L’asse mafio-politico tra Salemi- Castelvetrano e Partanna
La ricostruzione dei paesi terremotati, le grandi opere pubbliche , la droga e le armi hanno generato accordi mafiosi decisi con il sangue di decine di morti ammazzati. Mentre i mafiosi erano in trincea, spinti anche dalla guerra scatenata da Totò Riina, i politici potenti del territorio, si spartivano voti e potere con l’aiuto dei boss. Il sistema economico era condiviso e diviso. Chi si opponeva a questi interessi finiva crivellato di colpi o inghiottito dalla lupara bianca.La democrazia Cristina del tempo era spinta da questa onda di forti interessi verso la politica affaristica. Non tutti i democristiani , soprattutto quelli dell’area popolare cattolica- cedettero alle lusinghe dei grandi affari e del mecato della morte ,chiamato droga
A distanza di anni, di quel periodo rimangono molte ombre. Ci provò, con il suo coraggio, a capirne qualcosa, il giornalista Mario Francese. Il suo giornale, edito da Ardizzione che a Palermo frequentava la borghesia compiacente al politico Vito Ciancimino, lo lasciò solo e fu ucciso. Aveva provato prima di Lui , Mauro De Mauro. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. Un ruolo centrale in quegli anni ha avuto di certo la famiglia Salvo che , per “regola” mafiosa, doveva rispettare il boss locale. Questo boss, definito un sanguinario ,era Salvatore Zizzo, grande amico di don Pino Rizzo, boss di Castelvetrano che diede le consegne mafiose a Francesco Messina Denaro su suggerimento dell’imprenditore del vino , De Simone che conosceva bene don Ciccio. In questa complessa storia fatta di collegamenti mafiosi e politici ci perdono la vita in molti. Ci perde la vita Vito Lipari, sindaco di Castelvetrano, ci perde la vita Stefanino Nastasi, vice del potente Culicchia. Ci perde la vita qualche anno dopo anche Mauro Rostagno che cercò di capire cosa era successo nel Belice. Fu ammazzato anche il giudice Ciaccio Montalto che su questo grande giro di soldi cercò di capirne qualcosa. Chi toccava il Belice contro gli interessi degli “amici” moriva o finiva sotto inchiesta. Anche i mafiosi erano in guerra.
Vengono trucidiati decine di piccoli boss.Una mattanza, tra Gibellina, Partanna, SAlemi e Santa Ninfa , Vita che durò per molti anni. In quel periodo prende piede anche Pino Giammarinaro. Figura complessa che ha sicuramente visto con i suoi occhi molte scene di quel periodo. Uno “spertu” che da “picciotto” dei Salvo fu capace di non soccombere alla loro fine, riuscendo a limitare il potere anche dell’ex sindaco Cascio, grande amico dei Salvo , padre dell’attuale presidente del consiglio comunale di salemi, Lorenzo Cascio che si trova anche nello staff dell’assessore regionale Turano. la domanda è : gli epigoni di quei potenti, sono tutti in sonno o si sono estinti?Difficile smentire l’ipotesi di “lascito”. Troppi soldi c’erano nelle casse di qualcuno. Il patrimoni enorme dei Salvo che con il terremoto fecero affari d’oro, trovando terreno fertile non solo nella DC( tutti i terreni dove è nata Gibellina erano di loro prprietà e furono espropriati a peso d’oro).L’ex senatore Corrao, litigò con tanti anziani di Gibellina per portare il nuovo paese li dove si trova.In questa guerra per i soldi. Sono tanti a cadere. Chi si piega alla volntà dei corleonesi e dei loro amici farà tanti soldi e avrà potere. In questa guerra, che porterà anche all’uccisione di Ignazio Salvo, riescono a non perire in tanti. Tra questi c’è Pino Giammarinaro. Da illustre sconosciuto e considerato un “picciotto dei Salvo, si presenta alle elezioni regionali del 1990 e viene incoronato deputato con 50 mila voti di preferenza. Si scomoda pure Andreotti pe sostenere la sua candidatura che spezzerà le reni a Vincenzino Culicchia che non verrà eletto, dopo diversi mandati regionali. Gli equilibri erano cambiati. Totò Grillo, marsalese amico dei Salvo, riesce a galleggiare con suo figlio Massimo che sarà eletto, Culicchia no. Nello stesso periodo scoppia la guerra di mafia Partanna. Castelvetrano, guarda caso, in tutto questo terremoto politico riesce ad avere il deputato. Viene eletto Enzo Leone socialista e amico di Pietro Pizzo. Giammarinaro “rompe” gli schieramenti . Molti i castelvetranesi che cominceranno la “processione” verso la montagna salemitana. Giammarinaro poteva contare su tanti amici medici a cui aveva dato una “mano” per avere convenzioni mutalistiche e posti in ospedale. Quando scendeva “Pino” a Castelvetrano c’era già la coda sotto il barbiere dove lui amava farsi i capelli. Barbiere che aveva un fratello consigliere comunale DC che , guarda caso, passò con la corrente di Giammarinarò e trovò