Mafia,il processo Saguto su illeciti nella gestione dei beni confiscati e la gestione della giustizia a piacere
Per l’accusa a capo del «sistema» c’era l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo insieme ad altri giudici prefetti e consulenti di spicco
Perche’ nessuno dei 19 imputati, accusati di reati molto gravi non ha ricevuto misure cautelari? Chi ci può assicurare che restando in libertà non abbiano potuto inquinare prove a loro carico?
Per reati simili, i pm e i Gip mettono le persone in carcere e non ci pensano due volte prima delle sentenze. Come funziona la magistratura accusatoria?
Si può accettare che in un sistema democratico i magistrati, possano agire con metodi diversi? Chi controlla i magistrati?
Di questo strano modus operandi nei confronti della Saguto e del suo cerchio magico che ha mandato fallite decine di aziende confiscate certa stampa non parla. Le redazioni in linea con i Pm delle procure stanno zitte
In realtà, diciamo solo teoricamente, avrebbero potuto essere molti di più se si fossero configurati o individuati gli estremi di reato nell’operato degli amministratori giudiziari e nei collegamenti spesso funzionali a coprire tale operato: parliamo di giornalisti, di consulenti, di magistrati che sono rimasti fuori dall’inchiesta e che al momento stanno a guardare.
L’indagine, che è una costola di un’altra inchiesta nata a Palermo, si è incentrata anche sulle operazioni finanziarie in qualche modo riconducibili al «sistema» manovrato dal giudice e nelle quali avrebbe avuto una parte il padre Vittorio Saguto. Imputati anche il marito della ex presidente, l’ingegnere Lorenzo Caramma, e il figlio Emanuele. A Caramma lo studio dell’avvocato Seminara avrebbe affidato consulenze per alcune centinaia di migliaia di euro.
Nello scambio interessato di favori sono coinvolti anche l’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, gli amministratori giudiziari Aulo Gabriele Gigante, Roberto Nicola Santangelo, l’ex giudice della stessa sezione della Saguto, Lorenzo Chiaramonte, e due docenti universitari della Kore di Enna: Carmelo Provenzano, che aveva dato una mano di aiuto negli studi al figlio della Saguto, e Roberto Di Maria. Con loro vanno a giudizio anche la moglie di Provenzano, Maria Ingrao, e la collaboratrice Calogera Manta mentre è stata stralciata e trasmessa a Palermo la posizione di un altro docente, Luca Nivarra.
A completare il quadro degli accusati sono anche due magistrati, Tommmaso Virga padre di Walter e Fabio Licata, e il cancelliere del tribunale di Palermo Elio Grimaldi, che hanno però scelto Il rito abbreviato. Saguto, nelle scorse settimane, ha presentato una lunghissima lista di testi: 279 persone tra cui moltissimi ex colleghi magistrati.
Il Circolaccio (fonte Ansa)