“Uno a uno e palla al centro”
Le intercettazioni dei prof siciliani
Sammartino e Parlato arrivarono allo scontro. Ecco la parte siciliana delle indagini di Firenze.
PALERMO – Meriti e curriculum avrebbero avuto il valore della carta straccia. A giudicare dalle conversazioni telefoniche intercettate dai finanzieri l’unico criterio per l’abilitazione all’insegnamento di Diritto tributario nelle università italiane sarebbe stato “il vile commercio dei posti”.
L’inchiesta della Procura di Firenze coinvolge anche gli atenei di Palermo e Messina. Gli atti giudiziari ricostruiscono lo scontro fra due cognomi pesanti nel mondo accademico siciliano. I professori Salvatore Sammartino e Andrea Parlato sponsorizzarono i loro candidati. Alla fine “l’abilitazione a coppie” accontentò entrambi i contendenti.
L’inchiesta smaschera il principio del “do ut des” applicato su scala nazionale: i prof si scambiavano i favori. Oggi a me, domani a te. Chi faceva ritirare un candidato sapeva che l’anno successivo qualcun altro avrebbe fatto la stessa cosa, alimentando la catena di favori. La logica della spartizione avrebbe spazzato via ogni concorrenza.
Sono quattro i docenti universitari sospesi dall’esercizio della professione con una misura interdittiva. Si tratta di Salvatore Sammartino, Daniela Mazzagreco e Maria Concetta Parlato dell’Università di Palermo e Andrea Colli Vignarelli dell’Università di Messina. Andrea Parlato, oggi in pensione, è solo indagato. Agli arresti domiciliari sono finiti altri due professori siciliani che insegnano lontano dall’Isola: il palermitano Giuseppe Maria Cipolla e il trapanese Giuseppe Zizzo.
Il patto verrebbe già fuori nelle prime intercettazioni fra Vignorelli, sposato con Maria Concetta Parlato, e il commissario Gugliemo Fransoni, che gli spiegava: “Ma insomma, l’obiettivo non è proteggere me e te, l’obiettivo è proteggere il risultato del concorso per le persone che sono, di cui sappiamo… la trasparenza del procedimento mi sembra che sia un po’ venuta meno in questo momento allora vorrei prima essere sicuro che il procedimento continui a svolgersi in modo trasparente, equo e corretto insomma avere una reiterazione dell’impegno presi in partenza”.
A Palermo attendevano con ansia la nomina delle commissioni. Quando si seppe che la scelta era caduta su Cipolla e Zizzo qualcuno esultò. “Allora se le cose stanno così è un trionfo”, dicevano Filippo Alessandro Cimino e Daniela Mazzagreco, legati a Sammartino. Il professore tentò subito di mettersi in contatto, senza successo, con i commissari. Poi dettò a Cimino la lettera di congratulazioni per la nomina in commissione da indirizzare, in particolare, ad un commissario spagnolo.
Le manovre erano iniziate, tanto da fare dire a Fabrizio Antonucci, altro commissario, sull’abilitazione di Mazzagreco che “ci tiene moltissimo Salvatore Sammartino”, che “ci ha sempre aiutato”.
Nel marzo 2015 i finanzieri iniziarono a registrare lo scontro tutto siciliano. “L’abilitazione di una candidata di seconda fascia, Maria Concetta Parlato, moglie di Vignarelli, ex commissario e professore ordinario di Tributario a Messina, e figlia del professore Andrea Parlato, anch’egli a Messina – annotano gli investigatori – sconta l’avversità di Salvatore Sammartino che intendeva ottenere l’abilitazione dei suoi candidati Filippo Alessandro Cimino e Daniela Mazzagreco”.
Andrea Parlato temeva il peggio e al genero Vignarelli raccontava che il commissario Cipolla era “totalmente dalla parte di Sammartino” e che “erano tutti d’accordo”. Non si poteva restare a guardare. E così Parlato contattò al telefono alcuni commissari, mentre altri li incontrò di persona. Il 16 marzo 2015 si trovava nell’ufficio del commissario Adriano Di Pietro in compagnia della figlia Maria Concetta: “Senti io ti dico… per telefono non si può dire, è chiaro no?”. Di Pietro sembrava avere recepito il messaggio. L’abilitazione di Maria Concetta sarebbe stata “scambiata” con quella di un candidato di Sammartino: “Così è il discorso, uno a uno e palla a centro”.
Parlato non era tenero con il collega Sammartino che “sta per la Mazzagreco divulgando la notizia che lui ha già il posto. Cioè lui ha fatto, va bene, un concorso, che ha un certo ruolo nel suo dipartimento di Diritto tributario, dove lui pensa con ciò di sistemare subito la Mazzagreco, e ovviamente Mariù non lo farebbe un concorso là, perché lui li aspetterebbe con cannone proprio… parliamo chiaro il momento in cui bandisce un concorso a Palermo, 50 persone si presentano. Per quanto lui potrà fare le barriere, mettendosi lui in commissione, facendo venire chi vuoi, guarda che obiettivamente la Mazzagreco è debole, perché la Mazzagreco si presenta lì, sempre col volume sullo Statuto, volume che lei ha rifatto in edizione provvisoria per partecipare al concorso di ricercatore”.
Parlato proseguiva le sue manovre chiamando Zizzo: “Poi tu comprendi che io ho pensato molto di chiamarti o no, poi ho ritenuto doveroso chiamarti, invece”. Zitto lo tranquillizzava: “Ma senta professore non c’era bisogno, certo”, e Parlato aggiungeva: “Poi ti chiamerà mio genero che ti vuole pure salutare”.
In contemporanea anche Sammartino, secondo l’accusa, attivò quello che gli inquirenti definiscono un negoziato. Il 3 febbraio 2015 chiamò Antonucci: “È inutile dirti che conto su di te in maniera fortissima… diciamo nel senso che devi essere fermissimo perché la Commissione ha la sua composizione”. Il 25 febbraio il docente palermitano si spostò a Roma per incontrare Zizzo e quindi il professore spagnolo. Il messaggio da dare ai commissari doveva essere chiaro: “o passano questi o noi diciamo no a tutti ed allora gli altri doveranno per forza cadere”. E a Mazzagreco Sammartino spiegava come si era mosso. Parlava di “tattica” e “strategia”, aggiungendo che Zizzo era andato da Di Pietro per trovare “una linea comune”. Alla fine si trovò la quadra. Furono tutti abilitati nel 2015 agli esami di Bologna.
Fonte: Live Sicilia