Nel 1992 nell’ inchiesta del procuratore di Palmi Agostino Cordova sulle cosche di Rosarno era coinvolto anche Licio Gelli. E in Calabria c’ era qualche massone che si era adoperato per far riammettere l’ ex capo della P2 nella massoneria. Una “trattativa” che si sarebbe conclusa nel 1991 con un accordo mai trovato dai magistrati di Palmi.
Il difensore di Gelli in questo processo massonico era un massone cosentino, l’avvocato penalista Ernesto d’Ippolito, scomparso nei mesi scorsi.
33° grado del RSAA di Palazzo Giustiniani, Presidente Emerito degli Ordini Forensi della Calabria e (dal 2003) Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani (GOI) . Nominato nel 1998 Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana, Ernesto d’Ippolito è stato anche segretario regionale del Partito Liberale e per 18 anni consigliere comunale di Palazzo dei Bruzi. Insomma, una personalità di primissimo piano, inferiore solo a quella di Ettore Loizzo, che resse il GOI dopo la scissione
Dopo la bagarre sulla massoneria, d’Ippolito – pochi mesi prima di morire – aveva reso noto il testo di una lettera al presidente del collegio dei maestri venerabili della Calabria.
Carissimo,
da tempo la pubblica opinione, quantomeno quella della nostra regione, è afflitta dalla ripetitiva bordata di calunnie e di sospetti, che coinvolge, o almeno tenta, la Massoneria Universale. Se, come si afferma, la calunnia è un venticello, quella che, dilagando sui giornali, costringe i lettori a porvi attenzione, circa la Massoneria, puntualmente di ritorno, dopo tanti anni dalla penosa attenzione pretesa in sede giudiziaria, è sempre più rovinosa e impetuosa.
I lettori, un giorno sì e l’altro pure, si vedono costretti a verificare se abbiano qualche credito, se appalesino una qualche minima fondatezza, le accuse della presidente dell’Antimafia Bindi a carico della Massoneria, quantomeno della gestione della Istituzione in Calabria. Ovvero se appaia, di contro, munita di argomenti e raziocinio la resistenza dei massoni a fornire, appunto all’Antimafia, l’elenco degli iscritti.
Per chi nasca da una cultura della logica e del raziocinio (Immanuel Kant), da una tradizione illuminista (D’Alambert, Diderot, Rousseau) è davvero agevole mostrare quanto infondate siano ed appaiano le pretese di investigazioni all’interno di una iniziazione esoterica.
E di come, ancor più, sia ed appaia, come odiosa la “stranezza” (“stranezza”?), sol che si rilevi come il tentativo di devastare la privacy dei Massoni ne esalti l’ingiustizia. Ci saremmo aspettati, prima e più, indagini sugli iscritti dell’Opus Dei. E poi partiti politici, sindacati, complessi industriali, organizzazioni economiche. Ed invece no. La Massoneria, e solo la Massoneria, e nessun altro, e nessuno prima, e nessuno invece.
Ma, una volta stabilito (è facile, è scontato, è evidente) che la ragione sta dalla parte dei Massoni, e di quanti oggi curandone gli elenchi ritengano adeguatamente tutelati i doveri costituzionali, attraverso il puntuale deposito, presso la Questura, di quanti siano stati iniziati (ci si “iscrive” ad un partito, ad un sindacato, ad un’Associazione culturale. L’iniziato è iniziato. Riceve un afflato, la trasmissione di una verità, il privilegio di etiche più sofisticate).
Ma, una volta stabilito chi ha ragione e perché, ne discende che, dunque, pertanto, per questo, si deve intrattenere il lettore? Oppure, il democratico convinto, il liberale più coerente ha il diritto di rinunziare, per una volta, alla tutela dei propri diritti, mostrando, anche così, da che parte sta, stava, starà il Massone?
Ecco. Io desidero, rivolgendomi ai responsabili di tutte le Logge della Calabria, ai Maestri Venerabili di tutte le Officine di questa regione. Perché, consapevoli delle ragioni, giuridiche ed etiche, in virtù delle quali non esiste ragione giuridica e/o morale perché gli elenchi degli iniziati massoni, oltre che alle Questure d’Italia, siano consegnati ad altri organismi od istanze, chiedo che, dunque, gli elenchi siano tosti consegnati anche agli appunti privati dell’onorevole Bindi. E mi sia consentito di cominciare l’elenco.
Sono Ernesto d’Ippolito, da oltre 50 anni iniziato alla Massoneria universale. Sono pronto a rinunziare alla garanzia costituzionale, che pure so mi compete, non ho obiezioni di nessun genere a che la mia condizione di Massone sia conosciuta da chiunque può avervi un qualche interesse. Gradirei che il tema venisse affrontato, nei termini appena espressi, e si desse corso ad una conclusione, finalmente ariosa e sinceramente operativa.
Tre abbracci.
Ernesto d’Ippolito