Rifiuti, a confronto i cinque candidati alla presidenza
Tra differenziata, impiantistica e termovalorizzatori
È uno dei problemi più scottanti e urgenti che si ritroverà sul tavolo il prossimo governatore, nonostante la percentuale di differenziata in Sicilia(escluso Castelvetrano) sia salita al 20 per cento. Tutti i candidati prendono le distanze dalle decisioni degli ultimi anni, ad eccezione di Micari che dice: «Non ho preclusioni sugli inceneritori, anche di piccoli dimensioni»
Un piano regionale dei rifiuti che attende da sette anni e un’emergenza che, tra alti e bassi ma in maniera costante, va avanti dal 1999. La munnizza in Sicilia fa ancora rima con arretratezza e business, purtroppo ancora spesso nelle mani della criminalità organizzata che sempre più spesso si fa direttamente impresa, come hanno dimostrato le recenti inchieste della Procura di Catania, la vicenda della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, l’affare dei rifiuti legati all’agricoltura nel Sud-est dell’isola. Grazie all’ufficio speciale per la raccolta differenziata, negli ultimi due anni, le percentuali sono salite fino a una media regionale del 20 per cento, affossata però dai dati pessimi delle tre città metropolitane. Sarà dunque, come sempre, materia scottante e urgente al tavolo del prossimo governatore della Sicilia. Ecco le proposte dei cinque candidati alla presidenza.
In tutti i programmi elettorali si legge l’impegno per incrementare la differenziata. Come concretamente? Qual è stato secondo lei l’errore finora?
GIANCARLO CANCELLERI
«Fallimenti su fallimenti, ecco cosa è stata la gestione dei rifiuti nella nostra terra; un dramma sotto gli occhi di tutti. Dal 1999 ad oggi, un susseguirsi di una serie continua di situazioni emergenziali. Proprio durante una di tali fasi emergenziali, aperta dal governo nazionale nel 2010, si era stabilito che l’obiettivo principale sarebbe stato la predisposizione di un nuovo piano rifiuti. Ebbene, a distanza di ben sette anni, l’iter di approvazione del piano rifiuti non si è ancora concluso. È mancata del tutto una pianificazione seria. Il primo, fondamentale impegno è, quindi, proprio la predisposizione di un piano rifiuti (già in fase di lavorazione avanzata) che, partendo dall’analisi della quantità di rifiuti prodotta in Sicilia, suddivisa per tipologia merceologica, stabilisca il fabbisogno impiantistico necessario per provvedere in maniera efficiente e virtuosa, e nel pieno rispetto del concetto di economia circolare, alla gestione dei rifiuti. Nel nostro programma, prevista anche l’erogazione di fondi destinati ai Comuni per il potenziamento del sistema di raccolta differenziata. Inoltre, abbiamo anticipato l’istituzione della figura dell’Ispettore ambientale comunale, a tutela del territorio e dell’ambiente, per la prevenzione, la vigilanza ed il controllo del corretto conferimento, gestione, raccolta e smaltimento dei rifiuti, al fine di concorrere alla difesa del suolo, del paesaggio e alla tutela dell’ambiente nel territorio comunale».
CLAUDIO FAVA
«L’emergenza rifiuti in Sicilia data 22 gennaio 1999, un anno e mezzo prima che a Palazzo D’Orleans si insediasse Totò Cuffaro. Sono cioè passati 18 anni abbondanti. In questo lungo lasso di tempo, praticamente non è stato fatto nulla, salvo creare enti per infarcirli di politici senza incarichi e per fare assunzioni clientelari. In questi 18 anni sono state fatte due leggi e l’attuale assessore Vania Contraffatto ne ha confezionata una terza, che giace nei cassetti da due anni. Dire che occorre incrementare la raccolta differenziata è una ovvietà, nessuno può spacciare i termovalorizzatori, le discariche o, peggio ancora, l’esportazione all’estero come soluzioni al problema. Ma per dare un senso alla raccolta differenziata occorre realizzare un ciclo dei rifiuti, che è l’unico modo per trasformare un problema in una risorsa. Ma non è stato fatto nulla di serio su questo fronte. Bisogna invece creare stabilimenti che possano trasformare i rifiuti differenziati in materie prime riutilizzabili, altrimenti è tutto inutile. E questo dovrà essere il compito prioritario della Regione. Altrimenti si fa solo propaganda».
