Meglio demolire o riqualificare? Meglio attuare il Protocollo di Intesa per un Piano Strategico Sperimentale “La Città Parco di Selinunte”
Un caro amico un giorno ci disse che verificare il passato amministrativo della nostra città non è opportuno, la ritiene storia, noi lo riteniamo utile e molto importante per il nostro futuro. Noi siamo certi che siamo frutto di un passato poco attento e forse ………
Ma è poi proprio vero che gli unici responsabili di tale situazione sono solo coloro che hanno edificato nella fascia dei 150 metri dalla battigia? All’indomani del sisma del ’68 l’area di Triscina era una costa intonsa ed assolutamente vergine di circa sei/sette km. Poi nel giro di pochi anni inizia il boom. Case, case, case a mai finire. E nessuno ha visto nulla?
Un esame strettamente giuridico dei fatti la norma non e’ chiara ed è discutibile visto che solo nel 1991 la Regione Siciliana estende il concetto urbanistico di inedificabilità assoluta entro i 150 metri dal mare anche ai privati, ma evidente che una norma legislativa non può essere retroattiva. Norma che esiste solo in Sicilia. Quindi, vietare o demolire invece che programmare, pianificare e riqualificare?
Altro aspetto sono tutti gli strumenti urbanistici inadeguati o mai attuati (Piano Particolareggiato e Società di trasformazione Urbana che non hanno concluso l’iter di approvazione in quanto non conformi alla norma e il pasticcio delle Zone Omogenee “B4” del Piano Regolatore Generale) che si sono succeduti per oltre un trentennio non agevolando un corretto sviluppo del territorio. Come non accennare all’incompiuto piano comprensoriale n.4, che non ha mai completato il proprio iter urbanistico e la sua discussa certezza per le due diverse copie che gli inquirenti trovarono nel cassetto dell’allora sindaco Vito Lipari dopo il suo omicidio. Per non parlare delle due lottizzazioni realizzate e non approvate (Come si realizzano le lottizzazioni senza le dovute approvazioni?).
Tutte problematiche da affrontare con professionalità e correttezza prima di buttare giù edifici.
Altro caso eclatante per la nostra città è “Il Protocollo di Intesa per un Piano Strategico Sperimentale – La Città Parco di Selinunte” tra la città di Castelvetrano ed il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Accordo quadro per lo sviluppo ed il recupero dell’area urbana di Selinunte che coinvolgeva anche il Comune di Campobello di Mazara.
In Tale protocollo era previsto di sperimentare ipotesi di riqualificazione: valorizzare gli ambiti urbani e territoriali dell’area vasta selinuntina interagendo con lo Stato, la Regione e i privati. “La Città Parco di Selinunte” come ambito urbano e territoriale strategico e di interesse Nazionale. Una strategia innovativa e sperimentale che interessava tutto il territorio, con particolare attenzione alle nostre coste, che avrebbe potuto dare una seria svolta all’intero assetto di questa parte del territorio, con una serie di obiettivi specifici: si prevedeva “ …la trasformazione dell’agglomerato abusivo in esempio di qualità urbana ed ambientale, senza ricorrere necessariamente a demolizioni generalizzate ed impossibili…” (da informazioni in nostro possesso, sembrerebbe che il Ministero delle Infrastrutture ha esitato favorevolmente la STU – Società di trasformazione Urbana). Che fine ha fatto questo protocollo d’intesa? Perché non si è dato corso a questo strumento innovativo? Cosa prevedeva nei particolari? Perche non verificare l’attuazione di quanto previsto nel protocollo con le dovute modifiche dettate dal tempo e che oggi si ritengono opportune? Meglio le demolizioni prive di effetto? Sicuramente No.
Le demolizioni rappresentano un’attuazione sterile della norma poco chiara e questo non giova a nulla ed a nessuno. Ne ai proprietari, ne a chi fa attuare la legge, ne soprattutto al territorio che, ancora una volta di più risulterà ferito, sconfitto e deturpato.
Per non parlare che dal 2017 parte della zona in esame è inclusa nel Piano Territoriale Paesaggistico Regionale a tutela di “livello 2- Area soggetta a recupero, tale da poter attuare un recupero di parte degli edifici che ricadono nella fascia dei 150 metri dalla battigia”, e non “livello 3- di inedificabilità totale”.
E’ solo ed esclusivamente un fatto politico. La politica deve essere chiara, non con altre sanatorie, ma verificare tutti i strumenti urbanistici del territorio nel tempo e interpretare le norme sulla non edificabilità assoluta delle coste.
E per il nostro territorio verificare l’opportunità di attuare quanto previsto nel Protocollo di Intesa per un Piano Strategico Sperimentale “La Città Parco di Selinunte”
Confabitare Trapani