Commissione antimafia
Sei “impresentabili” in Sicilia
ci sono i risultati del lavoro di monitoraggio svolto in Sicilia per il voto del 5 novembre.
ALERMO – Sono sei, stando alle comunicazioni della presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, gli “impresentabili” siciliani delle scorse elezioni regionali del 5 novembre. Una di queste rientra tra le condizioni di incandidabilità della Legge Severino, mentre le altre sei incorrono nelle previsioni del cosiddetto codice di autoregolamentazione della Commissione antimafia.
La Bindi ha parlato del lavoro compiuto dalla Commissione antimafia relativamente alla verifica dei candidati che si sono presentati alle elezioni del 5 novembre scorso in Sicilia al termine dell’Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi e alla presenza della commissione riunita in seduta plenaria.
I lavori della commissione antimafia sono quindi passati in seduta segreta per l’analisi delle singole posizioni nominative. “Non sono infatti definitivi tutti i nostri accertamenti – ha precisato Bindi – perché attendiamo ancora alcuni riscontri dagli uffici giudiziari; inoltre, non essendoci ancora la proclamazione degli eletti da parte degli uffici elettorali siciliani, non possiamo ancora sapere se scatteranno le sospensioni previste dalla legge Severino. Naturalmente, appena ricevute queste informazioni, se tutto sarà confermato, desecreteremo immediatamente questo resoconto stenografico e i suoi contenuti potranno essere resi pubblici”. Bindi ha inoltre chiarito che la rilevazione della Commissione ha riguardato le situazioni alla data del 16 ottobre, “quindi non potevano emergere – in quanto ancora in fase di indagine, e perciò segrete – le note situazioni che si sono tradotte in provvedimenti giudiziari, comprese le ordinanze di custodia cautelare in carcere, che sono state eseguite dopo le elezioni”, come il caso di Cateno De Luca (Udc), Genovese (Forza Italia) e altri, emersi subito dopo la data del voto.
Il lavoro di monitoraggio è stato avviato dalla commissione antimafia nel mese di ottobre con la collaborazione delle Prefetture e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo ma già da tempo la presidente Bindi ha spiegato che i tempi erano troppo brevi per svolgere i controlli rispetto alle condizioni di candidabilità imposte dalla legge Severino, che in Sicilia si è applicata per la prima volta quest’anno. L’Antimafia è tra l’altro stata in trasferta in Sicilia dove si è votato anche nel comune di Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina, sciolto per mafia. Bindi e anche il vicepresidente dell’Antimafia, Claudio Fava, anch’egli candidato in Sicilia, in più occasioni hanno evidenziato l’inadeguatezza delle banche dati giudiziarie e la difficoltà di acquisire i certificati penali dei candidati per verificare le autocertificazioni.
Complessivamente i candidati sono stati in tutto circa 1.500, considerando la Sicilia, Ostia e i due comuni di Mazzarrà S. Andrea in provincia di Messina, di Nardodipace in provincia di Vibo Valentia sciolti per mafia. Infine la presidente Bindi ha ricordato che la Commissione da lei presieduta aveva deliberato di effettuare il lavoro di verifica delle candidature, sia in relazione alle disposizioni della legge Severino, così come era stato fatto per le regionali del 2015 e per le amministrative del 2016, sia in relazione alle previsioni del codice di autoregolamentazione contenuto nella relazione approvata dalla Commissione il 23 settembre 2014. “In base ad un accordo unanime tra i gruppi, le coordinate temporali erano state determinate in modo da evitare sovrapposizione con l’ultima settimana di campagna elettorale. È infatti noto – ha concluso Bindi – che i tempi di una tale attività di verifica sono alquanto ridotti, ristretti tra i termini delle operazioni di ammissione delle candidature da parte delle Commissioni elettorali e poi della campagna elettorale, si era perciò convenuto di non rendere pubbliche eventuali risultanze prima dell’ultima settimana precedente le elezioni”.