Ciao ciao Sicilia, i giovani scelgono il Nord per fare l’Università: l’Udu – unione degli Studenti lancia l’allarme e invita alla riflessione con campagne di sensibilizzazione
Una classe politica incapace e clientelare ha solo generato inutili corporazioni e tanta corruzione.
Le colpe dello Stato nella lotta al malaffare penalizzano i giovani.
In tanti anni di economia gonfiata dal riciclaggio lo stato non è intervenuto e quando lo ha fatto ha solo distrutto le aziende
La Sicilia non è una terra per giovani. Dati alla mano, lo scenario che si prospetta non è affatto dei migliori: sono tantissimi i ragazzi che, a partire dall’anno appena trascorso, hanno deciso, infatti, di migrare al Nord scegliendo per la propria formazione atenei non siciliani.
Tra le città più ambite per intraprendere gli studi si annoverano, per esempio, Pisa, Bologna, Torino. In ogni caso, secondo i dati Istat, nel 2016 sono stati circa 10mila i giovani che hanno fatto le valigie in cerca di lavoro, a causa del crescente aumento della disoccupazione.
Di fronte alla fuga dei cervelli sempre più incalzante e alla carenza di occupazione l’Unione degli Studenti (Udu) lancia l’allarme.
«Questi dati non fanno altro che confermare le nostre denunce verso una Sicilia malgovernata, che non ha saputo investire nel futuro dei suoi giovani. Da tempo chiediamo un serio piano di investimenti nel mondo del lavoro, che oggi si manifesta come lavoro precario che sottomette quei pochi giovani che decidono di restare nella loro terra».
Non manca quindi l’appello alla politica, con l’augurio che il nuovo governo regionale possa segnare una svolta significativa.
«Chiediamo che si investa sui bisogni della popolazione e che una buona volta si cominci a lavorare su una legge regionale per il diritto allo studio. – puntualizza la coordinatrice regionale Sara Zappulla – siamo l’unica regione che non ne possiede una e la prima per abbandono scolastico».
«In Sicilia – aggiunge – sono tante le problematiche che affliggono la formazione ed è assurdo che nel 2018, constatato che nella nostra regione quasi la metà della della popolazione vive sotto la soglia di povertà, i governi non abbiano ancora inserito tra le priorità il supporto concreto per tutte quelle famiglie che non possono mandare i figli a scuola e che quindi non sono in grado di assicurare loro un’istruzione dignitosa».
«Si pensi – sottolinea Zappulla – al problema del sempre più caro corredo scolastico, ma anche alle strutture non affatto adeguate».
«Per risolvere questa situazione, a causa della quale molti giovani preferiscono coltivare studi e sogni fuori la Sicilia, è inevitabile mettere in campo strategie finalizzate al miglioramento dei servizi e mobilitarsi attivamente».
Da una parte quindi, è necessario che vengano stanziati più fondi che possano assicurare un benessere concreto e una maggiore autonomia e «Dall’altra – conclude – è importante portare avanti, come già stiamo già da tempo facendo con la campagna “I Diritti Non Si Isolano”, iniziative di sensibilizzazione sul tema che favoriscano la partecipazione attiva degli studenti».