ROBERTO LA ROSA
«Secondo me, più che un errore tecnico, è mancata la volontà politica. Sono convinto che, sia sugli inceneritori, sia sulle discariche, ci siano tanti di quegli interessi che la precondizione per soddisfarli sia quella di fare naufragare la differenziata. Non è spiegabile che ciò che funziona in tutta Europa fallisca solo in Sicilia. Dobbiamo copiare quanto si fa in tutto il mondo: dall’attivazione di macchinette che danno piccoli compensi a chi conferisce piccoli rifiuti di plastica (es. bottigliette), alla sensibilizzazione della cittadinanza. Poi ci sono alcuni rimedi specifici per la Sicilia. La raccolta, nei grandi centri, può esser fatta anche porta a porta. E poi c’è bisogno di incentivare la filiera del riciclo, che rende “economica” la raccolta differenziata. La raccolta differenziata non deve essere solo giusta ma anche conveniente».
FABRIZIO MICARI
«L’errore è stato lo scollamento che c’è stato tra la gestione del problema a livello regionale e le azioni che devono essere svolte localmente. I Comuni sono stati lasciati un po’ soli e così ci siamo trovati con realtà che hanno ottenuto ottimi risultati – come Castel di Lucio o Marsala – e altre invece che sono rimaste indietro. La media regionale della differenziata è rimasta troppo bassa. Io credo che bisogna collegare molto di più l’azione della Regione con quella degli enti locali, puntare all’obiettivo del 65 per cento di differenziata e trovare anche soluzioni organizzative più snelle. Ci sono ancora troppe autorità e servizi che si sovrappongono».
NELLO MUSUMECI (risposta ricavata dal programma elettorale)
«Finora non si è capito, o si è fatto finta di non capire, il valore che potrebbe avere il rifiuto trasformandolo in risorsa. Ecco perché verrà riformato il settore dei rifiuti introducendo un nuovo modello industriale di gestione che metta al centro del sistema il recupero di materie anziché lo smaltimento, che aumenti la raccolta differenziata con sistemi capillari, che sappia valorizzare la frazione umida dei rifiuti attraverso il compostaggio e le nuove tecnologie di produzione di energia da digestione anaerobica dei rifiuti organici o altri sistemi senza o a bassissima emissioni».
Il futuro dei rifiuti in ogni caso è sempre più lontano dalle discariche. Immagina un piano di dismissione nel medio periodo? Come bonificare e riqualificare quelle aree?
GIANCARLO CANCELLERI
«Il nostro programma prevede la predisposizione di un piano per la progressiva dismissione del sistema delle discariche entro il 2050 e l’immediato aggiornamento del piano regionale per le bonifiche dei siti inquinati e delle aree contaminate; un percorso realizzabile solo se si comincia a programmare sul serio e si smette di lavorare in emergenza. Noi questo percorso l’abbiamo già tracciato».
CLAUDIO FAVA
«Le discariche andranno dismesse man mano che si realizzerà un sistema di riciclo dei rifiuti. Poi, certo, andranno risanate quelle aree che sono state inquinate con le discariche. Per questo ci vorrà tempo, ma con un governo serio, che non sia la continuazione di esperienze già vissute (Cuffaro, Lombardo, Crocetta) , potremo recuperare il tempo perduto. Una cosa mi preme di dire: tutto dovrà essere fatto coinvolgendo i Comuni, le loro amministrazioni, e anche la società civile, i sindacati, le associazioni ambientaliste, perché per risolvere il problema dei rifiuti occorre l’impegno di tutte le forze in campo. Si deve lavorare con i sindaci, responsabilizzandoli, non contro».
ROBERTO LA ROSA
«Se prima non si incentiva tutto ciò che sta a monte della dismissione delle discariche, è inutile parlarne: riuso, riduzione degli imballaggi, raccolta differenziata e compostaggio. Al successo di questa politica si potrà parlare di dismissione. Pensiamo di avviare un piano strategico nella seconda parte della legislatura, e a quel punto studieremo il modo migliore per restituire alla natura queste nostre porzioni devastate di territorio, chiedendo aiuto alle nostre università e ai nostri centri di ricerca».
FABRIZIO MICARI
«Il nuovo presidente dovrà innanzitutto affrontare un problema, cioè la nuova emergenza. Dettata dal non avere più spazio in discarica né tantomeno ci sono autorizzazioni per lo scavo di nuove vasche. Per ora, invece, bisognerà fare fronte a questa situazione subito. Bisognerà certamente progettare il futuro, ma nell’immediatezza va affrontata l’emergenza. Risolto questo problema ci sarà sicuramente meno bisogno di vasche e si potrà pensare alla bonifica, che al momento considero ancora un po’ lontana. Se noi avessimo già portato la differenziata al 65 per cento, trattato i rifiuti col sistema meccanico-biologico, allora potremmo pensare alla bonifica. Qui invece siamo ancora in una fase in cui si fa poco differenziata e troppo indifferenziato finisce nelle discariche».
