Spese pazze con i soldi provenienti da contributi pubblici e dalla costituzione come parte civile nei processi . Sequestrati i beni della Musella
l’ antimafia alla moda del presidente Musella, nella foto , con il presidente Grasso e Rosy Bindi
l’ associazione era ben vista anche dal presidente Grasso
L’INCHIESTA
Antimafia, malversazione e appropriazione indebita: sequestrati i beni alla presidente di Riferimenti
Il provvedimento dopo l’avvio dell’indagine della procura della Repubblica di Reggio Calabria, che nei mesi scorsi ha iscritto nel registro degli indagati Adriana Musella
I soldi che servivano per le attività antimafia finivano nel cassetto dello studio della presidente dell’associazione Riferimenti, Adriana Musella, che li spendeva per viaggi, hotel, ristoranti, gadget e compensi per familiari. Dopo l’avvio dell’indagine della procura della Repubblica di Reggio Calabria, che nei mesi scorsi ha iscritto nel registro degli indagati Musella con l’accusa di malversazione e appropriazione indebita, martedì è arrivato il sequestro dei beni. Alla presidente di Riferimenti le sono state sequestrate 75 mila euro. Riferimenti è l’associazione che ogni anno, tra le altre cose, finanzia la Gerbera Gialla, una manifestazione antimafia, che chiama a raccolta il mondo della scuola e le istituzioni.
Tra i presenti, ogni anno, anche il Presidente del Senato Piero Grasso, il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho e alte figure dell’Arma e della Polizia e giornalisti. Il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni contesta a Musella il fatto che solo parte dei 450 mila euro, destinati all’associazione antimafia da parte di numerosi enti pubblici, dal 2002 al 2016, sarebbero stati destinati alle attività antimafia. La Guardia di Finanza, in una nota, sostiene che 55.000 euro sono stati utilizzati per finalità ritenute estranee all’associazione. Inoltre, gli accertamenti bancari sui conti dell’associazione ha evidenziato che circa 20 mila euro, destinati a Riferimenti, sono stati «utilizzati» da Musella per fini privati. Un anno fa era stato il Corriere della Calabria a far scoppiare la «bomba» sui conti dell’associazione Antimafia. L’inchiesta giornalistica aveva accertato, infatti, che il figlio della presidente, Francesco Tortorella, aveva incassato 16 mila euro. Il Consiglio regionale, per molti anni, aveva provveduto a pagare le bollette del telefono fisso della sede di Riferimenti.