L’ansia politica del nuovismo
Per catturare gli elettori si propongono ogni giorno terapie contro gli antichi acciacchi della politica, mentre su tutti rimbalzano a vicenda l’accusa d’essere bolliti, superati, corrotti e spreconi
Cambiare musica con gli stessi suonatori? Ma il “nuovismo” non è il “nuovo”
Dove è scritto che un “politico tutto nuovo” sia la migliore soluzione per governare una comunità?
Siamo certi che in tutta la classe politica italiana non ci sia una parte buona che ham il diritto di continuare a proporsi?
Questo solito discorso di “facce nuove” da candidare parte spesso dall’antico interesse di certa borghesia siciliana di “cambiare tutto per non cambiare nulla”
I furbetti della politica di vecchio stampo, sanno bene come funziona il meccanismo delle “casce e cascettine”.
In altre parole, la saggezza siciliana trova sempre la giusta espressione. Dentro le casce più grandi ci vanno quelle più piccole. I grandi della politica , anche locale sanno bene che una faccia nuova non potrà mai da sola arrivare al potere senza fare i conti con gruppi, lobby e movimenti vari presenti in una società. la faccia nuova serve solo come attività di marketing. il metodo lanciato da alcuni influencer è quello solito della “faccia nuova”.
La tecnica, peraltro molto usata in passato , prevede la scelta di un candidato adatto ai tempi, da lanciare sull’elettorato per poi ” manipolarlo ” con i soliti sistemi. Dire, apertis verbis che tutti quelli che hanno avuto ruoli, anche parziali, in politica devono ritirarsi non è corretto. Il giudice assoluto rimane sempre l’elettore. Il sibillino obiettivo di questa strategia del “tutti nuovi” contiene sempre quel pizzico di arsenico capace di avvelenare tutti in vecchi rivali. Così, in un sol colpo, si ottengono due obiettivi: si fa bella figura con l’elettorato , si eliminano tutti i possibili concorrenti considerati “vecchi” e l’ispiratore della strategia potrà “gongolare” affermando “Ne io e ne nessuno dei miei competitors”. Si tenta di azzerare tutto e quindi diventa più facile gestire il palazzo dietro le quinte. E’ un metodo già usato e conosciuto e che ha portato molti disastri in alcune comunità.
Cosa diversa invece, è un “nuovo progetto” per il bene di una comunità amministrata.
Un progetto composto da forze sane di cambiamento, capaci di trovare il consenso senza accordi ” vecchio stampo” con ceppi politici clientelari potrebbero sostenere una personalità politica seria, anche con esperienza ma senza scheletri nell’armadio. Il concetto di “nuovo” in politica non è rappresentato dalle “facce” ma dalla sostanza, dal modus operandi delle persone , dai loro programmi e dai movimenti che li sostengono. Chi ha amministrato gestendo solo potere non ha interesse a sostenere progetti di questa natura, piuttosto cerca “casce ” da presentare.
Il Movimento 5 Stelle è un soggetto nuovo con facce nuove , potrebbe essere autorizzato a parlare questo linguaggio. In ogni caso, non significa che il modello dei grillini sia il migliore. Può diventare il “migliore” per gli elettori se i partiti tradizionali continueranno a prendere in giro le persone con i falsi cambiamenti e le false promesse.
Se un politico non ha ma inciuciato con farabutti e mafiosi ,non è mai stato indagato, non si è reso responsabile di disastri amministrativi, intende davvero cambiare il metodo di gestione pubblica di una comunità , è contro il clientelismo, perchè dovrebbe ritirarsi?
Attenzione dunque alle operazioni di facciata dove dietro ci sono sempre i vecchi “lupi” pronti ad attaccare.
Il falso nuovismo della politica è un argomento vecchio
Necessario che i “vecchi lupi” che da troppi anni reggono le fila di certa politica locale e anche regionale si rassegnino e vadano in pensione e non stiano a cercare facce nuove da plagiare. Hanno avuto abbastanza dal potere ottenuto
Il filosofo francese
Jean-Paul Sartre
parlò del” nuovo” in politica molti anni addietro. Il filosofo francese, in profondo disaccordo con l’immagine passatista che spesso ne è stata fornita, in libro del dopoguerra ,con particolare riferimento alla Critica della ragione dialettica, accenna in modo intenso al nuovismo in un articolato confronto con il marxismo. Il filo rosso era costituito dal rapporto fra la singolarità sia del soggetto operante in politica, sia della congiuntura politica rispetto a uno schema onnicomprensivo. Il suo ragionamento si basava sul tentativo di comprendere il senso delle scelte contingenti della politica con il richiamo alla praxis ovvero alla pratica politica, ritenuta essenziale per governare i processi cambiamento di una società democratica
Redazione
Il Circolaccio