un posto in banca. Ma “Pino” non aveva solo il barbiere come amico ( di cui si fidava), cominciò a crearsi tanti amici: avvocati , medici e consulenti. Riceveva, spesso, il pubblico, presso un noto studio legale. Ci voleva la preontazione. Code di gente che dovevano parlare con l’onorevole che veniva dalla montagna. Giammarinaro aiutò mola gente. l’ex onorevole , presto finisce sotto inchiesta e dovrà fuggire, per poi tornare. I suo amici di Castelvetrano, Salemi e Partanna non lo molleranno. Giammarinaro si mette vicino a Totò Cuffaro, Il suo potere continua , nonostante le inchieste.La prova di forza, che sa di vecchi regolamenti di conti politici, per quello che sappiamo,avviene nel 2008. E’ l’operazione “Turano”. Non si è mai capito il movente. Cuffaro da ordine di far fuori politicamente “lu picciriddu” di Alcamo, figli dell’ex sindaco Vito Turano. Giammarinaro non si fa di certo pregare. Vicino a Turano ci sono quelli che lo hanno contrastato quando era nelle grazie dei Salvo. C’è l’ex sindaco Cascio, suo figlio Lorenzo e c’è anche Gino Lo Presti ,fratello dell’ingegnere Lo Presti, scomparso nel 1978 e amico di Bontade e di Inzirillo. Ci sono vecchi conti da chiudere”politicamente ” forse, anche con i Turano. Scatta l’operazione per “fottere” il deputato alcamese. Il campo d’azione è l’UDC di Cuffaro che in Sicilia aveva la sua roccaforte. Regista di questa strategia anche l’ex ministro Saverio Romano. Il miracolo si compie , quando “qualcuno” mette d’accordo l’ex sindaco Gianni Pompeo e l’ex deputato Giammarinaro che, nonostante le varie inchieste e processi a suo carico, continuava a gestire potere. Giammarinaro e Pompeo non andarano d’accordo per anni per “l’effetto Giovanni Lo Sciuto, con relativa complicazione Enzo Chiofalo”( biancofiore docet). I due erano amici di Giammarinaro . Almeno fino al 2007 all’inizio della campagna elettorale che portò Pompeo al secondo mandato di sindaco. Alcuni abili “mediatori” castelvetranesi, fanno fare “pace” a Giammarinaro con Pompeo durante la campagna elettorale. Cuffaro, dopo l’ok di Giammarinaro, comincia a scndere a Castelvetrano anche due vole la settimana . Pompeo vince, battendo anche il forte Vito Li Causi. allontanato “Pino” da Lo Sciuto, Pompeo diventa il riferimento di Giammarinaro e Cuffaro a Castelvetrano. La cambiale Pompeo l’aveva firmata ,ed era pronto a scambiarla per farla pagare proprio a Turano che osò osteggiare la sua ricandidatura a sindaco, nella qualità do segretario trapanese dell’UDC nel 2007. Giammarinaro aveva una barca di voti anche a Castelvetrano. Pompeo per vincere la utilizzò. L’assse Salemi – Castelvetrano, ancora una volta era un punto di forza. Scatta l’operazione “anti Turano”. Un progetto politico da manuale. Pompeo forte della sua rielezione a Castelvetrano dettava legge. A Salemi, Pino era più forte che mai nonostante le inchieste. Pompeo e Giammarinaro si coalizzano per fottere Turano. Si propongono in tanti. C’è “ciavuru” di poltrona facile. A Castelvetrano , Pompeo aveva un pretendente: l’ex presidente del consiglio Francesco Lombardo. Troppo ingombrante. Lombardo oltre al peso, è difficile da gestire. Lo elimina in pochi minuti. Il pacco a Lombardo che era pronto per candidarsi fu definito in città :” dell’elefante non digerito” . Ci vuole uno che non ha troppi grilli per la testa. Pompeo e Giammarinaro si inventano la candidatura di Pio Lo Giudice, medico ed ex presidente dell?ordine dei Medici vicino a Giammarinaro e amico di Pompeo. Un illustre sconosciuto a piu che prenderà una catasta di voti. Lo Giudice vince, Turano soccombe. La vittoria fu esplosiva. Turano, però che “minchia” non è, aveva trovato consolazione da Calogero Mannino. Neanche il tempo di gustare lo champagne della vittoria , Pompeo e Giammarinaro si ritrovano Turano candidato a presidente della Provincia.Obtorto collo, lo dovranno votare
Nei documenti ufficiali della Commissione Antimafia viene denunciato il ” sistema mafioso-politico” esistente tra Castelvetrano, Partanna e Salemi . già negli anni 60
Nella seduta datata 11 aprile 1965 si parla di Salvatore Zizzo un “mafioso contadino” che aveva ricevuto la formazione da boss come Luciano Leggio, Genco Russo , Lucky Luciano e che condizionò per molti anni il territorio. Morì di malattia e diede lo scettro a boss Rizzo che lo lasciò a Ciccio Messina Denaro per continuare a delinquere.
La mafia da continuità al suo potere a suon di morti ammazzati e la politica? Si adegua. Servono nuovi volti per continuare a gestire il potere economico. Dopo i Salvo si era creato un vuoto e qualcuno cercò di colmarlo chi riuscì nell’intento?
continua
Il Circolaccio
Salvo Serra