Record di poveri, acquedotti colabrodo e diseguaglianze: ecco perché l’Italia è lontana dagli obiettivi Onu di sostenibilità
Non lascia spazio a facili interlocuzioni il Rapporto dell’ASviS, con l’intervento del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. La pagella ci boccia su povertà, disuguaglianza, ambiente. Ci sono miglioramenti, ma non bastano interventi minimi: un approccio complessivo sostenibile sarebbe anche fonte di una robusta crescita economica
ROMA – Non si tratta solo di ambiente pulito. E non perché già solo ridurre le emissioni, avere l’aria più respirabile e frenare i cambiamenti climatici non sarebbe un risultato importante. Il fatto è che ridurre le emissioni di gas serra nella misura stabilita dagli Accordi di Parigi, e contemporaneamente rafforzare la Garanzia Giovani e le misure per l’occupazione femminile, potenziare anche il Piano Banda Larga e l’Industria 4.0, e promuovere l’istruzione di qualità, farebbe anche crescere il Pil ben al di là dello zero virgola, o dell’uno virgola, ridurrebbe il debito pubblico in modo significativo, limiterebbe di molto l’incidenza della povertà e farebbe anche crescere l’aspettativa di vita alla nascita. Lo spiega l’ASviS nel rapporto “L’Italia e lo sviluppo sostenibile”, presentato stamane a Montecitorio. Il Rapporto misura la distanza del nostro Paese dai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 adottata il 25 settembre del 2015 dai 193 Paesi dell’Onu, ma ipotizza anche che fine faremo tra 15 anni se sceglieremo una strategia “moderata”, qualche legge qua e là, che pigramente soddisfi in parte alcuni degli obiettivi, oppure se si opterà finalmente per una “visione il più possibile olistica”, che consideri le politiche per lo sviluppo come “pacchetti” che “devono integrarsi coerentemente in modo da aumentarne l’efficacia e l’efficienza”.
Le simulazioni del rapporto si basano su alcuni esercizi modellistici realizzati dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (una delle 175 organizzazioni che aderiscono all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) che utilizzano un indicatore composito che fa riferimento a 16 dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Gli scenari sono due: il primo ipotizza una continuità con la situazione attuale, tutt’altro che brillante. Infatti l’Italia attualmente è molto lontana dai Paesi virtuosi come la Svezia, e nell’Unione Europea fa meglio solo di Repubblica Ceca, Spagna e Grecia. “L’Italia è fortemente in ritardo nella dimensione economica, moderatamente in ritardo per quella sociale, mentre quella ambientale risente negativamente dell’uso inefficiente delle risorse idriche e dell’alto inquinamento derivante dal settore residenziale e da quello dei trasporti”.