The Match” al Salinas
sulla scoperta delle metope
La mostra in collaborazione con il British Museum di Londra.
Considerate come uno dei cicli scultorei più importanti della Sicilia classica, la scoperta delle metope di Selinunte si deve a due giovani architetti inglesi, Samuel Angell e William Harris, che nel 1823 le ritrovarono mentre erano in viaggio in Sicilia per rilevare e analizzare i monumenti dell’antichità.
Nei loro intenti, testimoniati dalle lettere scritte all’Ambasciatore presso la Corte borbonica di Napoli, i due brillanti allievi della Royal Academy avrebbero voluto trasferire le opere rinvenute al British Museum. Fortunatamente, il Principe di Campofranco, luogotenente di Sicilia, intervenne subito a bloccare questo progetto e trasferì le opere al Museo dell’Università di Palermo, da poco istituito, le cui collezioni confluirono nel Museo Salinas. Ad Angell e Harris fu però concesso di disegnare tutti i frammenti, che loro stessi avevano incominciato a ricomporre con grande perizia, contribuendo in maniera significativa al restauro delle opere. Una storia poco nota, che racconta la nascita delle attività di tutela del patrimonio storico artistico dell’Isola durante il Regno Borbonico.
Domani alle ore 18, il Museo Salinas inaugura la mostra “The Match”, nata da una collaborazione con il British Museum di Londra, custode dei disegni originali di Angell e Harris (la mostra sarà visitabile fino all’11 marzo 2018, ingresso libero). “Questa mostra si basa sul rapporto culturale caldo e produttivo tra la Sicilia e Londra, un rapporto ormai consolidato fondato su una splendida collaborazione”, dichiara Lesley Fitton, Capo del Dipartimento Grecia e Roma del British Museum.
Per la prima volta, dopo quasi duecento anni, i rilievi ottocenteschi – alcuni dei quali acquarellati – delle metope del Tempio C verranno messi a confronto con le opere originali dalle quali sono stati tratti: la quadriga guidata da Apollo; Atena, a fianco di Perseo raffigurato nell’atto di decapitare Medusa ed Ercole che porta i Cercopi sulle spalle, a testa in giù, come fossero prede di caccia. “Il confronto tra le opere e i disegni testimoniano quanto precisa e scientificamente attendibile sia stata l’opera dei due giovani architetti inglesi nell’accostarsi alle rovine della più occidentale delle città greche di Sicilia”, conclude Francesca Spatafora, direttore del Museo Salinas.
Fonte Live Sicilia
Il Circolaccio