Ricostruire il tempio G di Selinunte, il pallino di Sgarbi
Tra possibili finanziatori, divisioni e difficoltà tecniche
Oggi riunione a Palermo , alla presenza del prof. Tusa, dell’assessore Turano e del prof. Valeri Massimo Manfredi che lanciò l’idea della ricostruzione già nel 2011 quando Turano era presidente della Provincia di Trapani
In piedi c’è solo una colonna, i locali la chiamano U fusu di la vecchia. E i pescatori della zona la usano come riferimento nella navigazione. Tutto attorno,il tempio G di Selinunte è un ammasso di rovine, le prime che si incontrano entrando nel parco archeologico trapanese. Sono così dal quinto secolo dopo Cristo, da quando un forte terremoto ha distrutto quello che è considerato uno dei più grandi templi dell’antichità greca. E sono diventate, anche se per la verità lo sono da tempo, il pallino di Vittorio Sgarbi, da meno di una settimana nuovo assessore regionale ai Beni culturali. «Il primo atto che farò è la ricostruzione del tempio G di Selinunte», ha detto ai giornalisti a margine della prima riunione della giunta poi diseratata dal critico d’arte. Un annuncio messianico proprio mentre Nello Musumeci predicava prudenza: «La giunta ha deciso di mantenere un profilo basso nella comunicazione esterna, spero vogliate apprezzarlo – sottolineava il presidente -. Preferiamo parlare solo quando le cose sono state fatte». Impossibile per Sgarbi. Che, sollecitato da MeridioNews, rincara la dose: «Il tempio sarà in piedi molto prima della fine del governo Musumeci, ho già parlato con un banchiere milanese e con un imprenditore, i miei uffici sono a lavoro per un preventivo».
La ricostruzione del tempio G è una sfida avvincente e allo stesso tempo una questione annosa che divide. O meglio, per usare le parole del direttore del parco archeologico di Selinunte Enrico Caruso, che «dilania gli operatori del settore». Molti infatti sono critici rispetto alla stessa possibilità di trasformare quelle rovine in qualcos’altro. Netta, ad esempio, la posizione del presidente di Italia Nostra Sicilia: «L’ipotesi di ricostruzione propagandata da Sgarbi dimostra inesorabilmente quanto sia cinica e decadente la sua visione del mondo – ha detto Leandro Janni – . Quanto sia strumentale il suo rapporto con l’arte e la bellezza. Lasciateci continuare a contemplare, magari pulito, ben mantenuto e assistito, il gigantesco ammasso delle membra abbattute del tempio G, che da secoli domina il magico paesaggio archeologico di Selinunte». In realtà questa posizione non è condivisa dagli esperti siciliani che potrebbero avere un ruolo centrale in questa vicenda, a cominciare proprio dal direttore del parco. «Sono favorevole in generale alla ricostruzione – dice Caruso – non possiamo pensare che sia un terremoto a dare un senso all’architettura, altrimenti non si dovrebbe ricostruire nulla, nemmeno Norcia». D’altronde delle critiche di concetto, Sgarbi non sembra proprio interessarsi. «Me ne frega meno di zero di chi si oppone a priori», chiosa.
Fonte :Meridione news
Il Circolaccio