Mafia e segreti dietro l’omicidio di tre bimbe: l’enigma irrisolto di Marsala
Sono trascorsi 46 anni da quell’efferato delitto che vide tre bimbe marsalesi uccise .
Antonella Valenti, 9 anni, viene trovata semicarbonizzata alla periferia di Marsala. È il 1971. Pochi giorni dopo vengono trovate in un pozzo le sorelline Ninfa e Virginia Marchese, scomparse insieme alla bimba.
Sono morte di fame. Del triplice omicidio si accuserà lo zio di Antonella, Michele Vinci detto “il mostro” che verrà condannato nel corso di un processo. Il caso riaperto nel 1989 da Paolo Borsellino, carico di rivelazioni e piste che proiettavano sullo sfondo, l’ombra della mafia corleonese.Una pagina della storia recente marsalese tutta da decifrare, nonostante la condanna di Vinci e la fretta della magistratura dell’epoca di chiudere il caso. Paolo Borsellino, nel 1989 cercò di fare chiarezza sulla morte delle tre bambini ma non vi riuscì.
VINCI Il MOSTRO IN TV DISSE: ‘”DOVEVO RAPIRE IL DEPUTATO DC SALVATORE GRILLO NON UCCIDERE LE BAMBINE”
MARSALA 1989 : Il procuratore Paolo Borsellino aveva aperto un’ inchiesta sul presunto tentativo di sequestro dell’ ex deputato regionale dc Salvatore Grillo. A mettere in moto gli accertamenti era stata una puntata del programma tivù Telefono giallo, dedicata all’ uccisione delle tre bambine di Marsala avvenuta diciassette anni prima. Nella trasmissione, andata in onda il 30 dicembre dello stesso anno, Michele Vinci che stava scontando una condanna definitiva per quell’ agghiacciante triplice omicidio ha ricostruito la vicenda collegandola appunto ad un tentativo di rapimento dell’ uomo politico che è stato a lungo deputato alla Regione siciliana che si ritirò qualche anno prima per cedere il posto al figlio Massimo. Perchè si doveva rapire l’on. Totò Grillo , considerato “intoccabile” vista la sua amicizia con i cugini Salvo?
Grillo non viene rapito nel 1971 L’ex deputato non ha mai pubblicamente commentato ciò che disse Vinci. Nel 1980 , altro attacco ai Salvo. Vito Lipari, sindaco di Castelvetrano “strettissimo” con gli esattori di Salemi, nel 1980 viene ucciso. Episodi che indicano l’inizio della guerra di Totò Riina alla vecchia nomenclatura mafiosa?
Massimo Grillo e il funerale di Ignazio Salvo: “Mio padre andò ma non è mafioso”.
. Una storia che, dopo tanti anni, rimane piena di misteri. Una storia che i marsalesi del “ceto medio”non amano molto ricordare. La vicenda delle bambine , coinvolse la stampa mondiale. Non si trattò di pedofilia come qualcuno disse. Il movente era altro ed è rimasto misterioso.Nel corso dei processi, varie le ipotesi formulate , su cui nessuno ha pensato di aprire un’ inchiesta diversa. Solo il giudice Borsellino ci prova e dopo 17 anni vedendo una trasmissione televisiva
Tutto accade casualmente. Borsellino acquisisce la registrazione della trasmissione condotta da Corrado Augias, con l’intento di chiarire definitivamente il caso. Dietro la morte di Antonella Valenti e delle sorelline Ninfa e Virginia Marchese, secondo la versione fornita da Vinci nella trasmissione del 1989, ci sarebbe stata l’ ombra della mafia. Nell’ intervista l’ uomo afferma che, su incarico di alcuni personaggi di Marsala, avrebbe tentato di sequestrare Salvatore Grillo, potente uomo politico vicino ai Salvo di Salemi. Coinvolto nel progetto anche il padre della piccola Antonella. I due però, all’ ultimo momento, si tirarono indietro e a questo punto sarebbe scattata la vendetta trasversale dei mandanti del sequestro Grillo.
Il padre di Antonella fuggì in Germania, e per costringerlo a rientrare i capi dell’ organizzazione avrebbero ordinato a Vinci di rapire la ragazza. Quella mattina disse ai microfoni tivù con Antonella , si trovarono anche le altre due bambine. “Sequestrai così tutte e tre-disse- Pensavo che non avrebbero avuto il coraggio di ucciderle. Di poter salvare la vita di mia nipote Antonella”. Il cadavere senza vita della giovane venne poi ritrovato in una scuola abbandonata, mentre le sorelle Marchese furono poi rinvenute in fondo ad un pozzo. Le persone che Vinci ha chiamato in causa sono state ritenute estranee ai delitti, le sentenze hanno concluso che il mostro di Marsala agì da solo. L’ avvocato difensore di Vinci sostenne con propria spiegazione il presunto tentativo di sequestrare Grillo. Il deputato -disse- era molto legato ai cugini Salvo, gli esattori di Salemi, tanto da essere stato uno dei pochi politici che parteciparono ai funerali di Nino Salvo. Il progetto di rapimento forse poteva essere messo in relazione proprio alle vicende che in quegli anni accaddero nel Trapanese. Il suocero di Salvo, Luigi Corleo, venne sequestrato e poi rilasciato qualche tempo dopo. Ne seguì una lunga catena di delitti. Il rapimento venne interpretato dagli investigatori come un’ operazione condotta dai corleonesi, una punizione delle cosche vincenti contro gli esattori ritenuti invece vicini al clan Bontade. Secondo il legale di Vinci dunque, il progettato tentativo di rapire Grillo potrebbe essere stato in qualche modo una coda del sequestro Corleo. Il procuratore Borsellino, dopo un’ altra puntata di Telefono giallo dedicata al disastro di Ustica, aveva aperto un’ inchiesta sull’ aviere di Marsala che parlò di un insabbiamento delle registrazioni radar.
Tre morti sospette
Intanto, alcuni personaggi della storia sono scomparsi: Giuseppe Li Mandri, l’uomo della Fiat 500, muore misteriosamente cadendo da un tetto. Ignazio Guarrato, parente di Giuseppe, il proprietario della cava dove veniva tenuta prigioniera la piccola Valenti, muore precipitando in un pozzo in una zona che conosce benissimo. Ignazio, all’epoca dei fatti 18enne, abitava proprio in contrada Amabilina ed era nella posizione di vedere molte cose. Muore improvvisamente senza poter testimoniare. Un’altra morte scandisce la storia. Poco prima della condanna, Vinci rivela di aver scritto una lettera a padre Fedele confessandogli tutto: il religioso muore di infarto proprio mentre Vinci riferisce della lettera
Per il sequestro e l’omicidio di Antonella, Ninfa e Virginia l’unico condannato, rimarrà, fino alla fine della pena nel 2002, Paolo Vinci, “il mostro”. E se fosse stato veramente, il Vinci, una marionetta di cui altri burattinai hanno tirato i fili? Se fosse stato un capro espiatorio? Nonostante tutti i dubbi, le rivelazioni e le incongruenze palesi, questa tragica storia siciliana è passata come una vicenda di ordinario degrado, una storia “semplice”.
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Fonte: archivi Storici, Inchiesta, Fanpage
Il Circolaccio
Salvo Serra