mai eseguiti. L’ importo totale supera di poco il miliardo e mezzo e fa riferimento agli anni 1983-1984.

 

Una storia complessa ed intrisa di misteri quella della famiglia Cassina. Lui, Arturo, il Conte, andava fiero del suo titolo di cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme. un titolo di cui era stato insignito nel Duomo di Monreale durante una cerimonia alla quale, raccontano le cronache dell’epoca, parteciparono comandanti dei carabinieri, questori, prefetti e tutta la gente che contava all’epoca.

Due i figli del conte che balzarono più volte agli onori delle cronache per motivi diversi. Duilio, il manager, l’erede anche lui nominato cavaliere del santo sepolcro di Gerusalemme anni dopo, e Luciano la cui storia è legata al suo lungo rapimento.

Luciano venne rapito dall’anonima sequestri siciliana su ordine di Luciano Liggio e rimase “prigioniero” della mafia per circa un anno e mezzo. venne liberato dietro al pagamento di un riscatto da 1 miliardo e 350 milioni di lire. La procura di Palermo indagò sul sequestro avvenuto proprio mentre la mafia siciliana era senza cupola. Stefano Bontade era in carcere e comandavano i corleonesi di Liggio.

Giovanni Falcone studiò a lungo quel sequestro e fra le ipotesi investigative c’era il fatto che l’estorsione ai Cassina fosse uno “sgarbo” diretto proprio a Bontade. Anni dopo la famiglia Bontade venne sterminata nella villa di Ciaculli durante l’ultima fase dell’ascesa di Totò Riina.

La storia dei Cassina è dunque legata a Palermo, legata agli anni che furono definiti “il sacco” della città anche se quelle imprese non furono mai legate alle costruzioni autorizzate alla moglie del papa Michele Greco, Rosa Castellana, dall’ex sindaco Vito Ciancimino

Dall’alto della sua villa con tanto di piscine e zoo privato a Villagrazia di Palermo, il Conte assisteva a tutto quanto, combattendo la sua battaglia di potere e di affari. Erano gli stessi anni in cui a Catania comandavano i cavalieri del lavoro, gli anni in cui le esattorie a Palermo erano gestite dai cugini Salvo, gli anni in cui un sindaco come Giuseppe Insalaco veniva assassinato in strada per essersi schierato contro i grandi potenti. Erano gli anni in cui la Sicilcassa concedeva prestiti ai grandi imprenditori senza chiedere garanzie e poi non chiedeva il rientro dei capitali.

In una piovosa sera di gennaio del 1988 tre sicari ammazzarono l’ ex sindaco Giuseppe Insalaco, nella notte successiva i poliziotti trovarono un diario che raccontava il malaffare siciliano. Fra le carte c’ era anche una lunga lista di nomi, il primo era quello di Vito Ciancimino e l’ ultimo quello di Giulio Andreotti. In mezzo c’ era la palude palermitana: procuratori della Repubblica, imprenditori chiacchierati, Cavalieri del Santo Sepolcro, funzionari dei servizi segreti come Bruno Contrada, ministri come Aristide Gunnella(imparentato con la famiglia Lentini di Castelvetrano), gli esattori Salvo di Salemi, l’ ex presidente della Regione Mario D’ Acquisto

 

continua

 

Fonte : documenti

Il Circolaccio

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