Stop della Cassazione alla denigrazione degli insegnati da parte dei genitori. La Suprema corte con la sentenza 9059, accoglie il ricorso di una maestra messa sotto “tiro” dal padre di un alunno, al quale si erano uniti altri genitori. Una campagna denigratoria in seguito alla quale la maestra, descritta come un “mostro”, era stata sottoposta a visita psichiatrica e ad un procedimento penale per maltrattamenti e lesioni, uscendo indenne da entrambe le prove.
La vicenda era finita anche nelle pagine dei giornali locali che avevano dato ampio risalto alla guerra tra l’insegnante e i genitori. Le aggressioni verbali, che avvenivano anche nel corso delle riunioni genitori-insegnanti, erano culminate con l’invio di un fax, firmato dal bambino ma attribuito al padre, in cui l’alunno accusava la maestra di avergli dato del pazzo, di dire parolacce e di essere bugiarda. Tutto questo non era bastato ai giudici di merito per accogliere la richiesta di risarcimento danni della maestra, respinta sia in primo grado sia in appello, per l’assenza della prova della lesione alla reputazione dell’insegnante. Di diverso avviso la Cassazione che non solo vede la campagna denigratoria nello specifico, ma la vede anche generalizzata nell’attuale momento storico.
Fonte : Il Sole 24 Ore
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