NELLO MUSUMECI (risposta ricavata dal programma elettorale)
Da presidente della Commissione parlamentare antimafia Musumeci era stato tranciante: mi sono battuto per fare chiarezza sulla questione spinosa delle autorizzazioni e della gestione delle discariche. Una battaglia senza riguardi per nessuno e che continuerei con lo stesso vigore se fossi alla guida della Regione. Si deve porre fine a quella che tempo fa ho definito una lobby scandalosa e spesso ai limiti della legalità. Come? Varando un prezziario unico e rendendo pubbliche le discariche dei rifiuti».
Il ministero per l’Ambiente un anno fa ha dettato la linea alla Sicilia: vista la situazione, 700mila tonnellate di rifiuti l’anno vanno inceneriti. È d’accordo? Se no, quale alternativa al ricorso agli inceneritori?
GIANCARLO CANCELLERI
«C’è solo una cosa da dire: l’incenerimento è fuori da ogni logica di tutela ambientale. Il nostro è un No secco ad inceneritori e a tutti quegli impianti ai quali provano a dare nomi più simpatici, ma che nella sostanza sono dannosi e pericolosi per l’ambiente e la salute proprio come i primi. Le alternative ci sono e le abbiamo già individuate: in primis, potenziamento della capacità degli impianti di trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani; e ancora, potenziamento delle procedure che impiegano le tecnologie a freddo per il trattamento dei rifiuti che residuano a valle dalla raccolta differenziata e dalle pratiche di riutilizzo e di riciclo; snellimento dell’iter autorizzativo per la realizzazione di impianti di trattamento per il riciclaggio e il recupero sia di materiali riciclabili che della frazione umida; promozione e sviluppo del compostaggio domestico o collettivo e di zona; e, quindi, divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti riusabili, riciclabili».
CLAUDIO FAVA
«L’indicazione del governo nazionale di incenerire 700mila tonnellate di rifiuti si accompagna alla previsione di un fortissimo incremento della raccolta differenziata in Sicilia. È quindi vista come una misura transitoria, non come un’alternativa. La verità è che se non si comincia a lavorare seriamente alla creazione di un ciclo completo di trattamento dei rifiuti, altro che 700mila tonnellate… La soluzione deve essere razionale e perseguita con coerenza. Non certo come ha finora fatto Crocetta, che ha cambiato idea ogni tre giorni e ogni tanto se ne esce con qualche proposta bislacca, come quella del gennaio scorso: non fare la differenziata, ma trasformare i rifiuti, utilizzando calce, cemento e argilla, in mattonelle. Poi non ne ha parlato più. Qualcuno deve avergli consigliato di lasciar perdere».
ROBERTO LA ROSA
«Gli inceneritori sono il grande business adocchiato dai comitati d’affari sin dai tempi del governo Cuffaro. Le emergenze rifiuti sembrano create ad hoc per questo. Per questa ragione diciamo un no forte e chiaro. Per il resto non dobbiamo inventare tutto noi. Ci risulta che gli inceneritori, soprattutto i maggiori, siano la retroguardia della tecnologia. La nostra strategia è la riduzione del rifiuto a monte, attraverso convenzioni con le imprese di produzione e distribuzione. Poi il riciclo. In terza battuta l’umido agricolo può dare luogo a produzione di energia per pirolisi, e quello domestico smaltito nel sistema fognario con un’incentivazione della triturazione A quel punto, poche discariche residuali, per materiali inerti e non inquinanti, dovrebbero essere sufficienti a risolvere definitivamente il problema».
FABRIZIO MICARI
«Il tema è molto semplice. Quello degli inceneritori è una questione che va affrontata in maniera integrata. Arrivando al 65 per cento di differenziata e attuando il compostaggio, la parte restante può essere bruciata o conferita in discarica. Non ho preclusioni sugli inceneritori, anche di piccoli dimensioni. Perché se tutto viene fatto bene a monte, allora il problema inceneritori diventa molto meno grave. Ma ripeto ancora una volta: l’intero ciclo dei rifiuti va affrontato nel suo complesso. Solo allora il rifiuto potrà diventare davvero una risorsa».
NELLO MUSUMECI (risposta ricavata dal programma elettorale)
«Sotterrare o bruciare i rifiuti equivale a sprecare risorse che, se differenziate e riciclate, possono essere rimesse in circolo, diventando le materie prime o secondarie di un nuovo processo produttivo. La riforma del settore dei rifiuti avverrà attraverso l’adozione di un Piano Rifiuti che preveda: la modifica del sistema di raccolta, la riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti, l’aumento della percentuale di raccolta differenziata, l’incremento degli impianti di compostaggio, la riduzione dei rifiuti, la massimizzazione della filiera del riciclo degli scarti della raccolta differenziata, l’ottimizzazione dei rapporti con il Conai e le relative filiere».
Fonte: meridione News